Il corsetto dell’imperatrice, la recensione: storia di una sovrana ribelle

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Siamo nel 1877 e l’imperatrice d’Austria Elisabetta di Baviera (Vicky Krieps, che abbiamo visto recentemente in Stringimi forte e Sull’isola di Bergman), meglio nota come la principessa Sissi, si ritrova ad affrontare i suoi quarant’anni. I tempi gloriosi sembrano ormai passati, ma la sovrana si dimostra pronta a tutto pur di mantenere integro il proprio fascino. Viaggia per l’Europa in visita a uomini che un tempo l’hanno desiderata, segue una rigida dieta con l’obiettivo di conservare l’aspetto e la freschezza giovanile che l’hanno sempre contraddistinta. Ogni sua azione sembra volta ad un unico obiettivo: rimanere un’icona intramontabile del suo tempo. Il corsetto dell’imperatrice (trailer) è un film scritto e diretto da Marie Kreutzer.  

La narrazione procede lentamente, centellina momenti di svolta preferendo un flusso volutamente dilatato. L’aspetto tecnico ed estetico del film sembra essere una metafora di quella che è la vita dell’imperatrice: un continuo scorrere del tempo, dove tutto si presenta allo stesso modo, tra monotonia e routine. I primi piani sul volto di Elisabetta sono frequenti. La si vede reagire alle azioni degli altri personaggi, commentare silenziosamente e, ogni tanto, sembra strizzare l’occhio allo spettatore (quasi guardando in camera) come a voler dire: ”questo gioco in cui sono invischiata lo conosco fin troppo bene”. C’è sempre un velo di ironia nei suoi occhi.  

Elisabetta è costantemente osservata ed è lei stessa a nutrirsi degli sguardi che riceve, a reclamarli in continuazione. L’immagine della sovrana, la sua identità sono circoscritte nello sguardo dell’altro. Davanti ad un paio di occhi ardenti di desiderio la donna afferma: «Adoro guardarmi mentre mi guardate». Sissi è così immersa in un mondo in cui è oggetto di sguardo, soprattutto maschile, da vivere con la paura di non soddisfare le aspettative che gli occhi della sua epoca reclamano. Sembra sempre più magra perché il corsetto si stringe sempre di più, si serve delle attenzioni degli amanti che colleziona e la smania di conquistare nuovi occhi e nuovi sguardi la travolge. A metà tra fragilità ed egocentrismo, si è di fronte al ritratto di una vittima o di una carnefice? 

Il corsetto dell'imperatrice, la recensione

È chiaro che tutto il film si muova intorno al concetto di immagine, lo stesso figlio di Elisabetta afferma: «Papà ha una sua immagine di noi e non riesce a farsene un’altra». L’immagine metaforica che Elisabetta desidera conservare di sé stessa si fonde con l’immagine che ella contribuisce a creare. L’incontro tra la principessa e Louis Le Prince (colui che si approcciò al cinema prima dei Lumiere), apre il film anche ad una riflessione sul cinema come strumento fedele per catturare il presente, per sottrarsi allo scorrere del tempo e alla morte, in contrapposizione alla pittura. Elisabetta si riconosce nell’immagine in movimento di sé stessa, la custodisce gelosamente.  

Cosa succede, però, quando lo sguardo comincia ad incrinarsi? Quando è la donna stessa a non volersi più riconoscere negli occhi dell’altro, a voler reclamare la propria identità? Lo specchio si rompe. L’immagine appare sbiadita ma finalmente onesta. Forse, a quel punto, l’ultimo atto disperatamente coraggioso che rimane da fare è scegliere di sottrarsi definitivamente allo sguardo. 

Il corsetto dell’imperatrice è un film che delinea un ritratto inedito ed originale di una delle principesse più famose della Storia. In modo suggestivo e sfrontato costruisce sullo schermo un personaggio che arriva a scegliere di non uniformarsi ai valori e al pensiero del suo tempo. La natura ribelle che contraddistingue Sissi è frutto di un gesto politico consapevolmente femminista o dell’atto disperato di una donna stanca e fragile? Il film di apre a varie letture e questo sicuramente lo avvalora.

In sala dal 7 dicembre 2022.

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