Boys, recensione: Davide Ferrario porta al cinema un insolito gruppo rock

Boys recensione film Davide Ferrario

Boys (qui il trailer) è un film del 2021 diretto da Davide Ferrario e prodotto da Lumiere e Rai Cinema e al cinema da oggi 1° luglio. La storia parla di un gruppo rock formatosi negli anni ’70 che continua a suonare nei locali di Bergamo per pura passione.

Il cast del film è davvero di alto livello. I quattro attori principali sono Neri Marcorè, Marco Paolini, Giorgio Tirabassi e Giovanni Storti, sono tra i punti di forza di un film che nella parte iniziale fatica ad ingranare con delle digressioni sulle vite dei componenti della band “The Boys” per poi riprendersi subito. L’evento che riavvicina i Boys al loro passato è l’intenzione di un giovane trapper di fare una cover di un loro pezzo storico. La riflessione che il film innesca è una delle più attuali: il bivio che si para davanti all’artista, ovvero il successo economico contrapposto alla propria arte.

Sono molte le gag riguardanti l’età dei nostri eroi e la differenza abissale tra la loro musica e quella trap, ma il film non si riduce a quello. Infatti, per prendere una decisione sulla cessione dei diritti delle canzoni dei Boys, gli artisti intraprendono un viaggio (breve, non è un road movie) per raggiungere la vecchia vocalist del gruppo a Capracotta, un paesino in Molise impossibile da raggiungere per via telematica.

Nella regia di Boys si può notare qualcosa di molto particolare. Possiamo trovare molto frequentemente inquadrature volutamente inclinate, coraggiose, ma che non sembrano raccontarci niente di diverso rispetto ad altre scelte più consuete. Discorso diverso è per la sceneggiatura che dà forma a una storia coinvolgente, seppur non molto diversa dalle altre che parlano di vecchie rock band chiamate al confronto con la musica del presente. Il contrasto passato/presente è incarnato perfettamente nel montaggio e nei costumi. Il primo alterna immagini in bianco e nero a quelle più vicine ai nostri tempi permettendo anche agli spettatori più giovani di avere una vaga idea di ciò che fosse la vita negli anni delle grandi rock band. I costumi, invece, evidenziano il vestiario vintage dei protagonisti.

L’aspetto divertente di questo contrasto è che a soffrire dello scorrere del tempo non sono i componenti della band ma il loro giovane biografo, ossessionato dalla loro musica e da un’idea che ha degli anni ’70. Come dicono i “ragazzi” al giornalista, fossilizzarsi sul passato è infruttuoso e se anche le grandi band di quegli anni non avessero fatto un passo oltre la musica passata, adesso non sarebbero così amate.

I numerosi spunti di riflessione che il film lancia sono accompagnati da momenti comici (fa riflettere come la battuta “sei gay?” di Bobo non abbia suscitato nessuna risata tra i presenti in sala) che mostrano il meglio nel personaggio di Giovanni Storti. La sua comicità fatta di una variopinta espressione facciale e qualche gag fisica non può che ricordare il repertorio di Aldo, Giovanni e Giacomo. I fan del trio si lasceranno sicuramente sfuggire una risata quando Carlo (questo il nome del personaggio interpretato da Storti nel film) chiama il personaggio interpretato da Neri Marcorè, che risponde al nome di Giacomo.

Boys è un buon film, non solo per appassionati di musica, che vede nella recitazione il proprio cavallo di battaglia. Non disattende le attese e regala anche qualche momento emozionante.

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