Il teorema di Margherita, la recensione: la vita come laboratorio di ricerca

Il teorema di Margherita, recensione del film di Anna Novion

«La matematica non deve mescolarsi con i sentimenti». Margherita (Ella Rumpf) è troppo emotiva per il mondo della scienza, troppo fredda per le relazioni umane e troppo razionale per la vita pratica; ed è anche, per definizione, inscindibile tanto dalla sua componente emozionale quanto dalla sua componente logica. A renderla una matematica straordinaria e a spingerla, alla fine, al successo, è proprio un’instancabile determinazione e il fuoco perpetuo della sua passione per numeri, formule e, su tutto, per l’ancora indimostrata congettura di Goldbach, di cui si è innamorata da bambina. D’altra parte, quando fa incursione nella dimensione mondana, Margherita non riesce a fare a meno di scorgere, in ogni angolo di essa, teoremi e dimostrazioni: la matematica è per lei naturale strumento di lettura del mondo.

Presentato alla 76ª edizione del Festival di Cannes, nella sezione Special Screenings, Il teorema di Margherita (trailer) è il terzo lungometraggio della regista e sceneggiatrice francese Anna Novion. Ella Rumpf, l’attraente e disturbante Alexia in Raw – Una cruda verità di Julia Ducournau, qui sembra irriconoscibile: veste i panni della brillante, caotica e involontariamente comica Margherita, dottoranda in matematica presso la prestigiosa École normale supérieure di Parigi e sotto l’amorevole, nonché sottilmente invidiosa, guida del Professor Werner (Jean-Pierre Darroussin). Proprio mentre sta presentando il risultato più prezioso della sua ricerca ad un’incantata platea di colleghi, Margherita si accorge della fallacia di una delle premesse della sua dimostrazione e il mondo le crolla addosso.

Pur essendo la protagonista già entrata nell’età adulta, alcune sue caratteristiche e diversi elementi di trama – come l’esplorazione della sessualità, la scoperta dell’intimità nei rapporti umani e le prime esperienze considerate trasgressive – rendono Il teorema di Margherita un inusuale coming-of-age. Similmente a quanto si riscontra spesso nel filone, anche il film di Novion rischia di cadere in facili cliché: in questo caso, quello del genio della matematica che, specie se di genere femminile, dedica la totalità del suo tempo agli studi, disinteressandosi a qualsiasi possibile distrazione da essi. Lo stereotipo viene però scardinato, seppur non sotto l’aspetto del genere, dalla presenza del personaggio di Lucas (Julien Frison), l’altro brillante dottorando di cui Werner è supervisore e che fa da contraltare a Margherita: inizialmente suo antagonista, in quanto dedito ad un argomento di ricerca simile, sarà presto proprio lui a segnare una svolta decisiva nella mentalità della giovane donna, rendendola consapevole dell’importanza di coltivare una «vita oltre la matematica» e della connessione umana anche nell’ambito della ricerca.

Margherita è polo d’attrazione del film, di cui, dietro le sue spalle, si nascondono abilmente i difetti. Su di lei poggia la godibilità di una visione che trascina e intrattiene, grazie soprattutto all’affetto che facilmente si stabilisce nei suoi confronti. È evidente che il personaggio sia stato ben caratterizzato in fase di scrittura, ma è altrettanto doveroso riconoscere quanto del suo irresistibile carisma dipenda da Rumpf. È giunta a confondersi con Margherita e a conferirle tangibilità. L’arricciare il naso e il tirare su gli occhiali in momenti di concentrazione, il modo buffo di ballare (no, non in discoteca, ma strusciandosi contro un espositore nel negozio di scarpe in cui lavora) o di fissare insistentemente qualsiasi uomo trovi attraente (perché, come ci si può accorgere se i ragazzi ci guardano, quando noi non li guardiamo mai?), sono tutti dettagli dell’interpretazione di Rumpf; per noi spettatori, però, semplicemente le prime particolarità che saltano all’occhio di un individuo che stiamo conoscendo.

Nonostante i passaggi narrativi troppo precipitosi e le molte soluzioni sonore e di montaggio banali, Il teorema di Margherita è un’opera coesa e vibrante: in ogni parte di essa palpita lo spirito avventuriero e sperimentatore che, all’inizio, è celato nella protagonista, per poi emergere con intensità prorompente e trascinarla a riva di zone dell’esperienza umana ancora da lei inesplorate.

Dal 28 marzo al cinema.

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