#Venezia80: In the Land of Saints and Sinners, la recensione del film di Robert Lorenz

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Presentato nella sezione Orizzonti Extra all’80° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, In the Land of Saints and Sinners (trailer) è il nuovo film del regista statunitense Robert Lorenz. Girato nella contea di Donegal, il film è ambientato in un remoto villaggio irlandese nel 1974, nel periodo dei famosi troubles, gli scontri politici che per anni hanno tormentato il Paese. Qui vive Finbar Murphy (Liam Neeson), un uomo all’apparenza tranquillo ma che in realtà nasconde un oscuro passato da criminale. Quando un gruppo di terroristi dell’IRA in fuga, capitanati dalla terribile Doireann (Kerry Condon), minaccia gli abitanti del villaggio, Finbar scende in campo in prima linea per proteggere la comunità.

Più che un thriller il film di Robert Lorenz sembrerebbe a tutti gli effetti un western trasportato dai caldi paesaggi desertici americani alle verdissime e fredde colline irlandesi: qui il nostro cowboy è un dark hero in cerca di redenzione attraverso la lotta agli attentatori, filo narrativo principale che si intreccia ad una potenziale sottotrama amorosa con la sua vicina di casa. Non è un caso, però, che il regista abbia di fatto realizzato un’opera di questo genere: Robert Lorenz, infatti, è stato per molti anni produttore e aiuto alla regia di Clint Eastwood, icona del western con Sergio Leone e regista in grado di riprendere e fare proprie le caratteristiche del cinema classico americano. Se si considera tale passato non sorprendono dunque le caratteristiche archetipiche del genere riscontrabili fin dalle prime scene del film.

Lorenz si è anche servito di un interprete che non è nuovo a vestire i panni dell’eroe dei film d’azione: Liam Neeson si è ormai consolidato in ruoli simili, con personaggi grigi e solitari in cerca di riscatto (aveva già, tra l’altro, collaborato con il regista americano in The Marksman, anche questo un action-thriller). La star irlandese è anche in buonissima compagnia. Insieme a lui, infatti, compaiono anche altri attori di origine irlandesi come Kerry Condon (già vista lo scorso anno nei panni di Siobhán Súilleabháin in The Banshees of Inisherin), Ciarán Hinds (lo ricordiamo nel recente Belfast di Kenneth Branagh) e Jack Gleeson, meglio conosciuto come Joffrey Baratheon, lo spietato monarca della celebre serie Il Trono di Spade.

Nonostante il cast e l’ambientazione, però, il film non riesce a brillare del tutto, complici soprattutto i cliché del genere ai quali lo spettatore è ormai da tempo abituato. È nondimeno apprezzabile la scelta di dimenticare dopo i primi minuti il conflitto nordirlandese, lasciando solo in sottofondo gli scontri che hanno caratterizzato il Paese, focalizzandosi invece su un concetto più generico come le dinamiche tra il bene e il male, tra santi e peccatori, per trasportare lo spettatore in una vera e propria avventura.

In conclusione, In the Land of Saints and Sinners è un buon film dal punto di vista tecnico, con una sceneggiatura (firmata da Terry Loane e Mark Michael McNally) lineare e dal ritmo facilmente coinvolgente, ma che pecca di originalità e fallisce nel dare una maggior profondità psicologica ai suoi protagonisti, risultando troppo superficiale soprattutto nei dialoghi. L’esito è comunque un’opera in grado di intrattenere per tutta la sua durata, grazie specialmente agli splendidi paesaggi mozzafiato dell’isola di smeraldo e a delle buone interpretazioni da parte di un cast già collaudato ed esperto.

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