
In occasione del Pride Month, la redazione di DassCinemag ha selezionato una lista di film e di serie tv che raccontano storie LGBTQ+ con sensibilità, coraggio e autenticità. Uno sguardo profondo sulle sfide, le conquiste e la bellezza della diversità. Un invito a riflettere, emozionarsi e celebrare l’orgoglio in tutte le sue forme.
LAURENCE ANYWAYS (2012; Xavier Dolan)

L’allora enfant prodige canadese Xavier Dolan, regista particolarmente sensibile al tema, fa seguito ai suoi primi due progetti, sperimentali e ancora acerbi, con un autentico gioiello. Il suo terzo film, Laurence Anyways, segna infatti il raggiungimento di una maturità stilistica e contenutistica sorprendente per un ventiduenne. Montreal, 1989: Laurence Alia (Melvi Poupaud) è un professore di liceo che, all’alba dei suoi 35 anni, si accorge di aver vissuto una vita intrisa di menzogne, intrappolato in un corpo che non sente suo. Stimato docente di letteratura con il sogno della poesia, Laurence si riconosce come donna, imprigionata nel corpo e negli abiti di un uomo. La sua decisione sconvolge l’intimità con la compagna Frederique (Suzanne Clement), che, dopo un’iniziale rottura, sceglie di sostenerlo e di difenderlo dagli sguardi sanguinosi e dai pregiudizi beceri, provenienti da sconosciuti e non solo. Il licenziamento di Laurence rappresenta l’ennesimo ostacolo alla loro relazione. L’opera di Dolan, presentata al Festival di Cannes nel 2012, è magistrale: affronta un tema delicato con crudo realismo e straordinaria sensibilità, senza mai cadere nel banale o nel retorico. Per Dolan, l’amore è una forza capace di scalfire qualsiasi differenza di genere, spogliata di ogni abito e frivola convenzione sociale. A una scrittura di altissimo livello, il regista affianca una fotografia magnetica e una regia ricca di virtuosismi stilistici, in cui è abile a non specchiarsi troppo. Laurence Anyways è, in definitiva, uno dei film più potenti del cinema degli ultimi vent’anni.
Di Nicolò Pierro.
SUEÑO EN OTRO IDIOMA (2017; Ernesto Contreras)

In Messico, l’estinzione delle lingue indigene è un problema serio. Il film di Ernesto Contreras si apre proprio con questa premessa: Martin, giovane linguista, è in visita in un remoto villaggio rurale messicano per registrare e studiare lo zikril, una lingua ormai parlata da solo tre persone in tutto il Paese. Quando una di questi ultimi nativi viene a mancare, Martin dovrà cercare portare a termine la sua ricerca facendo riconciliare gli altri due, Isauro ed Evaristo, che però non si parlano da più di cinquant’anni. La storia dei due anziani si dispiega tra presente e passato, rivelando man mano segreti, passioni e rancori di un rapporto che si è spezzato nel tempo, ma che può tornare a vivere proprio grazie allo zikril. La scelta di Contreras di non tradurre la lingua, tuttavia, fa sì che essa diventi rifugio e custode di un legame profondo, preservando intatto il segreto tra i due uomini e lasciando che le loro parole si fondano con i rumori della natura circostante in una conversazione che nessuno, eccetto loro, può comprendere. Riflettendo delicatamente sulla preservazione delle culture indigene, ma anche sulla memoria e sulla perdita dell’identità, Sueño en otro idioma è un piccolo gioiello di cinema messicano che merita decisamente di essere scoperto.
Di Giulia Mazzoneschi.
I SAW THE TV GLOW (2024; Jane Schoenbrun)

La ricerca di una nostra personale e inequivocabile identità è un processo che ci accompagna per tutta la vita. È un movimento interno, sopito e inspiegabile nonostante la sua assoluta necessità. Come per ogni altro sussulto del nostro animo, è nell’arte che troviamo una rappresentazione lucida o, come nel caso di I Saw The Tv Glow, caleidoscopica di quello che proviamo. Il film, che segue le vicende di Owen (Justice Smith), un ragazzino che stringe un profondo rapporto di amicizia con Maddy (Jack Haven) grazie al loro comune interesse per una serie tv psichedelica e surreale, lega indissolubilmente realtà, interiorità e finzione cinematografica. Attraverso la loro passione, i due adolescenti iniziano ad intravedere la possibilità di diventare la versione migliore di loro stessi: tuttavia, ogni cambiamento radicale è insieme liberatorio e terrificante. Dunque, nel film i generi dramma young adult e horror si mescolano per creare qualcosa di unico ed autentico, una storia sia profondamente personale per lə regista Jane Schoenbrun che universale per ogni spettatore. Il bagliore opaco della televisione di Owen si rispecchia nelle tinte nostalgiche del film, in una corrispondenza continua che rivela come il cinema possa indicarci la verità e come stia a noi, nel bene e nel male, scegliere se raggiungerla.
Di Cristina Esposto.
MY OWN PRIVATE IDAHO (1991; Gus Van Sant)

