La Cineteca Griffith di Genova – Intervista a Massimo Patrone

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Nel panorama degli archivi cinematografici italiani uno spazio di rilievo lo occupa la Cineteca D.W. Griffith, con sede a Genova, inaugurata il 5 aprile 1975 dal ricercatore Angelo Humouda, frequentatore del CUC (Centro Universitario Cinematografico), che iniziò a acquisire dal Moma di New York alcune pellicole mute di David Wark Griffith in 16mm. Negli anni successivi Humouda iniziò a collezionare altri muti di vari registi e l’archivio della cineteca si arricchì ulteriormente di preziose rarità della preistoria del cinema, arrivando a oltre 2000 titoli. Nel 1978 diede anche il via alla rivista Griffithiana, passata alla Cineteca del Friuli fino al 2001, anno in cui ha cessato le pubblicazioni.

Nel 1987 Humouda si ritirò dall’incarico quando il comune di Genova interruppe i rapporti istituzionali con lui. La direzione passò ad Alba Gandolfo, socia fondatrice, e il responsabile dell’archivio divenne Massimo Patrone, collezionista genovese con qualche esperienza da attore (lo si era visto nei panni di un ricoverato in manicomio ne La classe operaia va in paradiso [1971] di Petri e nella parte del bidello assassino in Sbatti il mostro in prima pagina [1972] di Bellocchio), che abbiamo avuto il piacere di intervistare.

In seguito, la collezione della cineteca si è ulteriormente arricchita e ora, ci dice Patrone, il suo patrimonio consta di quasi 6000 titoli in 35mm e 16mm, tra film italiani e stranieri, in lingua originale e non, alcuni dei quali in copia unica al mondo. Oltre alla vasta filmografia di Griffith (“il padre dei film” come lo denominano Kevin Brownlow e David Gill nel titolo di un bel documentario a lui dedicato), la cineteca custodisce i vari corti di Georges Méliès, Edwin S. Porter, numerosi titoli noir americani e italiani oltre che 1500 film d’animazione. E le rarità assolute sono allettanti, due in particolare vanno menzionate; la commedia musicale statunitense Parlami d’amore Mariù (1934, regia di S.V. Casolaro) girata da emigrati italiani e interamente parlata nella nostra lingua, e i dodici minuti di 8 ½ sull’elicottero (1963), che consistono nelle riprese di prova inedite del film di Federico Fellini girate dalla soggettiva di un elicottero e che riguardano la sequenza con il lancio del manichino e quella finale. Considerata la sua preziosità, la copia del film Casolaro (in 16mm) è stata recentemente digitalizzata dalla Cineteca Nazionale, al fine di garantirne una maggiore preservazione futura.

« Quando io e Alba abbiamo preso le redini della cineteca» ci racconta Patrone «la situazione non era facile; c’era già la crisi del cinema e la cineteca non aveva più rapporti con il comune di Genova, perché appunto li aveva troncati con Humouda. Poi li abbiamo ripresi, ma molti anni dopo. E ci hanno dato anche uno spazio per le pellicole, cosa non da poco. Da un anno abbiamo messo delle griglie nei cellari dove sono conservati i film per il ricambio dell’aria, specialmente di notte, nonché alcune ventole. Il cambiamento d’aria notturno è importante per le pellicole in triacetato, che in caso contrario potrebbero facilmente andare in sindrome acetica e quindi deteriorarsi irrimediabilmente. Per le pellicole infiammabili in nitrato il processo di decomposizione è ancora più veloce, ma ci tengo a specificare che noi non abbiamo materiale in nitrato».

Ovviamente di progressi nella preservazione del patrimonio cinematografico italiano ne sono stati fatti, ma qualcosa potrebbe ancora migliorare. «In Italia forse siamo un po’ in ritardo rispetto al resto d’Europa» aggiunge ancora Patrone «fortunatamente c’è chi ha fatto passo da gigante, come la Cineteca Italiana che ha realizzato dei cellari con la temperatura a -12°C».

E per quanto riguarda i progetti futuri il responsabile spende ancora qualche parola «abbiamo intenzione di aprire una piattaforma dove caricare alcuni film muti molto rari e ovviamente privi di diritti. E l’idea sarebbe quella di abbinare al film un breve video di presentazione con uno studioso di cinema che racconta la storia della pellicola in questione. Un’altra idea è quella di realizzare un’iniziativa in cui raccontare la visita di Griffith in Italia avvenuta nel 1924. Il regista venne nel nostro paese, accolto in pompa magna e gli fu proposto di girare un film. La cosa non andò in porto e sul perché ci stiamo ancora documentando. È una storia interessante da raccontare».

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