#RomaFF17: Amsterdam, la recensione del film di David O. Russel

Amsterdam

Ci troviamo nel 1930, dodici anni dopo la fine della Grande Guerra, quando il medico Burt Berendsen (Christian Bale), l’avvocato Harold Woodman (John David Washington) e l’infermiera Valerie Voze (Margot Robbie) si troveranno a dover risolvere l’omicidio del generale Bill Meekins (Ed Begley Jr.) sotto richiesta della figlia Liz Meekins (Taylor Swift). Ben presto ci sarà un secondo omicidio per il quale sia Berendsen che Woodman rischieranno di essere incriminati. Questa la premessa di Amsterdam (trailer), un murder mistery che nonostante possa apparire promettente delude tutte le aspettative con un intreccio confuso e forzato. 

Durante la prima parte del film, sembra di trovarsi nel più classico degli whodunit (ricordando quasi Knives Out). Nella seconda parte, però, la rotta viene invertita e ci si ritrova in mezzo a un caotico intreccio politico che sfocia in una morale forzatamente retorica. Il film, diretto da David O. Russel, crea una matassa intricata di nomi ed eventi che forse vorrebbero rendere la pellicola affascinante, ma che riescono solo a confondere lo spettatore. La continua introduzione di nuovi personaggi, gli intrecci fra loro, oltre che il proseguimento del giallo rendono la sceneggiatura sempre più disordinata. 

Amsterdam 2

Durante i suoi centotrentasette minuti Amsterdam fa sfoggio di un cast a dir poco notevole (passiamo da Robert De NiroRami Malek, da Margot Robbie ad Anya Taylor-Joy), dando l’impressione che se il film non fosse cosparso da volti così noti al pubblico perderebbe gran parte del suo fascino. Sono proprio le interpretazioni (a volte forse un po’ macchiettistiche) a rendere Amsterdam un film che riesce a intrattenere, ma che senza il supporto di un grande cast risulterebbe a dir poco mediocre. Gli elementi ci sono tutti: gli attori, la regia, la fotografia. Tutto sembra funzionare, ma nell’insieme qualcosa si guasta e il risultato è solo un miraggio di quello che ci si sarebbe aspettati da una premessa di questo tipo

La morale finale del film, come anticipato, risulta eccessivamente retorica. “Choice matters over need” dichiara Irma St. Clair (Zoe Saldana) nei primi minuti. Questo concetto ci viene ripetuto più volte durante il film, e un’ultima volta alla fine, quando l’idea di “amore” come scelta viene consegnata in mano allo spettatore come il fulcro di tutto. Sicuramente Amsterdam riesce ad intrattenere, ma viene da chiedersi fino a che punto sia merito del film e non del fan service che ci offre un cast così interessante e variegato

Amsterdam è al cinema dal 3 novembre.

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