La nave sepolta, la recensione del film su Netflix

La Nave Sepolta - The Dig

La nave sepolta (qui il trailer), diretto da Simon Stone e tratto dal romanzo The Dig, pubblicato nel 2007 da John Preston, narra dell’importante scoperta del tesoro di Sutton Hoo, drammatizzando le vite di coloro che ne furono coinvolti.

Il primo elemento che salta all’occhio è l’eccellente costruzione scenica: il countryside inglese del 1939 è rappresentato nei minimi dettagli, dalla graziosa villa di campagna al pub di periferia, fino al verde maestoso dei prati e delle colline. L’enorme sito archeologico di Sutton Hoo è stato ricostruito con estrema aderenza alle foto d’epoca, a testimonianza dell’impressionante talento dei team di ricerca e scenografia.

L’impatto visivo è amplificato dal lavoro di fotografia di Mike Eley, semplice, sottile ed efficace. Il direttore della fotografia non ha paura di mettere in evidenza la bellezza dei luoghi rappresentati, a costo di giocare con il posizionamento dei personaggi: il componente principale di un’inquadratura (che sia una figura umana o una Luna parzialmente coperta da nubi) viene talvolta collocato negli angoli inferiori dello schermo, sfidando lo spettatore a distogliere per un momento lo sguardo dal centro dell’immagine e permettendogli contemporaneamente di mantenere una visione chiarissima del fondale. Un’oculata sequela di riprese aeree e campi lunghi eleva le campagne del Suffolk ad uno stato semi-idilliaco, anche se l’illusione viene spezzata in rarissime occasioni da una certa mancanza di stabilità della macchina da presa durante alcuni segmenti a inquadratura fissa.

I veterani Ralph Fiennes e Carey Mulligan si cimentano nel ruolo dei due protagonisti senza alcuna fatica, riuscendo comunque a coinvolgere ed emozionare lo spettatore. Ottimi anche i comprimari, tra i quali spiccano Lily James, Monica Dolan e il giovane esordiente Archie Barnes. Le ottime performance degli attori fanno fronte allo script di Moira Buffini, fin troppo saturo di elementi inventati di sana pianta per incrementare l’effetto drammatico (uno fra tutti, l’amore segreto tra l’archeologa Peggy Piggott e il personaggio fittizio interpretato da Johnny Flynn) ma comunque dotato di una struttura narrativa soddisfacente e una stesura dei dialoghi leggermente sopra la media.

Purtroppo, la colonna sonora di Stefan Gregory risulta anonime. La musica assolve perfettamente la sua funzione cinematografica accompagnando lo spettatore nei momenti di maggior pathos, e il tema principale per pianoforte (vagamente Einaudiano) risulta piacevole all’ascolto, ma una volta giunti ai titoli di coda sarà difficile ricordare un solo leitmotiv.

La nave sepolta è un film discreto e godibile, il prodotto di gente perfettamente capace di fare il proprio mestiere ma raramente disposta a spingersi oltre il dovuto. La natura stessa dell’opera, in quanto adattamento cinematografico di un romanzo, pone una barriera creativa quasi insormontabile per il comparto narrativo. Tuttavia i piccoli esperimenti visivi operati dal direttore della fotografia e dal regista, uniti alle emozionanti performance di protagonisti e comprimari, conferiscono tanta personalità al film trasformandolo in un’esperienza a dir poco gradevole, anche se non del tutto memorabile.

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