Sono solo fantasmi, recensione della “non-cafonata” di Christian De Sica

Sono solo fantasmi, recensione della “non-cafonata” di Christian De Sica

«Non scivoliamo nel pecoreccio». Con una frase simile Christian De Sica tenta di uccidere il passato. L’epoca dei cinepanettoni, a detta sua, sembra essere definitivamente finita. Perché, Sono solo fantasmi (trailer) nelle sale da giovedì 14 novembre, non scivola nel pecoreccio. Non ci sono le “belle de casa” e nemmeno le “belle ciociare”, personalità che per poco più di un ventennio sono state protagoniste del cinema nazional-popolare natalizio. Per rimanere in questi termini, allora, l’ultimo lavoro del figlio d’arte è un film “delicatissimo”. 

Christian De Sica torna alla regia a neanche un anno di distanza da Amici come prima (film che segnava il ritorno della storica coppia con Massimo Boldi). La trama ruota attorno alla storia di Thomas (Christian De Sica), un mago con ingenti difficoltà economiche e al fratello Carlo (Carlo Buccirosso) i quali, da un giorno all’altro, si ritrovano insieme a seguito della morte del padre Vittorio, un donnaoiolo e giocatore incallito. Giunti a Napoli, dove si svolge l’intera vicenda, scoprono di avere un terzo fratello, Ugo (Gian Marco Tognazzi). La tanto agognata eredità del padre sfuma a causa dei debiti dello stesso. Thomas non si arrende. Decide di sfruttare le superstizioni e le tradizioni napoletane “acchiappare i fantasmi”. Dopo un breve periodo di attività, ecco che il fantasma del padre Vittorio prende possesso di Carlo, risvegliando il terribile spirito della Janara. La trama ricorda per filo e per segno quella del capolavoro Ghostbusters di Ivan Reitman, con la prima manifestazione del fantasma (in biblioteca), fino a passare alla sala del ristorante con lo spettro volante (il questo caso il “fantasma scureggione”). La frase di rito che De Sica pronuncia, inoltre, ricorda “Klaatu barada nikto” che troviamo ne L’Armata delle Tenebre.

Sono solo fantasmi, recensione della “non-cafonata” di Christian De Sica

Tratto da un’idea di Dan Aykroyd e Harold Ramis, Nicola Guaglione e Menotti (Roberto Marchionni) hanno deciso di ambientare le vicende a Napoli, poiché, a detta del regista durante la conferenza stampa del film, «è un terra ancora ricca di tradizione e superstizione». Le scelte del cast, della sceneggiatura (firmata da Andrea Bassi) e la piega generale che il film prende, è senza dubbio una boccata d’aria fresca nella commedia italiana attuale. La commistione di generi, in questo caso, non tarda a dimostrarsi una scelta efficace per la pellicola nostrana. Ottimi gli effetti speciali in CGI (rimandano ai campioni al box office di James Wan, piuttosto che al deludente Dracula 3D di Dario Argento o, peggio ancora, a Tutto il mio folle amore di Salvatores) insieme a qualche jump scare riescono a rendere la parte horror del film veramente molto efficace, se non inaspettata. 

Dietro a un lavoro che, ripetiamolo, è tutto sommato riuscito, c’è lo zampino del figlio Brando. Lo ha ammesso più volte: senza il suo aiuto la parte horror non avrebbe funzionato. Secondo voci di corridoio, infatti, il giovane regista potrebbe debuttare nell’horror fra qualche anno. Torniamo al film. Non siamo di fronte a un capolavoro, questo si era capito. Nonostante né la fotografia, né la regia offrano neanche i più minimi sprazzi di originalità artistico-tecnica, il film diverte. Diverte perché c’è Christian De Sica che, senza esagerare, qualche parolaccia la dice, c’è avventura, c’è horror e soprattutto c’è la fluidità di una storia di appeal nazional-popolare. Si analizzano, comunque, le dinamiche familiari, omaggiando, stavolta più che mai, il padre Vittorio.

Per Christian De Sica questo non solo è il debutto in un nuovo genere (mantenendo comunque qualche caratteristica meno evidente dei personaggi passati) ma il tentativo di cancellare e di porre fine a ruolo cinematografico molto influente negli ultimi vent’anni, ossia quello dell’italiano donnaiolo, volgare e riccone interpretato nei cinepanettoni.

Con questo film siamo di fronte all’apice di un nuovo genere oppure a un tentativo isolato? Si scoprirà con il tempo. Sono solo fantasmi può piacere o non piacere, sia chiaro. Ma sul fatto che sia una mossa coraggiosa, non ci sono dubbi.

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