Liberamente ispirato all’opera Enrico IV di William Shakespeare, il film di Gus Van Sant, My Own Private Idaho, fu colonna portante del New Queer Cinema degli anni ‘90. Seattle, Idaho e Roma vengono attraversate mediante gli occhi di Mike Waters (River Phoenix), ragazzo affetto da narcolessia che si prostituisce per sopravvivere. Il giovane vive una vita irrisolta, abbandonato a se stesso e con un passato che non riesce a ricostruire. L’unico appiglio sembra essere il sostegno altalenante del suo amico Scott (Keanu Reeves), che vende anch’esso il suo corpo ma consapevolmente protetto dall’essere figlio del sindaco di Portland. Dopo una prima metà del film squillante pur nella sua amarezza, la narrazione entra nel cuore dell’opera, immergendo lo spettatore in una doccia fredda di prese di coscienza sempre più desolanti. My Own Private Idaho non è infatti amaro solo nel descrivere la storia di un amore ed un affetto non corrisposto del protagonista per il suo amico, ma scava in profondità nell’essenzialità e nell’ineluttabilità di una solitudine totale. Le strade su cui Mike continua a cadere addormentato sembrano sempre le stesse e appaiono infinite, a simboleggiare un’eterna ricerca del valore dell’esistenza stessa quando le radici su cui si è cresciuti sembrano già esse fallaci in partenza.
Di Livia Minorenti.
POSE (2018-2021; Ryan Murphy, Brad Falchuk, Steven Canals)

In un mondo in cui i diritti vengono calpestati, abbiamo bisogno di prodotti rivoluzionari come Pose. La serie riscrive una pagina importante della comunità queer, traendo ispirazione dallo storico documentario Paris is Burning (1990). Il pilot della prima stagione, infatti, esordisce negli Stati Uniti il 3 giugno 2018, agli inizi del Pride Month, e vede un numero notevole di attori neri transgender al suo interno. Guardare Pose significa immergersi in una realtà ignorata e repressa per troppo tempo. Vuol dire accogliere, senza filtri né giudizi, le storie di chi non ha mai avuto spazio per farsi ascoltare. Con un’estetica marcatamente camp, la serie porta sul piccolo schermo una narrazione che tutti – ormai senza alcuna scusa – dovremmo conoscere, comprendere e accettare. Perché il mondo si arricchisce proprio grazie alle sue sottoculture: quelle che creano, resistono e si espongono affermando la propria identità. Ma Pose è anche un inno alla libertà e all’idea di famiglia. Non solo quella biologica, ma quella scelta, che ci accoglie e ci ama senza condizioni. Pose insegna ed emoziona, con autenticità e senza retorica. Brilla nei costumi e nei lustrini, ma conquista per il cuore che mette in ogni storia. E in fondo, tutti abbiamo bisogno di sentirci amati.
Di Gabriele Stefani.
SEX EDUCATION (2019- 2023; Laurie Nunn)

Sex Education, brillante serie tv ideata da Laurie Nunn e distribuita da Netflix, celebra amore e libertà attraverso importanti, complessi e profondi percorsi di crescita personale ed emotiva, realizzando una necessaria educazione sessuale con l’intento di promuovere il rispetto verso ogni individuo. Eric (Ncuti Gatwa) è un character fondamentale all’interno della serie tv, molto amato dal pubblico per la sua personalità ironica, positiva, dolce e decisa: il suo personaggio, come tanti altri presenti nella storia, percorre una strada interiore finalizzata alla scoperta di sé, andando contro ogni pregiudizio e forma di ignoranza, scontrandosi con bullismo, religione e culture familiari. Tra legami di profonda amicizia, infinito amore e supporto, la serie tv distrugge qualsiasi tabù esistente, prendendo la mano di ogni essere umano con l’intento di far comprendere come il disprezzo sia un sentimento giusto da provare soltanto davanti ad una determinata mentalità: quella discriminatoria.
Di Sonia Spera.