VENEZIA75 – APPLAUSI IN SALA PER KUSTURICA

Non si tratta del primo documentario di Emir Kusturica. E nemmeno del suo primo film incentrato su un personaggio latinoamericano, infatti abbiamo già visto Maradona di Kusturica (2008) sulla stella del calcio argentina. Oggi il regista serbo gioca una carta diversa: si parla di politica. El Pepe – Una vida suprema ci parla appunto di José Mujica detto Pepè, amico del regista ma cosa più importante ex presidente dell’Uruguay e grande attivista di sinistra in questi giorni ospite al Lido di Venezia anche per un altro film, La noche de 12 anos (per la regia di Álvaro Brechner).

Emozionatissimo il pubblico del Festival che in Sala Grande ha accolto Kusturica e Mujica con fittissimi e gioiosi applausi che rischiavano quasi di ritardare l’avvio della proiezione. E non è finita qui. Già durante il primo tempo del documentario il pubblico del Lido si è accorto dell’indubbia carica di ironia e di consapevolezza culturale che Kusturica ha voluto trasmettere nel suo personale ritratto del politico uruguayano. Le dichiarazioni divertite del Pepe (seduto in sala) rilasciate davanti alla cinepresa non potevano risultare indifferenti agli spettatori che hanno continuato ad applaudire al film come davanti ad uno spettacolo teatrale. Kusturica non si smentisce. Fedele allo spirito sopra le righe e sardonico dei suoi film di finzione, cerca di infilarci dentro tutto – e forse anche se stesso: l’infanzia difficile del Pepe (di origini italiane), l’attivismo prima con i nazionalisti e poi da guerrigliero, per arrivare alla prigionia a dodici anni dal colpo di stato di Bordaberry del 1973. In questo passaggio per fortuna il regista evita la carta della retorica, alto rischio tipico. Ampio spazio lo lascia invece alle successive soddisfazioni del Pepe: le folle ai suoi incontri pubblici, le dichiarazioni rilasciate davanti ad Obama e altri capi di stato in tempi più recenti, ampie ma concise riflessioni sulla politica, la filosofia e le sue esperienze culturali. Sullo schermo scorrono immagini di repertorio abbastanza compatte e di un realismo quasi commovente, nonché un frammento tratto dal film L’amerikano (État de siège) di Costa-Gravas (1972).

Kusturica non mette mai troppa carne sul fuoco. Politica a parte, esprime una necessità di raccontare il vero, le difficolà di certe esperienze, la passione e la stima per un personaggio combattivo che, come si è visto, in quest’edizione della Mostra ha davvero acceso l’atmosfera.

di Gianmarco Cilento

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