David Lynch ricorda nel suo libro In acque profonde – meditazione e creatività la nascita di Mulholland Drive come puntata pilota di una serie televisiva, bocciata da un distratto dirigente della ABC che vide di sfuggita il pilota durante la colazione e mentre faceva una serie di telefonate. In effetti proprio all’inizio del film compare un personaggio simile molto perturbante. La serie venne bocciata ma Lynch ottenne in seguito di fare di quel progetto un film. Il regista ricorda nella sua biografia che non aveva alcune idea di cosa ne sarebbe venuto fuori, nel periodo in cui gli vennero restituiti i diritti del progetto stava dedicando il suo tempo solo alla meditazione, ma nel giro di poche sedute aveva sviluppato nella sua testa l’inizio, lo svolgimento e la fine del film: Lynch ricorda che questo fu l’unico caso in cui poté concepire una storia durante la meditazione trascendentale.
Il film che nel 2016 è stato nominato dalla commissione di critici della BBC come il più grande girato nel primo decennio del 21° secolo, ebbe una gestazione unica e ricca di aneddoti ma è anche una delle opere più discusse della rete ed uno dei film intorno a cui girano più leggende urbane. Nell’aprile del 2020 il co-creatore di Twin Peaks Mark Frost, in un intervista a Yahoo Entertainment, rivelò che con Lynch stava pensando di realizzare uno spin-off della loro serie dedicato al personaggio di Audrey Horne (Sherilyn Fenn) in cui la ragazza, fuggita da Twin Peaks, sarebbe finita nei guai ad Hollywood in una spirale noir ed inquietante fatta di criminali ed entità magiche, una sinossi che molto si avvicina al film del 2001. Tali conversazioni si sarebbero tenute nella villa di Frost sita in Mulholland Drive. Audrey non è mai finita nei guai ad Hollywood ma al posto suo c’è sicuramente finita Betty, magistralmente interpretata da Naomi Watts.
Le influenze che hanno portato alla trama del film sono anche legate a traumi della realtà e secondo Samantha Bergerson di IndieWire provengono anche da un tragico evento che si verificò nel 2001: un incidente stradale in cui perse la vita l’aspirante attrice e collaboratrice di Lynch Jennifer Syme. L’incidente stradale che introduce nel racconto il personaggio di Rita, seconda figura femminile più importante del film interpretato dalla prima Miss USA di origini latino americane Laura Harring, potrebbe derivare proprio dagli eventi della realtà. Del resto tanto l’incidente reale quanto quello scenico evocano in modo perturbante una delle scene più disturbanti di Cuore Selvaggio, dove i protagonisti vedono morire una ragazza in seguito ad un brutale incidente stradale interpretata da Sherilyn Fenn proprio un anno prima di diventare famosa come Audrey.
Il film è un raffinato tributo alla natura iconica di Hollywood e ad alcuni classici del cinema noir come Viale del tramonto, Gilda e Chinatown che vengono più volte citati e perfino evocati nei dettagli delle scenografie. Esistono infinite tesi e teorie interpretative sul film che hanno contribuito alla longevità dell’opera ed alla sua aura di mistero, ma Lynch ha sempre cercato di non sfatare ed al tempo stesso di non soddisfare mai del tutto queste teorie alzando il livello di curiosità ed interesse sul film. Condensare la trama dell’opera è infatti un rischio che in questo articolo non si è desiderato correre, in quanto la stessa sinossi può sviare la lettura di un film la cui complessità poggia proprio sugli indizi sparsi ad arte. Ogni sinossi inoltre rischia di tramutarsi in una lettura interpretativa e ciò sarebbe limitante per il capolavoro di David Lynch.
Mulholland Drive torna ora nelle sale italiane come evento di tre giorni dal 15 al 17 novembre, grazie alla Cineteca di Bologna.