Toro scatenato di Martin Scorsese torna al cinema in versione restaurata

Tra le opere più rappresentative di Martin Scorsese, Toro scatenato è considerato, ancora oggi, un capolavoro della cinematografia mondiale. In occasione del restauro in 4K, il film ritorna in sala in una nuova versione distribuita da Lucky Red (trailer). Quest’ultima, famosa casa di produzione e distribuzione, si era già occupata di restauri di celebri pellicole del passato, riproponendole al cinema anche a distanza di anni. Si pensi, ad esempio, a come qualche anno fa fu la volta di Old Boy del regista coreano Park Chan-wook. Ora, invece, è il turno dell’autore italo-americano: con Toro scatenato si darà spazio ad uno dei più iconici e celebri biopic, considerato sino ad allora l’apice della carriera di Scorsese. In attesa del suo prossimo film, Killers of the Flower Moon (che sarà presentato al prossimo Festival di Cannes), è possibile tornare a riscoprire uno dei capisaldi della cinematografia del regista, che molti potranno finalmente vedere in sala per la prima volta.

Co-sceneggiato da Paul Schrader (già collaboratore di Scorsese in Taxi Driver) e Mardik Martin, il film prende spunto dall’autobiografia Raging Bull: My Story di Jake LaMotta, pugile peso medio italo-americano. Ambientata nella cupa e malavitosa New York degli anni ’40, la storia vede LaMotta (interpretato da Robert De Niro, in una delle sue più iconiche interpretazioni premiata con l’Oscar al miglior attore) che, cresciuto nel Bronx, cerca di scalare i vertici del pugilato per diventare campione del mondo, accompagnato da suo fratello Joey (il candidato all’Oscar Joe Pesci) e da sua moglie Vickie (la candidata all’Oscar Cathy Moriarty). I problemi di peso e i violenti accessi di rabbia, dettati dal carattere ossessivo e paranoico che nutre per la moglie, lo inducono a reagire con ferocia nei confronti del fratello, convinto che quest’ultimo abbia una relazione con la donna. Profondamente segnato dalla fine del rapporto che ne consegue, Jake subisce una rovinosa caduta, sportiva ed esistenziale, che lo porta anche a dover scontare un breve periodo in carcere per corruzione di minorenne.

Quella tracciata dal film di Scorsese sembra essere, a tutti gli effetti, una parabola shakespeariana: una storia di ascesa e caduta, tipica della tragedia classica, che vede l’uomo perdere tutto ciò che ha conquistato con le sue stesse mani. Questo è, in fin dei conti, Toro scatenato: le due vite del protagonista, dentro e fuori dal ring, vengono portate avanti parallelamente, e sono proprio esse a definire l’inizio e la fine della carriera di Jake. Eppure, se si va più a fondo, ci si rende conto di come il pugilato serva come pretesto per raccontare la complessità di un personaggio, con i suoi demoni interiori e i suoi scatti d’ira, che prendono piede in maniera rabbiosa nei colpi che egli sferra sul ring. Il risentimento che nutre nei confronti della moglie, che Jake tratta con una gelosia insopportabile, si palesa in tutta la violenza manifestata sul ring: ogni singolo colpo sembra quasi essere “estremizzato” dal punto di vista sensoriale, sia per il protagonista che per lo spettatore. I guantoni che colpiscono, le urla del pubblico, la campanella che scandisce i round: tutto è all’insegna del carattere rude e scontroso del personaggio principale.

A tal proposito, è rimasta iconica nell’immaginario collettivo la celebre interpretazione di De Niro che, per identificarsi totalmente nel personaggio e comprenderne la natura, arrivò a seguire dei corsi di pugilato con la supervisione del vero Jake LaMotta, che lo seguì personalmente per tutto l’anno antecedente all’inizio delle riprese. Inoltre, la produzione del film rimase in attesa per ben quattro mesi, per dare all’attore il tempo necessario affinché potesse ingrassare di ben 30 chili e interpretare al meglio il pugile a fine carriera, ormai vecchio, fuori forma e trasandato.

A più di quarant’anni dalla sua uscita, il film mantiene tutta la sua potenza visiva, nello straordinario bianco e nero fortemente voluto dal regista italo-americano. Le scene di combattimento, scandite in maniera eccelsa dal montaggio di Thelma Schoonmaker (assidua collaboratrice di Scorsese e premiata con l’Oscar al miglior montaggio), sono rimaste negli annali del cinema per la loro valenza estetica e visiva, caratterizzate da uno stile crudo e iperrealista, che mostra il pugilato nella sua forma più estrema e violenta come mai fino ad allora era stato fatto. Per fare ciò, bisognava trovare un modo per “avvicinarsi” all’incontro sul ring: e questo, poteva essere nient’altro che il mezzo attraverso cui il regista racconta le sue storie, ossia la macchina da presa. Essa, infatti, non è collocata al di fuori del ring, bensì al suo interno: Scorsese, quindi, resta vicino ai corpi dei pugili catturandone ogni colpo, in ogni singolo fotogramma. Uno stratagemma tecnico fortemente innovativo, che possiamo ritrovare in alcuni dei più celebri film contemporanei sulla boxe, come in Million Dollar Baby o nella saga di Creed: questo per far intendere quanto sia stato rivoluzionario, in tal senso, il film.

In molte interviste, inoltre, Scorsese ha fatto più volte riferimento al periodo che stava passando poco prima dell’inizio delle riprese: uscito dall’insuccesso di critica e pubblico di New York, New York, dipendente dalla cocaina e con la voglia di abbandonare il mondo del cinema, il regista fu convinto da Robert De Niro a portare in scena la storia di Jake LaMotta. L’attore si offrì volontariamente per la parte del protagonista, e i due decisero di rielaborare insieme la sceneggiatura del film. Scorsese era convinto che Toro scatenato sarebbe stato il suo ultimo lavoro dietro la macchina da presa: in un certo senso, tutta la rabbia e la sofferenza del regista emergono dal film stesso, attraverso il carattere rude del protagonista e la violenza nelle sequenze di combattimento. Forte di 8 candidature agli Oscar, il film riuscì ad ottenere due statuette per il miglior attore e il miglior montaggio, dando la possibilità a Scorsese di poter riemergere dal limbo nel quale era precipitato.

Si può dire, quindi, che De Niro ha letteralmente “salvato” Scorsese dal punto di vista esistenziale e professionale, convincendolo a riprendersi e determinandone il ritorno dietro la macchina da presa. Tra i più importanti sodalizi artistici della storia del cinema, la collaborazione tra Scorsese e De Niro si è riconfermata con questo film, dopo i precedenti Mean Streets – Domenica in chiesa, lunedì all’inferno (1973), Taxi Driver (1976) e New York, New York (1977), continuando poi con altre pellicole fino al più recente The Irishman (2019). Con Toro scatenato, lo spettatore ha la possibilità di rivivere in sala una delle esperienze cinematografiche più straordinarie del cinema americano che, accompagnata dalla celebre Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, conserva oggi tutta la sua magnificenza in ogni singolo fotogramma, dando vita ad un capolavoro di regia, montaggio e recitazione.

Il film sarà di nuovo nei cinema dall’8 al 10 maggio.

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