The Beekeeper, la recensione: il nuovo film di David Ayer

the beekeeper, la recensione del film

The Beekeeper (trailer): un sicario dei servizi segreti in pensione torna in azione per vendicare una donna anziana che si è tolta la vita a seguito di un spaventosa truffa informatica che l’ha ridotta in rovina. La sua ricerca dei responsabili lo porterà ai vertici di un organizzazione con appalti governativi e fino al figlio della Presidente degli Stati Uniti.

David Ayer, sceneggiatore del primo Fast & Furious e di Training Day, che ha fruttato l’Oscar a Denzel Washington, mette in scena un film d’azione ritmato e adrenalinico ma poco originale e piuttosto debole nella scrittura. L’idea che il sicario sia diventato un apicoltore e che questi sia anche il suo vecchio nome in codice da operativo è carina, così come lo è l’idea che esista una struttura segreta governativa di specialisti che usa le terminologie dell’apicoltura come lingua in codice, ma la narrativa del film non riesce ad andare oltre; qualche metafora piuttosto facile sulle regole dell’apicoltura e le strategie militari non bastano per rendere il film interessante.

Ayer deve la sua popolarità al primo film di The Suicide Squad ed al film di guerra Fury con Brad Pitt, ma dopo questi due progetti di un certo spessore industriale il resto della carriera è stata in calo con alcuni film addirittura quasi invisibili sul mercato americano. La scelta di lavorare con un attore di grido per il genere come Jason Statham (che, tra gli altri film, abbiamo visto in Wrath of Man) è ovviamente strategicamente perfetta, ma il prodotto non sembra riuscire a sollevarsi da un livello medio nordamericano più adatto allo streaming che al grande schermo.

the beekeeper, la recensione del film

Il casting è di notevole livello, le ambientazioni sono efficaci, il film ha un buon ritmo ed una durata sostenibile ma la costruzione della sceneggiatura è discutibile, talvolta è possibile anticipare la battuta di un personaggio e le caratterizzazioni sono ridotte all’osso. Il film è sicuramente un buon prodotto medio per il fandom di Statham e l’attore indossa i panni dell’apicoltore assassino con notevole facilità, ma le scene sono troppo frettolose ed i dialoghi sembrano davvero fatti sul modello di tutto ciò che è già stato scritto.

I punti di forza di The Beekeeper sono naturalmente costituiti da sparatorie e combattimenti ma anche in questo caso le recenti innovazioni apportate da altri film, ad esempio la serie di John Wick, mettono in evidenza una produzione più a basso costo con evidenti difficoltà a gestire gli elementi più suggestivi del prodotto di Ayer. Il film soffre di una costante emozione di déjà-vu con inevitabili paragoni precedenti molto più riusciti e convincenti, caratteristica che lo porta a non decollare mai e a soffrire, nella parte finale, di una banalità strutturale che affossa l’operazione. Un prodotto usa e getta che non annoia come ritmo ma che sicuramente non aggiunge o toglie nulla al panorama del cinema di genere attuale.

Il film è in sala dall’11 gennaio.

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