Mi raccomando, la recensione: la riscossa di Napoli

Mi raccomando recensione

Mi raccomando (trailer) è una commedia sugli stereotipi napoletani diretta e interpretata da Ciro Villano. Il divario tra Nord e Sud è un tema classico della comicità italiana, ma per Villano, in fondo, le differenze ormai si sono assottigliate. Gli elementi culturali della variopinta napoletanità del protagonista e della sua famiglia sono fieramente ostentati, ma l’infamante associazione tra Napoli e la criminalità sembra ormai non reggere.  

Gerardo (Ciro Villano) e Ciro (Antonio Medugno) sono due fratelli di origini napoletane completamente opposti: il primo un ignorante che vive truffando, il secondo un laureato in filosofia che cerca invano un lavoro in modo onesto. Il Sud appare come un luogo dove solo la scaltrezza, le truffe e le raccomandazioni costituiscono delle opportunità, mentre i titoli di studio, l’onestà e l’impegno sono quasi un disvalore. La criminalità è talmente organizzata da apparire più efficiente dello stato. L’unica speranza di trovare un impiego per Ciro sembra il trasferimento a Torino, terra nordica così lontana da essere considerata ironicamente “estera”. All’apparenza, le differenze tra i costumi partenopei e quelli piemontesi sono abissali, ma l’incontro tra culture svela mano a mano come l’illegalità, in fondo, non ha bandiere e che la disonestà non ha il solo marchio napoletano, come da stereotipo. Tutti i territori, del resto, hanno i loro eroi e i loro truffatori. 

Mi raccomando recensione

Con una comicità semplice, a volte forse anche banale, Villano racconta le storie di vari personaggi che, nonostante la lontananza geografica, sono accomunati da uno stile di vita pieno di sotterfugi, pur di permettersi lo stile di vita desiderato. Durante la narrazione si sussegue una serie di gag che talvolta risulta anche forzata, pur di fotografare la realtà napoletana con un pizzico di ironia. La riflessione proposta, però, risulta interessante. Vera protagonista del film è la cultura napoletana, minacciata da tante persone che, come Gerardo, non rendono onore alle loro origini e contribuiscono al pregiudizio infamante che colpisce la città di Napoli e i suoi abitanti. È proprio vero che fa più rumore un albero che cade che un’intera foresta che cresce. Il problema è quindi nella narrazione che si fa del Sud che, pur avendo i suoi criminali, non è di fatto più disonesto di qualunque altro luogo. 

Nel film viene citata anche la nota serie Gomorra sorprendentemente come esempio negativo. Opere come questa, per Gerardo, hanno contribuito a creare dei miti su Napoli, generando un immaginario collettivo distorto che la lega a sole dinamiche di criminalità e malavita. Il vero simbolo della città partenopea, per lui, dovrebbe essere piuttosto De Crescenzo.  Il protagonista afferma inoltre «siamo il popolo dell’amore, ma l’amore non va più di moda», riassumendo con grande efficacia quale sia il vero compito dei napoletani in questo momento storico: sfatare i falsi miti che oscurano il magnifico volto della cultura partenopea. Nell’amore sincero e accogliente del Mezzogiorno, tutti i personaggi riscoprono le vere priorità e l’autentica felicità nella vita. Una ricchezza che non consiste nei beni accumulati in modo illecito pur di vivere in una vana e vacua ostentazione, ma che risiede nella semplicità e nell’onestà, che unisce tutti come una famiglia. 

Il film Mi raccomando è in sala dal 13 giugno.

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