#SoderberghCollection : Che (2008)

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Se si digitano le parole “Che Guevara” su Amazon, nella prima pagina di risultati, si trovano 5 libri, 4 e-book, 3 film, una bandiera, una stampa “artistica”, una targa ed un basco. Mentre un biopic classico si concentra su una persona, cercando di rispondere ad un ipotetico “chi era davvero?”, Che di Steven Soderbergh usa Ernesto Guevara solo come punto di partenza, per osservarne la trasformazione in mito e le conseguenze che questo passaggio comporta. È un film che si chiede come sia possibile che un basco con una stella rossa esca fuori da una ricerca che come chiave utilizza il nome di una persona.

La persona reale, si è detto, è il punto di partenza. Non è un caso che si sia scelto di basare Che, spezzato in L’argentino e Guerrilla per ragioni distributive ma presentato come un unico film a Cannes, proprio sui diari che Guevara scrisse durante le due rivoluzioni che aprirono e chiusero la sua parabola di rivoluzionario. Cuba, infatti, è il focus centrale de L’argentino, senza che però se ne faccia un racconto lineare e univoco. La storia collassa in un punto, si cristallizza e tutto diviene presente, tanto che la rivoluzione si interseca con il soggiorno in una New York ostile alla luce della vittoria rivoluzionaria in occasione del discorso di Guevara alle Nazioni Unite del 1964. I colori della giungla cubana si affiancano e contrastano col bianco e nero del finto repertorio degli ambienti statunitensi, come la realtà vicino alla finzione storica.

Nelle sequenze della rivoluzione cubana la materialità, il corpo, la fisicità del Che, sono fondamentali: Fidel questo lo capisce fin troppo bene, glielo ricorda in continuazione e lo convince ad essere a capo dell’addestramento delle truppe, come se la sua presenza fisica avesse un qualcosa di misterioso e potente, in grado di orientare le menti dei suoi compagni. Nelle sequenze di New York, al contrario, il suo corpo è solo il mezzo, il veicolo di un messaggio, di un’idea, di un discorso nel quale questo magnetismo sembra fluire. Il suo corpo subisce una smaterializzazione, non è più tanto importante nella sua concretezza quanto nella sua immagine. Il corpo si è fatto segno.

Così, non è un caso che la seconda parte di Che, Guerrilla, cominci con la sparizione di quel corpo e la sua riapparizione in una forma totalmente irriconoscibile. La seconda parte, infatti, narra il progetto rivoluzionario di Guevara in Bolivia, paese nel quale dovette entrare grazie a documenti falsi e travestimento. Il suo corpo è ormai superfluo, un ostacolo, un intralcio ed il finto invecchiamento a cui deve sottoporsi per superare i controlli doganali è simbolo di una realtà corporea ormai superata. Allora risulta consequenziale come per tutto il soggiorno boliviano il corpo di Guevara sia, falcidiato dall’asma, un ostacolo, un peso morto che è costretto ad appendersi al fucile per camminare, che obbliga i suoi compagni a costanti attenzioni.

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La stessa forma del film si solidifica, rimanendo ancorata ad una rigorosa successione temporale dalla quale non c’è scampo. Come non c’è scampo per Guevara ed i rivoluzionari, che sono costantemente braccati, inseguiti, stanati dalle forze governative supportate dagli statunitensi, ossessionati dalla sua cattura. Sono accecati dalla sua presenza fisica tanto quanto lo stesso Guevara, facendo così che nessuno si renda conto che è già avvenuta una trasformazione che la sua uccisione è solo in grado di sancire: era già diventato un’idea ed in quanto tale era ed è immortale.

Così, Che non scioglie le ambiguità, rifiuta di schierarsi dalla parte di coloro che lo innalzano tra gli angeli o lo scagliano tra i diavoli. Cerca, piuttosto, di carpire la complessità di quello che era un uomo e che ora è mito, dall’essenza mutevole ed interpretabile. E proprio dall’involucro della rigorosità narrativa, così stringente e soffocante, crepata dalla morte del suo protagonista, fuoriesce proprio ciò che di meno comprensibile possa esistere: uno sguardo, profondo ed enigmatico, che con la sua forza penetra le nebbie del futuro, fino ad oggi, fino a noi.

Che è disponibile, diviso nelle sue due parti, in streaming su Amazon Prime Video.

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