#RomaFF18: MUR, la recensione del film di Kasia Smutniak

MUR, il documentario di Kasia Smutniak

Mostrato in anteprima internazionale al Toronto Film Festival 2023, MUR (trailer) è stato presentato alla Festa del cinema di Roma nella categoria Special Screenings. Il documentario rappresenta l’esordio alla regia di Kasia Smutniak, che ne ha scritto anche la sceneggiatura – insieme a Marella Bombini – e lo ha prodotto per Fandango – insieme a Domenico Procacci e Laura Paolucci.

Il tema e l’obiettivo del documentario vengono comunicati al pubblico e subito ed in modo chiaro. Smutniak, che porta avanti fisicamente la narrazione sullo schermo, si reca in Polonia dove cercherà di documentare la costruzione di un muro al confine con la Bielorussia. Le riprese sono di aprile 2022: qualche settimana prima la Russia ha invaso l’Ucraina e il popolo polacco è in prima linea ad offrire soccorsi. Allo stesso tempo, però, la Polonia ha appena iniziato la costruzione di un muro di pali d’acciaio e filo spinato per impedire l’ingresso alle persone rifugiate.

Marella Bombini accompagna Smutniak nel viaggio, girando con attrezzatura leggera e smartphone, per restituire l’urgenza e la tangibilità della realtà ritratta. Cresciuta a Łódź in Polonia, Smutniak ne attraversa gli spazi con familiarità e sconcerto, colpita dai rimandi che trova con la sua infanzia e i ricordi di quando giocava ai piedi del muro del cimitero ebraico del ghetto di Litzmannstadt. Il documentario è un fruttuoso equilibrio tra personale e collettivo, personale e (è) politico, conosciuto e sconosciuto. Vediamo diversi parenti di Smutniak (dai quali fa tappa lungo il percorso) e altrettanti volti a lei stessa sconosciuti: attivisti e attiviste locali che quotidianamente tentano di aiutare le centinaia di persone rifugiate che si nascondono nei boschi e che vorrebbero chiedere asilo in Polonia. La regista porta le videocamere attraverso posti di blocco e oltre la “zona rossa”, in territori dove l’accesso ai media non è consentito. Pericoloso e fondamentale, il documentario racconta atrocità e opta per mostrarle, evitando così il vuoto in cui ci si imbatterebbe nel cercare le parole per descriverle. Nonostante il peso dei temi trattati, i centodieci minuti di proiezione scorrono impercettibili. L’essenzialità della regia ne riflette l’intenzione di immediatezza, ma anche l’assenza di forze e ragioni per trovare angoli diversi rispetto alla realtà.

L’opera di Smutniak è preziosamente alla portata di un pubblico ampio quale quello della Festa del cinema di Roma. In un’epoca storica così connotata da distanze e polarizzazioni, MUR fa ciò che si auspicherebbe non necessario per mobilitare l’azione collettiva, ma che si rivela tale: avvicinarsi a vedere senza filtri la sofferenza, i soprusi e la morte causata dalla disumanità della politica. In Europa, ad oggi, sono erti diciannove muri e altri dodici aspettano l’approvazione di fondi europei per essere costruiti.

MUR uscirà nelle sale il 20 ottobre.

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