#FEFF26: 12.12: The day, la recensione del film di Kim Sung-soo

12.12: The day recensione

Il 26 ottobre 1979 il Presidente (considerato dalla storia dittatore) della Repubblica coreana Park venne ucciso dal direttore della KCIA (la CIA coreana). Questo evento scatenò una reazione a catena, che portò in Corea (solo i territori del sud) alla salita al potere del Generale Chun Doo-Hwan, un dittatore che il mondo avrebbe ricordato come il “macellaio di Gwangju”.

Il film (trailer) di Kim Sung-soo racconta la notte in cui l’esercito sudcoreano si spaccò in due e lottò strenuamente per impedire l’ascesa del dittatore, fallendo non a causa della potenza militare, ma per volontà politica. Il regista è un nome di alto livello nella produzione coreana di cinema di genere, autore dell’imponente film in costume Musa e del poliziesco Asura, una firma di tutto rispetto nel panorama dell’estremo oriente, che ha deciso di cimentarsi in una pagina difficile e dolorosa della storia della futura Corea del Sud.

Il film celebra i soldati e gli alti ufficiali che rifiutarono di piegarsi al futuro dittatore, che difesero Seul e cercarono di liberare il legittimo Presidente provvisorio sequestrato dai golpisti. Nel ruolo del generale Chun Doo-Hwan troviamo il carismatico Hwang Jung-min noto per aver lavorato nei successi Goksung e Asura, ma anche nella serie Netflix Narcosantos. La figura dell’eroico Generale sconfitto è spettata invece alla star Jung Woo-sung protagonista dei blockbuster Musa, Il buono, il matto e il cattivo, La congiura della pietra nera e il capolavoro Hunt diretto e interpretato dall’amato protagonista di Squid Game Lee Jung-jae. Proprio il film Hunt e il capolavoro The President’s last bang di Im Sang-soo rappresentano, insieme a questo nuovo film, una trilogia ideale degli eventi storici che hanno portato al colpo di Stato.

Il film è adrenalinico, recitato alla perfezione, con un montaggio serrato ed una scrittura pulita e diretta. Lo spettatore non si annoia mai anche se non conosce i fatti storici, restando inchiodato davanti allo schermo grazie al ritmo frenetico e alla tensione continua. Il regista ammette che gli eventi sono romanzati, ma i punti chiave della notte che cambiò per sempre l’Asia sono raccontati in modo pulito ed efficace, rendendo impossibile non restare coinvolti emotivamente dal racconto. Si tratta certamente di un tripla A del cinema dell’estremo oriente di quest’anno, ed un probabile pezzo di pregio nei prossimi listini streaming. Speriamo in un breve periodo di uscita nelle sale in Italia per poterselo godere nel suo magistrale Dolby Atmos e con la dovuta qualità di risoluzione dell’immagine.

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