#Cannes75: The Stranger, la recensione del film di Thomas M. Wright

The Stranger, la recensione

Seconda esperienza dietro la macchina da presa per Thomas M. Wright, The Stranger (trailer) si rivela sorprendente ed evoca film del calibro di Sicario di Villeneuve o Animal Kingdom di Michôd. Prevalentemente noto come attore – ha recitato nella serie memorabile Top of The Lake di Campion e nel toccante Sweet Country di Thornton – l’artista australiano dimostra con la sua opera seconda di saper tenere la tensione e la suspense in un film che muta la sua identità più volte, affrontando alcuni temi cardine del poliziesco ma cambiando direzione ogni volta in cui allo spettatore la struttura sembra ben definita.

Henry Teague, un magnifico e perturbante Sean Harris, è uno sbandato inquietante e a tratti ingenuo, che fa la conoscenza di Mark, un magnifico Joel Edgerton, di cui non saprà mai il cognome ma con il quale sembra stringere una forte amicizia. Grazie a Mark, Henry entra in contatto con un giro di malavitosi in cerca di nuovi associati. Fino a qui siamo indotti a pensare ad una crime story con attori di livello e personaggi misteriosi ed intriganti; ma in una singola scena la direzione del film cambia, dal momento che Mark si rivela essere un infiltrato sotto copertura, ha un figlio e vive il suo incarico nel terrore. Di nuovo lo spettatore è indotto a delineare una certa struttura del racconto, ma dopo un’altra svolta narrativa il film muta ancora la sua pelle, pur rimanendo nei parametri del genere.

Thomas M. Wright scrive e dirige un film a tinte forti dalla carica suggestiva molto ben calibrata, un’opera che non annoia mai e trascina lo spettatore lentamente nell’oscurità in cui affondano le radici dei personaggi della storia. Gli ambienti desertici, gli spazi liminali, gli sguardi fra il terrorizzato ed il confuso dei protagonisti contribuiscono a rendere il film un’esperienza completa, dove oltre i silenzi o le apparenti lentezze si sviluppa una tensione latente, la percezione quasi inconscia di un male profondo e nascosto che molto lentamente affiora, diventando sempre più disturbante ed al tempo stesso stimolando lo spettatore alla ricerca di una verità nascosta.

Il film funziona dalla prima all’ultima scena, gli interpreti convincono e la regia confeziona un’opera di altissimo livello qualitativo. Si consiglia la fruizione in lingua originale per preservare la recitazione e l’uso che i personaggi fanno della voce al fine di evocare paure ed emozioni forti con incredibile calibratura. Al secondo lavoro Wright si mostra capace di dirigere attori di livello superiore al suo, nonché pienamente maturo per costruire un film intenso ed inquietante che lascia un segno nel cinema di genere.

Ti potrebbero piacere anche

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ho letto la privacy policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali ai sensi del Regolamento Europeo 2016/679 (GDPR) e del D.Lgs. n. 196 del 2003 cosi come novellato dal D.Lgs. n. 101/2018.