Bird Box Barcelona, la recensione del film su Netflix

Bird Box Barcelona recensione film Netflix DassCinemag

Dopo cinque anni torna Bird Box, sprovvisto sia di bird che di box. Il sequel prodotto da Netflix del noto thriller post-apocalittico sa incuriosire tanto quanto sa lasciare perplessi. Il film dei fratelli Pastor (registi e sceneggiatori) sa giocare abilmente le carte offertegli dall’ambientazione, colmando alcune debolezze in termini di scrittura.

A reggere “la baracca” è l’interesse spettatoriale per queste creature di cui si sa ben poco. Comparse sulla terra per motivi imprecisati, le misteriose entità sono in grado di spingere al suicidio (quasi) tutti coloro che ingaggiano un contatto visivo con loro. Bird Box Barcelona (trailer) sceglie di scoperchiare parzialmente il vaso di Pandora, lasciando fuoriuscire nuove interessanti informazioni su queste misteriose entità. Se da un lato il mondo narrativo acquista solidità e coerenza grazie a questa scelta, a risentirne sono i personaggi.

Sebastian (Mario Casas), protagonista del sequel Netflix, non convince fino in fondo ed il motivo è presto detto. A spingere questo “antieroe” è una motivazione che lo spettatore non può capire fino in fondo. Sebastian ha visto le creature, ma capiamo subito che il pover’uomo è in realtà un’impotente pedina nelle mani di qualcosa di più grande. Giocare con personaggi succubi ed ignari, però, può essere rischioso. Ai tempi de Il Trono di Spade, tutti criticammo Jon Snow per averci regalato un’ultima stagione da “subalterno” di Daenerys, come si può fare diversamente con Sebastian?

Non sapendo cosa sia questo “qualcosa” che lo muove, l’identificazione con il protagonista viene meno. Non capiamo perché voglia “salvare” gli altri, perché non sappiamo cosa comporti tale salvezza. Solo verso la fine del film, quando si intravede uno spiraglio di conflitto interiore, empatizziamo con lui. Ogni antieroe che si rispetti lascia intravedere desideri e motivazioni condivisibili da chi guarda la sua storia, con Sebastian questo non avviene, anche a causa del tipo di trama che si vuole raccontare, così come non avviene per gli altri protagonisti.

A differenza del primo film, Bird Box Barcelona lascia molto più spazio alle creature e ai suoi effetti sulla mente umana, mettendo in secondo piano i personaggi e i loro conflitti. L’impressione è che i fratelli Pastor abbiano scelto di scalfire soltanto la punta dell’iceberg dei loro protagonisti, per andare in profondità su quello delle creature. Con Bird Box Barcelona troviamo gratificanti spiegazioni su queste misteriose entità: capiamo come si muovono, come agiscono, che forma hanno, come modificano il cervello umano e, soprattutto, cosa vedono.

Nonostante il quantitativo di informazioni inedite rivelate da Bird Box Barcelona, sentiamo di non aver capito ancora bene in che mondo si trovino i nostri eroi. L’impressione è che ci sarà almeno un altro sequel, che svelerà maggiori informazioni, sul modello di quanto sta avvenendo con A Quiet Place o The Last of Us.

Le misteriose entità sono per Bird Box Barcelona croce e delizia. Se da un lato contribuiscono a mantenere vivo l’interesse dello spettatore, dall’altro rattoppano alcuni momenti morti o ripetitivi della trama, funzionando, però, a fasi alterne. Il film, proprio per questo, potrebbe facilmente riassumersi con “due tentativi di Sebastian di sabotare gruppi di ignari sopravvissuti per dar loro la salvezza”.

Da segnalare la splendida interpretazione attoriale delle piccole Alejandra Howard e Nalia Schuberth. La prima, nelle vesti di una contemporanea Lady MacBeth di nome Anna, riesce a ritagliarsi un ruolo da protagonista al pari di Sebastian, arrivando quasi ad eclissarlo. La seconda, nel ruolo di Sofia, ha un ruolo di minor spicco, ma convince pienamente con la sua interpretazione del personaggio.

Alla fine della fiera, ciò che emerge guardando Bird Box Barcelona è che si tratti di un film di “transizione”. Concluso l’effetto sorpresa del primo film, con queste creature che potevano apparire innovative per il loro modo di agire, questo sequel aveva l’arduo compito di soddisfare aspettative ben più alte, e non era facile. Bird Box Barcelona ha probabilmente scelto di tenersi in mano alcune carte, forse le più interessanti, per giocarsele, magari, in un ipotetico terzo film.

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