Marcello Mio, la recensione: tributo o imitazione?

Vi è mai capitato di perdervi nelle memorie dei vostri genitori? Aprendo una vecchia custodia, vi sarete imbattuti in una serie di fotografie d’altri tempi, nelle quali le rughe e i capelli bianchi non avevano ancora segnato il loro volto con lo stoicismo rassicurante a voi caro. Con lo sguardo di un coetaneo più che di un figlio, guardare quelle foto crea domande alle quali si cerca risposta: “Qual è stato il suo carattere?”, “Sarà cambiato/a molto da allora?” o più banalmente: “Era simpatico/a?”. Domande alle quali è impossibile rispondere con certezza, ma che alimentano la fantasia sul passato nascosto che tanto idealizziamo. Immaginate se al posto di quelle foto ci fossero dei film, alcuni dei più grandi film della storia del cinema, che vi privano della sola gioia di poter accedere all’intimità di un padre o di una madre poiché il mondo può farlo con voi, o ha la presunzione di farlo. Queste sono le interessanti premesse di Marcello Mio (trailer), il nuovo film di Christophe Honoré con protagonista Chiara Mastroianni.

Tra provini e set fotografici, la vita di Chiara Mastroianni si districa in una serie di episodi che la rendono consapevole della visione che gli altri hanno di lei. Chiamata spesso per la partecipazione ad opere “artistiche” legate al divismo del defunto padre, Chiara prende sempre più coscienza del fatto che, per il mondo, lei esiste solo come estensione della figura paterna. Alla gravosità di una vita trascorsa all’ombra di Marcello Mastroianni si aggiunge la fama della madre, Catherine Deneuve. Completamente eclissata dall’importanza delle figure genitoriali, la protagonista decide di abbandonare sé stessa e rinascere come Mastroianni. Questo nuovo corpo che si aggira per le strade di una notturna Parigi, si diletta nell’indossare abiti eleganti, imitando le smorfie, la gestualità e i modi di dire dei famosi personaggi interpretati da Marcello Mastroianni.

"Marcello Mio" è approdato al cinema, il nuovo film con protagonista Chiara Mastroianni e diretto da Christophe Honoré.

In un viaggio onirico, Christophe Honoré costella il film di citazioni e rimandi alla carriera dell’attore italiano, ricreando pedissequamente alcune delle scene più famose a cui ha preso parte. Questa operazione, per quanto interessante, speso si rivela ripetitiva, dando alla pellicola dei risvolti narrativi abbastanza prevedibili. Inoltre, malgrado le premesse, il film presenta un insolito lato grottesco, che si manifesta nella seconda parte, momento in cui la narrazione, pur ancorata ad un contesto reale, assume delle connotazioni che sfociano nell’assurdo.

Ciò che influisce negativamente sul film è proprio questo: il susseguirsi di momenti privi di una consequenzialità logica, che fanno sembrare l’opera una pallida e volgare imitazione di vecchi successi del passato. Nonostante l’impegno di buona parte del cast, la sceneggiatura di Honoré mette in difficoltà tutti gli attori, che si ritrovano a dover riproporre scene senza mordente, volte a scuotere la memoria degli appassionati, fallendo miseramente.

Malgrado le premesse molto interessanti, questa pellicola non è stata in grado di rispondere a nessuna delle domande poste all’inizio. Del monumentale attore che era Marcello Mastroianni non viene mostrato il lato più umano, relegando il suo rapporto con la figlia a sporadiche scene nelle quali è il divo a nascondere e sopraffare l’uomo che vi si nasconde dietro. Marcello Mio non è un film privo di spunti di riflessione, tuttavia questi si perdono in una sequela infinita di scene citazionistiche che tolgono spazio all’umanità dei personaggi. Ed è così che, a discapito di Marcello e Chiara, ci vengono mostrate delle imitazioni del Mastroianni che già conoscevamo.

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One thought on “Marcello Mio, la recensione: tributo o imitazione?

  1. Ho visto il film “Marcello mio”. Brava Chiara Mastroianni (ma potrebbe essere impiegata in ruoli che non rievochino immancabilmente la figura paterna, bensì se stessa e recitare in italiano, che tra l’altro parla bene, senza saltare anche nell’inglese e nel francese, tanto non credo che la grande Catherine si offenderebbe), sulla Deneuve e Luchini nulla da dire, li conosciamo già. Tuttavia, ho trovato la trama un po’ inconsistente, peggio, “impastata” d’un dolore ed un rimpianto – a volte patetici – da parte della figlia dell’indimenticabile “Marcello NOSTRO”, e della compagna Catherine Deneuve che sembra non aver tuttora elaborato il lutto per la fine della storia con Mastroianni che continuamente invoca e rievoca. Un po’ di dignità, diamine, in fondo “Je sui Catherine Deneuve, n’est ce pas?” ! Marcello, quando veniva definito un “latin lover” si schermiva, si dichiarava tutt’altro, ma dal rimpianto espresso dalla Deneuve nei suoi confronti, deduco sia stato un amante indimenticabile…Sono rimasta infastidita dai commenti francesi sugli italiani, ma particolarmente sulla sottintesa “rivendicazione” da parte della Francia di un attore indimenticabile e grandissimo artista che, parentesi Deneuve a parte, è e rimane ITALIANO. Del resto, i francesi sono noti per accaparrarsi meriti, cultura, tradizioni, grandezza della storia artistica e non solo ITALIANA, ARTISTI d’inimitabile grandezza pure ITALIANI ed in materia non solo di cinema, ma anche e soprattutto di opere d’arte trafugate da Napoleone Bonaparte e mai restituite alla Patria cui appartengono, della cucina italiana di gran lunga migliore della loro, dei vini, e particolarmente della moda, neppure lontanamente paragonabile a quella francese. Gli italiani sono noti nel mondo per il gusto sopraffino. I cugini d’Oltralpe, in un modo o nell’altro, risultano sempre invidiosetti… un film da vedere, dunque, se non altro per credere…

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