Love, Death & Robots, la recensione della seconda stagione su Netflix

A distanza di due anni dal debutto della prima stagione su Netflix, ecco che l’avanguardistica Love, Death & Robots (qui il trailer) fa il suo ritorno sulla famosa piattaforma di streaming. La prima stagione della serie si era principalmente caratterizzata per la presenza di un lato tecnico invidiabile e sorprendente per un prodotto d’animazione, lasciando però da parte lo sviluppo delle componente narrativa; gli episodi della serie risultavano quindi essere un gioia per gli occhi, ma poco approfonditi sul lato della trama. Questa seconda stagione ha deciso di continuare su questo percorso, raccontando storie semplici ma condite da un’estetica fenomenale.

La nuova stagione di Love, Death & Robots si è dimostrata in grado di mescolare tra di loro episodi frenetici e scatenati, con altri più lenti e profondi, riuscendo a donare allo spettatore non solo momenti di pura azione folle, manche buoni spunti di riflessione. I temi trattati nelle diverse puntate sono molteplici, impossibile non parlare di episodi come: Pop Squad con protagonista un poliziotto che dovrà fare i conti con la sua moralità, passando per altri come Il gigante affogato, dove l’improvviso ritrovamento di un enorme cadavere umano in riva ad una spiaggia, porterà uno scienziato a riflettere su argomenti come la morte e alcuni aspetti della società odierna in cui viviamo, arrivando poi a toccare la tematica del razzismo con altri episodi come avviene in Ghiaccio, che racconta la storia di due fratelli alle prese con un pericoloso gioco tra ragazzi.

love, death & robots 2

Altre storie come La cabina di sopravvivenza, sono invece più povere dal punto di vista del contenuto e puntano tutto sul mostrare i muscoli stilisticamente parlando; questo episodio nello specifico, ha il vanto di avere dalla sua anche la partecipazione di una grande stella del cinema: Michael B. Jordan, nel ruolo di un pilota che dovrà lottare per la sua vita dopo essere sopravvissuto ad un rovinoso atterraggio di emergenza. Un altro episodio di notevole pregio, soprattutto parlando dell’atmosfera cupa e tetra che è in grado di creare, è sicuramente L’erba alta, senza dubbio la puntata con l’impronta horror più marcata di questa stagione; la vicenda presentata è quella di un uomo che, dopo un guasto ad un treno, scende dalla sua carrozza per avventurarsi in un campo erboso, dove farà un’esperienza a dir poco terrificante.

Al di là delle incertezze narrative, Love, Death & Robots, risulta un’ottima serie di intrattenimento, realizzata divinamente, come già anticipato, sia graficamente che tecnicamente.

Stavolta ci siamo trovati di fronte ad un numero minore di episodi, solo otto, mentre nella prima stagione erano stati quattordici; ma aver ridotto il numero di puntate ha consentito all’opera di riuscire ad essere ottima qualitativamente, adempiendo a soddisfare lo spettatore in una missione non facile, ovvero quella di assicurare divertimento evitando la sensazione di già visto, tenendolo incollato allo schermo per tutta la durata delle puntate.

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