#RomaFF18: La erección de Toribio Bardelli, la recensione del film di Adrián Saba

Candidata come la migliore pellicola peruviana internazionale agli Oscar del 2024 La erección de Toribio Bardelli (trailer), del giovane regista Adrián Saba, si presenta come una commedia capace di indagare l’animo umano. Il film, infatti, riesce a mettere in scena in modo efficace il tacito sentimento di profonda solitudine che, in modo differente, attanaglia tutti i personaggi.

Toribio (Gustavo Bueno) viene presentato come un uomo che cerca disperatamente di negare, a sé stesso e agli altri, l’inevitabile scorrere del tempo; dopo la morte della moglie lo vediamo trascorrere le notti tra club e prostitute con cui cerca di colmare il vuoto che lo dilania. Proprio con una dimostrazione puerile di sbruffoneria, ovvero rifiutandosi di scendere dall’auto dopo essere stato fermato da un carabiniere, riunisce la famiglia, che capiamo subito essere decisamente disfunzionale. I tre figli Sara (Gisela Ponce de León), Luz (Michele Abascal) e Silvestre (Rodrigo Sánchez Patiño) si presentano in commissariato per pagare la cauzione ma Toribio, invece di apparire grato e mortificato, si fa condurre alla farmacia più vicina così da poter comprare dei farmaci per la sua disfunzione erettile. L’uomo anche in questo caso, quando la farmacista gli nega i farmaci, agisce d’impulso rubando quante più pasticche riesce per poi, una volta capito che i figli non saranno suoi complici nel furto, correre via.

I figli, al contrario del protagonista che continua a passare in modo schizofrenico da uno stimolo (figurato e non) all’altro, vivono la propria vita sia in modo remissivo che decisamente caotico. Appaiono relativamente sereni solo quando si riuniscono, solitamente per controllare il genitore in un completo ribaltamento dei ruoli, per poi dividersi sbrigativamente e ripiombare, poco tempo dopo, in un senso di profonda inadeguatezza che li accomuna. Sara è il personaggio in cui questo elemento appare più chiaramente visto che il disagio che prova è decisamente fisico (è cieca), mentre per Silvestre si traduce nel vizio dell’alcool e per Luz una profonda insicurezza.

Sara risulta essere il personaggio più stravagante del film, riuscendo a dare colore alla commedia ma creando anche una dimensione decisamente introspettiva come quando si imbarca in una situazione al limite del ridicolo chiedendo a un taxista di seguire un camion della spazzatura dove, per sbaglio, è finito il cadavere del suo cane guida. Alla fine di questa avvenuta estemporanea Sara finirà in commissariato dove incontra Ruben, un uomo che le farà presente, in modo decisamente brusco, che a nessuno dei suoi familiari interessa realmente della sua condizione, per poi saldare lui stesso la parcella del taxista che Sara aveva lasciato impagata.

Lo stesso sentimento di abbandono e disinteresse da parte della sua famiglia pervade anche Silvestre quando, dopo una serata all’insegna dell’alcool, chiama disperato la madre della persona che è stata il suo donatore nel trapianto di cuore a cui si è sottoposto. Mettendo così in moto una situazione al limite del reale dove la donna non solo lo conduce a casa sua ma finisce per accudirlo come se fosse davvero suo figlio. Luz, che al contrario dei fratelli appare essere l’unica ad aver avuto un vero e proprio rapporto con la madre, con cui continua a “parlare” registrando la sua voce in un registratore, sfoga il suo bisogno di amore attraverso una tossica relazione segreta con il proprio capo.

Mentre la narrazione procede attraverso un montaggio simultaneo che mostra le bizzarre situazioni che stanno vivendo i personaggi, Toribio decide infine di incontrare un vecchio flirt del suo passato, Celestine (Lucélia Santos). La donna rappresenta per il protagonista un rimpianto rispetto a tutto ciò che la scelta di amare Celestine al posto della moglie avrebbe comportato nella sua vita. L’appuntamento sebbene abbia inizialmente le potenzialità di costruire le basi per una storia d’amore, viene troncato dalla donna per via della smania di Toribio di arrivare “preparato” all’atto sessuale. Una decisione che non turba più di tanto il protagonista e che risulta prevedibile dal fatto che l’uomo, nonostante avesse scoperto da tempo che la moglie gli era stata infedele, tenga ancora delle sue foto in bella vista; al contrario quelle di Celestine rimangono relegate dentro una scatola impolverata.

Il finale non convince particolarmente, nonostante rappresenti una degna conclusione del soggetto sviluppato all’inizio. Il film appare infatti manchevole di quel pizzico di senso, rispetto ai dilemmi relazionali trattati in tutto il corso della narrazione, che lascia lo spettatore proprio con lo stesso sentimento di insoddisfazione che sembra essere il filo conduttore di tutta la storia.

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