Ambulance, la recensione: l’ultimo avvincente film di Michael Bay

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Ambulance (trailer), diretto da Michael Bay, è il remake dell’omonimo film danese di Laurits-Munch Petersen, del 2005. Nel film troviamo un appassionatissimo Jake Gyllenhaal nei panni di Danny, affermato criminale, a cui il fratello adottivo Will, uno Yahya Abdul-Mateen II nei panni di un veterano di guerra, chiede un prestito per poter pagare la cura sperimentale a sua moglie malata di cancro (Moses Ingram). Danny propone a suo fratello di partecipare alla più grande rapina in banca della storia di Los Angeles, con la promessa di 32 milioni di dollari in contanti come ricompensa.

Il loro colpo si intreccia alla storia di altri due personaggi: l’agente di polizia Zach (Jackson White) e l’infermiera Cam (Eiza Gonzalez), entrambi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Infatti nella banca federale di Los Angeles, dove si sta svolgendo la rapina, gli avvenimenti precipitano velocemente e i due fratelli sono costretti a fuggire e a prendere in ostaggio un’ambulanza. È proprio dentro il veicolo che si trova l’infermiera Cam che cerca di salvare la vita del poliziotto Zach, ferito gravemente dallo stesso Will, ora entrambi in balìa dei due criminali in fuga.

Scritto da Chris Fedak (Prodigal Son, Chuck), benchè basato sul soggetto e sceneggiatura originali del thriller danese, Ambulance riesce nel suo intento di tenere con il fiato sospeso per oltre due ore. La cifra è quella tipica di Michael Bay, con tante esplosioni e con un ritmo incalzante e rapidissimo. Non mancano i momenti comici e i flashback di un passato estremamente drammatico che fanno emergere un lato profondamente intimo e introspettivo del film.

Ambulance recensione film Michael Bay

Da questo punto di vista, è forse il lavoro di Bay che più di tutti lascia spazio all’aspetto psicologico dei protagonisti rispetto alla componente action. I personaggi sono estremamente dinamici e hanno un arco temporale che raramente ritroviamo nei film del regista; nonostante ciò, però, il personaggio di Will appare piuttosto ambiguo: è un criminale dal cuore buono, ma pur sempre un criminale, i cui alti valori morali sono spesso messi in discussione.

«Il giorno peggiore della loro vita è solamente il nostro martedì pomeriggio» dice Cam all’inizio del film, in riferimento al suo lavoro di pronto soccorso, ma nella fuga sfrenata nella città di Los Angeles a bordo di un’ambulanza e nell’arco di meno di ventiquattro ore sarà proprio la sua vita a cambiare per sempre. Lo sfondo di quest’avventura rocambolesca è quindi proprio la caotica città degli angeli, che il regista fotografa con una macchina da presa sempre in movimento, attraverso sorprendenti riprese con i droni che si alternano a primi piani estremi, con i quali Bay prova a farci immergere in quest’azione sfrenata.

La colonna sonora (di Lorne Balfe) come in molti film del regista partecipa alla tensione del film, il quale riesce a mantenere le proprie promesse e, nonostante alla fine risulti essere abbastanza prevedibile, è carico di adrenalina e mantiene sulle spine con continui colpi di scena per tutta la sua durata. Michael Bay, tra inseguimenti e continui scontri, non delude le aspettative e crea un’azione senza sosta e senza limiti, per la quale, terminato il film, ci si rende conto che il tempo sembra essere trascorso in un batter d’occhi.  

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