Uncharted, la recensione: un cocktail fresco e piacevole

Uncharted, la recensione del film con Tom Holland

Arriva al cinema Uncharted (trailer), l’adattamento della famosa serie di videogame della Naughty Dog, costruito in modo certosino per puntare ai vertici della classifica e composto come un cocktail con un 15% di Indiana Jones, un 15% di Tomb Raider, un 20% del videogioco originale, un 10% di Marvel Cinematic Universe ed un del 30% di Tom Holland. Se il cocktail funzionerà al botteghino lo sapremo presto, ma intanto ci sono già tantissime cose da dire senza rovinare i punti chiave del kolossal targato Sony.

Quello che colpisce subito del film è la piccola sigla che introduce il logo della Play Station Production, realizzato per evocare chiaramente quella dei film Marvel con una passerella degli eroi più popolari della famosa console che suona di promessa di una vera invasione di adattamenti dai videogiochi. La Sony sembra prendere molto sul serio l’ingresso nelle sale di Uncharted ed è inequivocabile dagli stratagemmi in stile Marvel presenti nel film che non ci fermeremo ad un singolo capitolo, ma sembra anche molto chiaro che Uncharted voglia in un certo senso essere l’Iron Man di Sony PSP, un vero apripista per la creazione di un flusso di prodotti di intrattenimento basati sui maggiori successi videoludici.

Alla regia un collaudato professionista di prodotti di intrattenimento di casa Sony a forte contenuto di computer grafica come Ruben Fleisher, con alle spalle titoli da popcorn come Zombieland e Venom, ma è la sceneggiatura, maneggiata fra l’altro da 5 firme tra soggetto e sceneggiatura, a richiamare di più l’attenzione sopratutto se messa in paragone con i personaggi originali della Naugthy Dog. Rafe Judckins viene dal mondo di Chuck e di Agents of Shield con una solida gavetta nel mondo infinito del franchise di Law & Order, al suo fianco Art Marcum e Matt Holloway che devono la carriera alla sceneggiatura di Iron Man e sono attualmente al lavoro sul film Marvel/Sony di Kraven e una prossima rigenerazione del prodotto Masters of The Universe.

Uncharted, la recensione del film con Tom Holland

I personaggi chiave del videogioco, ovvero il mentore e l’eroe, sono stati ringiovaniti per il film e per ricreare l’anchimia fra Tom Holland e Robert Downey Jr. di casa Marvel, mettendo a fianco di Holland l’esperto Mark Wahlberg che gigioneggia con il suo pupillo fin dalla prima scena. Sparisce invece dall’equazione la figura femminile di Elena Fisher sostituita da due carismatiche avventuriere (Sophia Taylor Ali e Tati Gabrielle) che però vengono costruite per aumentare il valore dell’amicizia maschile e della ricerca di un legame padre/figlio per la coppia Holland/Wallberg virando verso la formula del buddy movie.

L’iconico protagonista del videogame Nathan Drake viene trasformato per consentire ad Holland di riproporre con qualche variante il suo Peter Parker, senza superpoteri ma con lo stesso acume e le stesse qualità atletiche e perfino lo stesso umorismo offrendo battute perfettamente utilizzabili anche per uno Spidey di Fiege. Il ritmo e la velocità delle scene d’azione, così come degli enigmi da risolvere, consente allo spettatore di non perdere mai la concentrazione sullo schermo e la qualità tecnica del prodotto, molto elevata, fa dimenticare presto alcuni personaggi appena abbozzati o mal caratterizzati ed alcune performance attoriali di contorno decisamente poco memorabili.

Il cocktail Uncharted si consuma con piacere e nonostante alcuni clichè si rivela fresco e gradevole. Merita una particolare menzione tutta la parte finale di grandissimo livello di spettacolarità con ottimi effetti e la presenza divertente dell’attore inglese shakespeariano Steven Waddington, indimenticabile protagonista del capolavoro Edoardo II° di Derek Jarman e Duca di Buckingham in Tudors che ci regala un bodyguard scozzese che parla come un nobile elisabettiano e picchia come un mastro ferraio.

Il primo capitolo di Uncharted ha tutti i numeri per riempire le sale ed esce in perfetta sincronia con il successo di Spider-Man alzando le possibilità di incasso. Non troveremo niente di più che una bibita fresca entrando in sala e guardando questo film, ma in fondo tanto il pubblico quanto le sale hanno bisogno anche di questo per tornare ad amare il cinema al cinema.

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