Mimì – Il principe delle tenebre, la rencensione: l’Amore ci fa paura?

In una Napoli dove il pomodoro delle pizze si trasforma in sangue, Brando De Sica con Mimì – Il principe delle tenebre (trailer), mescola il fantasy all’horror e strizza l’occhio al Nosferatu di Murnau.

Mimì (Domenico Cuomo) «è il più bravo pizzaiolo di Napoli», abbandonato dai genitori fin da bambino, ora vive e lavora con l’amorevole Nando (Mimmo Borrelli). Viene maltrattato dal clan camorrista di turno che ha a capo Bastianello (Giuseppe Brunetti), per via della sua grave malformazione ai piedi. Conosce la fidanzata del boss che ha uno stile dark, Carmilla (Sara Ciocca), e anche lei viene maltrattata dal gruppo. I due si incontrano e ritrovandosi nella stessa situazione, danno spazio ad amore che li travolge profondamente. Fin qui potrebbe sembrare una classica love story, ma non è così.

La vena dark della ragazza si scoprirà essere qualcosa di più ambiguo: un feticismo verso i vampiri e Dracula, di cui dice di essere discendente. Mimì, lasciatosi trasportare dall’amore per lei, inizia ad appassionarsi ai vampiri incominciando dal Nosferatu di Murnau, e arriva addirittura a cambiare aspetto impiantandosi dei canini da vampiro permanenti. L’amore tra i due sarà spezzato dal malvivente e la trasformazione fisica di Mimì lo porterà a compiere una serie di omicidi col fine di riconquistare la sua amata.

Mimì il principe delle tenebre, la recensione del film

La regia di De Sica fa capire che il regista sa come usare la macchina da presa e a quali immaginari riferirsi: i movimenti di macchina ci fanno entrare nella storia e a essere un tutt’uno con essa, non mancano riferimenti noir a Nosferatu e riecheggi a Shining. La scrittura alterna l’italiano ad un napoletano cruento e volgare, rispecchiando totalmente il mood del film che non si risparmia nel mostrarci sangue che zampilla dalle carotidi.
Ma alla Napoli cupa e umida, alle urla e al sangue, si contrappongono istanti in cui la tensione viene spezzata da momenti grotteschi, un richiamano ai fratelli Cohen, che nel massimo del dramma freddano l’atmosfera (ricordando anche l’ultimo film della Cortellesi: C’è ancora domani).

Sotto la coperta il film nasconde la storia di un ragazzo che trovato e perso un amore, lo riconcorre in nome di quel per sempre che oggi sembra un’utopia. Viviamo in un periodo storico dove si ha sempre più paura di lasciarsi andare ai sentimenti, in questo caso all’amore, impauriti dal vivere emozioni e di lasciarsi travolgere totalmente da esse, terrorizzati del fatto che possano consumarci invece che regalarci momenti di profonda vitalità. A tal proposito, Carmilla incarna anche uno dei temi più dibattuti dell’ultimo periodo, quello della salute mentale e dell’importanza di prendersi cura di sé stessi. Argomento che, fortunatamente, sta prendendo sempre più piede negli ultimi tempi, complici sia la sempre più consapevolezza di sé stessi e del proprio benessere psicofisico, ma anche le cicatrici che il Covid ha lasciato su ognuno di noi. Una pellicola che usa come cavallo di troia l’horror e il fantasy per parlare di argomenti che ci fanno paura e che tanto fantasy non sono.

Dal 16 novembre al cinema.

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