Insidious – La porta rossa, la recensione: un finale anonimo per una saga dimenticata

Si è conclusa, nel silenzio più assoluto, la (seconda) saga di punta di James Wan, Insidious. Una saga avviata nel 2010 che, pur partendo da dei presupposti interessanti e, soprattutto, per il genere, innovativi, non aveva più nulla da dire già dal suo secondo capitolo. Non è un caso che a partire dal secondo sequel si sia cercato, con risultati modesti, di distaccarsi dalla narrazione originale per raccontare qualcosa di nuovo.

Insidious – La porta rossa (trailer), invece, voleva in qualche modo promuovere un ritorno alle origini che si è tradotto in un nulla di fatto. Assistiamo, infatti, al ritorno dei protagonisti originali, in particolar modo di Dalton Lambert (Ty Simpkins che abbiamo visto recentemente in The Whale) e di suo padre Josh (Patrick Wilson, in questo caso anche regista del film).

Proprio quello che avrebbe dovuto rappresentare il punto di forza del film si è rivelato essere anche il principale punto debole. Infatti, se i capitoli precedenti avevano a modo loro ampliato l’universo di base del racconto, introducendo nuovi personaggi e situazioni, questo film sembra in un certo senso regredire e ritirarsi in sé stesso. Poiché, se da una parte vediamo il ritorno della famiglia protagonista del primo capitolo, dall’altra tutta la pletora di comprimari introdotti nel frattempo viene meno. Elise (Renai Lambert), Specs (Leigh Whannell) e Tucker(Angus Sampson) , in un certo senso i veri protagonisti della saga, apparsi in tutti i capitoli, si limitano ad un lieve cameo sullo sfondo, non contribuendo alla narrazione. I pochi personaggi effettivamente familiari allo spettatore sembrano al contempo diversi, difficili da riconoscere. Il personaggio di Dalton, in particolare, sembra persino respingente nei confronti degli appassionati della saga, rendendo difficile, se non vana, ogni possibile forma di empatia.

Insidious-La porta rossa, la recensione dell'ultimo capitolo della saga di James Wan

Inoltre, sin dal primo sequel (uscito nel 2012), si è più volte insistito nel teaserare il ritorno del suddetto demone rosso, antagonista del primo capitolo della serie sul quale si è puntato molto ma senza comprenderne appieno le motivazioni. Insidious – La porta rossa portava avanti l’obiettivo di giocare su un’iconografia mai davvero affermatasi nel genere, di giocare sull’effetto nostalgia per un qualcosa di noto agli appassionati, ma non è riuscito a sorprendere come avrebbe voluto. A differenza dell’universo di The Conjuring, la saga di Insidious non possiede delle figure, come quella di Annabelle, diventate iconiche presso il pubblico generalista, figure che permettono letteralmente ad un film del genere di vendersi da solo, e mai come in questo caso ne ha sofferto così tanto l’assenza. Quindi, anche nel rivedere questo famigerato demone (la cui presenza anche in questo caso è particolarmente limitata), la maggior parte degli spettatori si ritroverà a tirare in su le spalle chiedendosi quale fosse il punto di quanto visto.

Ci troviamo davanti ad un Insidious povero di presenze paranormali, dove il focus centrale dovevano essere i suoi protagonisti, personaggi che invece non sono mai stati così poco interessanti. Va comunque detto che vi sono, all’interno del film, almeno un paio di sequenze genuinamente inquietanti, ma,in generale, l’atmosfera cupa e, per certi versi grottesca, che aveva caratterizzato i capitoli diretti da James Wan, si è un po’ persa per strada. Un film che si presenta come conclusivo ma che non sembra davvero chiudere niente. Non sorprenderebbe leggere di un sesto capitolo all’orizzonte poiché la vicenda narrata più che chiudersi sembra interrompersi bruscamente, la sensazione che si ha durante la visione, infatti, è quella di un ultimo atto mancante, volto a racchiudere tutto ciò che è stato raccontato nell’arco di quattro film e dargli un degno finale. Cosa che, purtroppo, non avviene, fornendo di contro una soluzione quasi ridicola e priva di qualsiasi pathos ai problemi da cui la famiglia era attanagliata, al punto da chiedersi se fossero davvero necessari tutti quegli interventi spiritici nei capitoli precedenti.

Non sorprende, quindi, constatare come né James Wan né la Blumhouse sembrino voler puntare su questo film, con una campagna promozionale veramente limitata che ha forse raggiunto solo gli appassionati del genere. Molti dei quali, probabilmente, hanno già abbandonato la saga da tempo. È un finale anonimo quello che vediamo, privo di personalità, privo di enfasi, destinato a scomparire nel nulla insieme, probabilmente, al nome stesso di Insidious, che forse non è poi così iconico oggi come alcuni desidererebbero.

Il film sarà nelle sale dal 5 luglio.

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