#FEFF26: Exhuma, la recensione del film di Jang Jae-hyun

Exhuma, la recensione del film

Per noi occidentali la geomanzia ed il feng shui sono più o meno strumenti esotici per individuare i flussi energetici che ci circondano e sfruttarli a favore del nostro benessere; la cosa può perfino fermarsi a qualche manuale su dove costruire una finestra o mettere il letto nella propria camera. In oriente e, a quanto pare, in Corea, come ci insegna questo film, la geomanzia può diventare una questione di vita o di morte e se viene sepolto l’antenato nel posto sbagliato questo potrebbe tornare cattivo e rancoroso. Choi Min-sik , indimenticabile protagonista di Old Boy di Park Chan-wook, interpreta il ruolo di un talentuoso e capace geomante che riesce a garantire ai parenti in lutto ottimi lotti sparsi per la Corea in cui inumare i loro cari. Due giovani sciamani ingaggiano il protagonista per una consulenza su un luogo molto atipico in cui è stato sepolto un anziano coreano che ora sembra fare visita alla famiglia e cercare di aggredire il neonato di suo nipote.

Con alcune scene che evocano Shining ed altre che evocano L’Esorcista, Jang Jae-hyun mette in scena un film horror serio e realista (trailer) che si snoda attraverso le usanze più antiche della cultura coreana ed i rituali sciamanici ancora in uso per le cerimonie funerarie o di esorcismo. La produzione é di altissima qualità, pienamente competitiva con l’industria nordamericana, e a questa qualità si aggiungono scene sulle usanze coreane di grandissimo fascino, messe in scena in modo esemplare e drammatico. Il geomante scoprirà che la bara del fantasma è stata sepolta in un luogo orribile denso di energia negativa, autorizzerà l’estrazione del feretro e, successivamente, metterà in atto un suggestivo rito sciamanico dando vita ad una scena cinematograficamente incredibile composta di danze tamburi e maiali sacrificati. Questo ed una cremazione rituale consentiranno al geomante di salvare il bambino al prezzo della morte dei nonni e del padre. Ma siamo solo al primo atto del film.

Qui di seguito si rivelano i colpi di scena chiave del secondo e terzo atto, indispensabili per evidenziare i tratti più interessante della lettura ed analisi dell’opera. Sebbene il fantasma dell’antenato si sia pacato un antico male è stato disturbato dal suo sonno, durante la riesumazione un operaio ha decapitato un inquietante serpente a sonagli urlante con una testa antropomorfa di donna e il mistero della tumulazione in un luogo così inadatto tormenta il geomante. In effetti, la sepoltura è stata disposta da un monaco giapponese presente durante l’occupazione della Corea e la posizione del tumulo si trova sotto al confine con la Corea del Nord. Ma sotto alla bara dell’anziano antenato si trova una bara più antica dalle dimensioni spaventose, sepolta in orizzontale, che scaramanticamente significa sfortuna e dolore. Dalla bara gigante si risveglierà lo spirito malvagio di uno shogun giapponese desideroso di portare solo mostruosità e dolore nella nuova Corea.

Jang Jae-hyun mette in scena un film del terrore serissimo che lentamente si trasforma in una sorta di analisi politica della moderna Corea del Sud. Senza mai abbandonare scaramanzia, sciamanesimo e filosofia, il regista li sfrutta tutti per costruire un film sulle paure ancestrali, storiche e contemporanee del coreano, generando demoni e mostri della ragione che fanno di questo film un vero gioiello del genere.

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