Lo scontro, la recensione della serie Netflix

Lo Scontro, la recensione della serie Netflix con Steven Yeun e Ali Wong, DassCineMag

Se c’è una realtà che negli ultimi anni ha saputo imporsi all’interno dell’industria audiovisiva americana, riuscendo a generare attorno a sé un’attenzione particolare e ad istituire una vero e proprio brand, questa è sicuramente A24. La casa di produzione statunitense, protagonista indiscussa degli ultimi Oscar con il film Everything Everywhere All At Once dei Daniels portatosi a casa ben sette statuette, è il faro nel buio della produzione e distribuzione di pellicole indipendenti e d’essai made in USA. Da qualche anno, non indifferente ai cambiamenti e all’evoluzione del cosiddetto spettatore “televisivo”,  si è cimentata anche nella produzione di prodotti seriali – un esempio su tutti Euphoria, serie cult di HBO con protagonista Zendaya – e proprio in questi giorni in uscita su Netflix arriva una nuova e interessante produzione: Lo scontro (trailer, titolo originale Beef) creata dallo sceneggiatore Lee Sung Jin.

La serie vede protagonisti le star Steven Yeun e Ali Wong nei panni di Danny e Amy. I due non potrebbero essere più diversi (apparentemente). Amy è un’imprenditrice in ascesa, la cui società specializzata nel commercio di piante sta per firmare un importante affare, è sposata con George (Joseph Lee), figlio di un famoso designer, ed è madre della piccola June. Danny al contrario è un ragazzo umile che si occupa di riparazioni, vive alla giornata insieme al fratello minore Paul (Young Mazino) e spera di riportare i genitori negli Stati Uniti, tornati da tempo in Corea del Sud a causa di problemi economici. Ciò che unisce le vite dei protagonisti de Lo scontro è un evento a cui lo spettatore assiste durante i primi minuti di visione. Il conflitto preannunciato dal titolo ha la sua genesi nei pressi di un grande centro commerciale. I due, a bordo delle proprie vetture, una più lussuosa, una più spartana, si scontrano ad un incrocio provocando un’inaspettata furia che porterà ad un successivo inseguimento, le cui conseguenze saranno spalmate durante il corso dei dieci episodi portando a scenari tutt’altro che prevedibili.

Lo scontro è una serie calibrata alla perfezione, estremamente consapevole delle proprie capacità e che mette in scena in modo intelligente svariate questioni sociali e private. Amy e Danny appartengono a due classi sociali opposte, sono il ritratto di due facce distinte degli Stati Uniti contemporanei, ma rappresentano anche le due possibili varianti del sogno americano. Entrambi sono di origine asiatica e figli di immigrati, eppure se Amy con i suoi sforzi è riuscita ad affermarsi nella sua professione, scalando la piramide sociale, Danny arranca, è poco incentivato e, disilluso nei confronti del cambiamento, svolge il suo lavoro con incuria e negligenza. Queste differenze sono ben tratteggiate nel corso degli episodi, attraverso gli ambienti, l’abbigliamento e i personaggi che circondano i protagonisti: Amy vive in una moderna villa a Calabases, Danny condivide un piccolo appartamento con il fratello nei quartieri poveri, lei frequenta imprenditrici miliardarie, lui è invischiato nei loschi affari del cugino galeotto e così via.

Questo netto contrasto, che fa leva su stereotipi ben precisi della società americana, subisce però un’alterazione nel momento in cui questi due universi entrano in collisione. Scontrandosi, le regole cominciano a sbiadirsi lungo i bordi. Finora, rimanendo su un piano più superficiale e immediato, si è parlato solamente delle differenze e discrepanze che hanno unito i due protagonisti e provocato il loro inevitabile conflitto. Quello che però rende la serie più profonda e attuale, è l’analisi che fa all’interno delle vite e della psicologia dei suoi personaggi nel momento in cui affronta le tematiche più intime e personali che li coinvolgono. L’apparenza è quella di un prodotto tendenzialmente volto alla commedia, esagerato e dissacrante, con il piede sempre premuto sull’acceleratore, ma è durante la visione che lo spettatore ha la possibilità di accedere a quella che può essere chiamata l’altra faccia della medaglia. Ciò unisce Amy e Danny è la rabbia, quella rabbia inespressa e lasciata covare in sé, una condizione di perenne insoddisfazione.

La serie, attraverso i suoi rocamboleschi escamotage, cerca di essere l’espressione più sfrenata di questa rabbia, un urlo, uno sfogo liberatorio. Sì, è vero, la narrazione è farcita di minacce, rapimenti, furti con scasso e così via, ma allo stesso tempo entra nell’intimità dei suoi comprimari, lasciando ampio spazio e trattando con delicatezza argomenti come il suicidio, l’ansia, il matrimonio e le responsabilità famigliari. Uno show che regala allo spettatore momenti di catarsi ed epifanie quotidiane, come ad esempio il lungo pianto di Danny durante la messa della domenica, dove l’attore Steven Yeun conferma il suo eccezionale talento, o le sedute dalla psicanalista di Amy, in cui Ali Wong dimostra una vulnerabilità insolita rispetto alle sue prove da stand-up comedian note al grande pubblico. 

All Is Full of Love è la canzone di Bjork all’interno della soundtrack usata come sottofondo ad uno dei più intensi momenti della serie. “Tutto è pieno d’amore”, nonostante la rabbia, la furia impazzita che contraddistingue Lo scontro. I suoi personaggi sono imperfetti e spesso detestabili, ma ogni loro gesto è dettato da un forte sentimento d’amore verso le persone che amano e verso se stessi, finalmente liberi dalle sovrastrutture sociali, pronti a prendersi la loro rivincita su una vita che da troppo tempo li tiene in gabbia. 

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