Rotting in the sun: il lavarsene le mani non passa mai di moda

A primo impatto il protagonista della dark comedy Rotting in the sun (trailer) sembrerebbe essere il regista e, in questo caso interprete di sé stesso, Sebastian Silva, ma dopo qualche minuto capiamo che la storia si incentra sugli altri personaggi che lo circondano, specialmente sulla governante spagnola Vero (Catalina Saavedra); con il “cambio” di protagonista, cambia anche il mood del film: da quello che poteva sembrare un film incentrato sulla depressione, diventa un giallo paradossale.

Sebastian è un regista depresso che legge L’inconveniente di essere nati di Cioran, si fa di ketamina e ha pensieri suicidi che il suo amico Mateo (Mateo Riestra) non sembra prendere sul serio e, anzi, ci scherza su. Per distrarsi da questa situazione, Sebastian passa un weekend su una spiaggia nudista gay e persino i tanti uomini nudi che gli passano davanti (ma anche a noi, grazie alle riprese all’altezza dell’inguine) sembrano riempirlo più di tristezza che di piacere. Qui conosce l’influencer Jordan Firstman, che interpreta una parodia di sé stesso, e tra i due nasce una collaborazione lavorativa che porterà Jordan a vestire i panni di investigatore dopo la scomparsa improvvisa dell’amico.

Già dal titolo “Rotting” si può intuire di quale avvenimento parliamo e, oltre all’elemento figurativo, il termine, racchiude un elemento simbolico. Dal momento della scomparsa del regista, viene fuori il marciume che ogni personaggio nasconde, ognuno non prende sul serio la scomparsa di Sebastian o, meglio, fanno finta di non dargli peso e cercano di sviare il problema su altro, perché altrimenti i loro interessi sarebbero nei guai: Mateo con i lavori della palazzina, che non sembrano essere proprio a norma; Jordan per la realizzazione della sua serie tv, che doveva scrivere insieme al regista; Vero che altrimenti perderebbe il lavoro e non potrebbe pagare le cure dello zio.

Tutti sono colpiti dal virus dell’egoismo. Solo l’influencer, paradossalmente, prende sul serio la realtà – fino ad un certo punto – e inizia a sospettare di Vero che si comporta in maniera strana, affidando i suoi interrogatori ad un traduttore vocale del telefono, che la maggior parte delle volte, traduce in maniera approssimativa, per poi usare Instagram e i suoi numerosi followers per farsi aiutare nel ritrovamento del regista. Nonostante la presa di coscienza di ciò che è accaduto, Jordan, in un certo senso, scarica la responsabilità alla tecnologia per risolvere il caso, mentre lui continua a drogarsi, fare sesso. È un personaggio che non riesce a vedere oltre il suo io.

Il film parte dall’egoismo della vita reale per relazionarlo con quello dei social, dove tutti indossano la maschera del benefattore di turno, per soddisfare il proprio ego. Un’opera ben riuscita che mette in scena il sesso con scene flash anche se abbastanza esplicite, conferma di quanto il regista ci tenga a rappresentare la crudezza della realtà. In questa ricerca di Sebastian non mancano scene che strappano sorrisi grotteschi e allo stesso tempo amari, perché, inconsciamente, sappiamo che sta parlando anche del nostro egoismo. Ma meglio fare finta di niente e scaricare la colpa sulla società, colpevolizzandola del fatto che è lei a portarci ad essere così, dimenticandoci che chi forma la società siamo noi. Ecco qui che ci comportiamo esattamente come personaggi del film: per sentirci bene con noi stessi troviamo mille strade alternative pur di non affrontare la realtà. Tra egoismo e ketamina ciò che unisce i personaggi è il principio: io me ne lavo le mani. Ma lo scarico di responsabilità, prima o poi, tornerà indietro con gli interessi… o forse no.

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