And Just Like That…, la recensione del revival più atteso degli ultimi tempi

Le ragazze sono tornate e l’hanno fatto in grande stile. Dopo sei stagioni e due film, And Just Like That… (trailer) firmata dalla penna geniale Darren Star, creatore della serie prequel Sex and The City, rispetta tutte le sue grandi aspettative donandoci una miniserie arguta e geniale, al passo con i tempi e in linea con lo stile della sua serie madre. Distribuita da HBO Max in America e da Sky in Italia, la serie si piazza tranquillamente tra i migliori revival televisivi mai usciti, sovrastando così serie come Gilmore Girls e Will&Grace.

Carrie, Charlotte e Miranda (Sarah Jessica Parker, Kristin Davis e Cynthia Nixon) tornano così a raccontarci le loro storie e le loro pene in una New York idealmente post-pandemica, dove la vita sembra essere tornata alla normalità. Sono diverse però, mature, più anziane e non si nascondono. And Just Like That… riprende così i ruoli e li adatta ad un tempo di vita diverso, mischiando le carte in tavola e mostrandoci narrazioni più aderenti alla sfera matrimoniale, familiare ed a come si sopravviva avendo una “certa età” ai giorni nostri. La serie si aggancia così ai suoi più fedeli seguaci, impostando il suo stile inizialmente sotto forma di spiegazione, perché diciamo la verità sono passati dodici lunghi anni dal secondo film e molte cose sono state dimenticate, per poi evolversi in diverse e nuove avventure.

Tra un ricordo ed un luogo iconico, veniamo trasportati nuovamente nella New York di Sex And the City ritrovando al suo interno tutto quello che inconsciamente ci mancava. And Just Like That… però risulta geniale nella sua scrittura perché pur mantenendo tutto questo riesce comunque a comunicare con le nuove generazioni creando un dialogo attuale e costantemente in evoluzione. Con l’introduzione di nuovi personaggi e il cambiamento di alcuni vecchi, si sbilancia su temi diversi parlando di discriminazione razziale e sessuale e abbracciando i discorsi relativi al gender con una delicatezza ed un’intelligenza raramente vista negli ultimi periodi. La serie così cresce, si evolve ma rimane sempre uno stendardo di valori e ribellione, lanciando nuovamente quella ventata di aria fresca ed innovativa che Sex and The City ha regalato negli anni.

Non manca sicuramente il sesso, se ne parla ma in modo diverso, quasi come se non fosse più in prima persona ma vivendolo attraverso gli altri. Così Carrie parla di sesso nel podcast nel quale viene invitata e Charlotte spiega alla figlia adolescente, nel suo modo altolocato, come ci si approccia a questa nuova esperienza. Fondamentale è il tema del cambiamento, la cosa che più spaventa, il non riconoscersi più in una certa situazione e voler ritrovare sé stessi sopra ogni cosa e di questo se ne fa portavoce Miranda che esce dai suoi schemi rigidi per darsi una seconda possibilità. Passiamo così attraverso le dieci puntate da temi pesanti come il lutto a temi leggeri come la cena di compleanno, ricordandoci che la vita è una questione di percezione e che la felicità dipende solo da quanto ti fai condizionare da essa. Inoltre lancia anche il messaggio del non arrendersi, poiché non è mai troppo tardi.

Se da un lato le storie sono avvincenti dall’altro il tempo è tiranno ed in soli dieci episodi, a causa delle molteplici ellissi temporali tra un episodio e l’altro, molte volte si ha la sensazione di perdere dei pezzi non riuscendo più a collocare temporalmente la narrazione. La fotografia è curata nei minimi dettagli, utilizzando uno stile quasi da copertina d’alta moda, aiutato sicuramente dagli incredibili look dell’intero cast dei quali la macchina da presa ci fa apprezzare ogni minimo dettaglio. Le interpretazioni inoltre sono intense e credibili, riadattando le personalità in modo coerente ed arguto senza mai darci l’impressione di sbagliato nella maggior parte dei casi. Forti le assenze, tra scandali e rivalità la mancanza di Samantha Jones (Kim Cattral) si sente come un grande vuoto, come se un pilastro fosse andato perso, tanto da spingere i produttori ad inserirla costantemente in scena attraverso messaggi o dialoghi che enfatizzano la sua assenza, fornendo motivazioni banali e inconsistenti.

And Just Like That… tra pregi e pecche, riesce però nel suo intento quello di mostrarci la vita, la società e l’attualità. Sempre rivoluzionaria e innovatrice la serie forma uno stile diverso per questo suo nuovo capitolo abbracciando un altro aspetto della vita, quella “certa età” che tanto ci spaventa. Attraverso le tre protagoniste ci presenta nuovi problemi e nuove visioni, andando contro corrente e creando così un gioiellino televisivo che educa ed intrattiene in ogni episodio. Alcune scelte stilistiche fanno sicuramente storcere il naso, ma nel complesso la serie si inserisce correttamente e con il giusto tempismo in uno scenario televisivo ormai stanco dei soliti programmi. And Just Like That…  è potente, fiera ed intelligente e diventa in poco tempo il revival che tutti noi dovremmo vedere.

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