Full Time – Al cento per cento, la recensione: ritratto di un’eroina moderna

Full Time di Eric Gravel

Julie (Laure Calamy) è una donna che lotta per non lasciarsi schiacciare dal peso della propria quotidianità. Ogni mattina si sposta dalla periferia a Parigi per andare a lavorare come governante in un hotel di lusso. Con due figli, un ex marito assente, tanti conti da far quadrare, Julie non perde il desiderio di una vita migliore, inseguendo il lavoro dei propri sogni.  Full Time- Al cento per cento (trailer), secondo lungometraggio di Éric Gravel, è stato premiato come Miglior film (e Laure Calamy come Miglior attrice protagonista) nella sezione Orizzonti della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

La macchina da presa insiste costantemente sugli occhi di Julie, restituendo dei potenti primi piani che trasportano lo spettatore dentro lo stato di ansia in cui vive la protagonista. Risulta naturale empatizzare con questa eroina moderna, che cerca di non farsi risucchiare da un mondo dominato dal capitalismo. Ciò che sicuramente rende il personaggio di Julie così intenso e convincente (oltre alla magnifica interpretazione di Laure Delamy) è la sua urgenza di uscire fuori da questa catena di montaggio avvilente, di ribellarsi alla quotidianità a cui sembra essere destinata. La protagonista del film si fa portatrice di una crisi sociale e collettiva contro il precariato, condizione che, nella società odierna è sempre più frequente e deprimente.

In tutto l’arco del film il tempo sembra scorrere troppo in fretta, per la protagonista e per lo spettatore. Full Time – Al cento per cento fa della frenesia la sua arma vincente. La colonna sonora che rispecchia le pulsioni interiori di Julie, il montaggio dinamico, lo scorrere veloce delle immagini, il ritmo serrato, contribuiscono a creare l’atmosfera di una metropoli caotica che non dorme mai.

Full Time film

Nonostante sia impregnato di un disarmante realismo quasi documentaristico, il film sembra ricalcare alcuni aspetti del genere thriller. Ciò che sorprende è l’alta qualità della suspense che accompagna tutta la narrazione. La tensione parte dal viso contrito di Julie, dai suoi capelli scomposti, dai paesaggi che scorrono dal finestrino del treno, e si espande a tutti gli elementi che compongono il prodotto audiovisivo. L’angoscia della protagonista si mischia con quella dello spettatore che sa di star guardando sullo schermo aspetti che può facilmente ritrovare nella propria vita. Julie, a causa di uno sciopero generale dei mezzi di trasporto che interessa Parigi, è costretta a dibattersi tra ritardi, treni persi, autobus che non passano, taxi che non può permettersi, il tutto mentre cerca di barcamenarsi tra propri impegni. Tutti noi almeno una volta siamo stati Julie, intrappolati in una corsa, con il fiato corto, l’incapacità di fermarci ed il tempo che sembra non bastare mai. 

Full Time – Al cento per cento parla del nostro tempo, della nostra società, dell’alienazione che cerchiamo di allontanare dalle nostre giornate, e lo fa con eleganza e sorprendente dolcezza. La stessa dolcezza che Julie riserva ai propri figli, la dolcezza con cui si coccola dopo una giornata intensa. Il risultato è un film che, con fluidità, tiene lo spettatore incollato allo schermo, intento a fare il tifo per una donna che non conosce ma le cui vicissitudini gli appaiono fin troppo famigliari.

Il film è al cinema dal 31 marzo.

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