La commedia all’Italiana ha una storia fin troppo ricca e longeva per essere discussa in poche parole. Spesso definita fiore all’occhiello del cinema nostrano. Capace di fondere assieme grandi successi di pubblico e riflessioni amare di una lucidità incredibile. Il vero problema sorge però quando si parla del dopo, su quanto sia accaduto a seguito di quel periodo d’oro. Tra chi parla di tracollo definitivo (additando i cinepanettoni di Boldi e De Sica come colpevoli), o chi invece guarda al futuro, facendo notare che diversi film odierni mostrino tracce inequivocabili di quello spirito satirico e caustico d’un tempo.
Tra gli esponenti odierni di tale genere, un posto d’onore lo sta senz’altro guadagnando Riccardo Milani, regista di film come La Guerra degli Antò o Come un Gatto in Tangenziale. Approcciando un film come Un mondo a parte (trailer), ultimo suo lavoro, i dubbi di certo non mancavano. A partire da un trailer non molto coinvolgente, che svelava un incipit tanto semplice quanto già visto. L’impressione a pelle era di trovarsi di fronte ad un film banale, girato in breve tempo per provvedere qualche risata con poco sforzo. Per fortuna però, le apparenze ingannano.
La storia del film è incentrata su un insegnante, Michele Cortese (Antonio Albanese). Dopo anni da professore delle medie nella capitale nei suoi occhi si vede, inequivocabile, la stanchezza e la necessità di cambiare aria. La sua vita riceve un’incredibile svolta quando la sua richiesta di trasferimento in provincia viene accettata. Questo nonostante le perplessità di chi lo circonda. Il tutto per trascorrere sei mesi in uno sperduto paesino tra le montagne abruzzesi.
Un incipit tanto vecchio quanto il cinema stesso. Il cittadino urbanizzato che esce dal proprio habitat asfissiante per trovare la genuinità e la serenità che gli erano tanto mancate (in questo pazzo mondo moderno). È facile immaginarsi quindi il resto della vicenda. Magari quando il protagonista capirà il vero senso della vita non appena assaggerà il vero cibo chilometro zero e respirerà la vera aria del posto. Da Benvenuti al Sud sino a Cars, si tratta di uno stilema che stanca al suo solo essere nominato.
Ma come già detto, le apparenze ingannano.
A una decina di minuti di film infatti, ogni preconcetto e aspettativa viene completamente sovvertita. Trovandosi di fronte alla realtà contadina, quella vera e rozza, fatta di lupi selvatici, letame e basse temperature, il professore capisce quanto, quel suo mondo di sogni, green e idilliaco, non sia mai esistito. In poche parole, il film che ci saremmo aspettati di vedere, dopo il trailer, non è che il primo atto di un’intera storia di trasformazione con al centro quel piccolo e schivo professore. Da outsider, incapace di accendere una stufa per scaldarsi, sino a guerriero pronto per combattere per ciò in cui crede. Il tutto perché quel “mondo a parte”, di cui è appena diventato membro, senza il suo apporto rischia di scomparire per sempre. Il film di Milani quindi gioca con le nostre emozioni, come solo una commedia all’italiana riuscirebbe a fare. Facendoci sorridere a 32 denti per poi tirarci un pugno svelandoci la verità dei fatti.
Strutturalmente il film risulta quasi intoccabile. Essendo l’intreccio pulito, ben raccontato e con un ritmo sufficientemente incalzante. L’anello debole, se proprio fosse necessario trovarlo, sarebbe senz’altro il terzo atto. Proponendo infatti un epilogo fin troppo allungato e a tratti forzato solo per ottenere un hollywood ending. Un plauso va dato al cast in generale. Al di là dell’ottima interpretazione di Albanese, ormai al suo quinto lavoro girato con Milani alla regia, il film può vantare l’interpretazione di un’ottima Virginia Raffaele, sempre capace di calarsi nei ruoli affidatele. Sono inoltre presenti diversi personaggi secondari che risultano interessanti maschere della vita di provincia. Affermazione sicuramente non scontata, data la presenza di diversi bambini a recitare.
Al contrario la realizzazione tecnica generale risulta buona ma non particolarmente brillante. L’uso delle inquadrature, dei colori e le scelte di regia paiono più appartenere a un prodotto televisivo rispetto ad un film per le sale. Allo stesso tempo, in alcune scene sono facilmente riscontrabili errori di continuità o scavalcamenti di campo, che potrebbero essere più sintomo di fretta che di effettiva mancanza di mestiere. Come contraltare, alcuni momenti del film, mostrano senz’altro una certa sperimentazione, l’uso di mezzi più dinamici rispetto a quelli normalmente adoperati per una commedia. Tuttavia i momenti sono pochi e piuttosto dimenticabili.
Indubbiamente il cuore del film è rappresentato dal suo tentativo di ricreare quella stessa critica sociale e di costume così cara agli appassionati del genere. La lista dei temi trattati è davvero lunga: le province abbandonate, la mancanza di fondi all’istruzione, l’integrazione, gli extracomunitari, i profughi di guerra, la corruzione e soprattutto la rassegnazione, il modus operandi dell’italiano medio (dal punto di vista del film) che vede ogni problema e vi si adegua scrollando le spalle.
Quindi, come giudicare Un mondo a parte? È un film che sorprende. Conferma il suo regista come un interessante storyteller e la sua coppia di protagonisti come degli interpreti versatili e funzionanti a prescindere dal contesto. Milani presenta per la gran parte un’istantanea della società italiana contemporanea tanto tragica quanto nitida. Sicuramente è un film che possiede, a tratti, echi di quelle grandi glorie del passato a cui si ispira. Facendoci quindi capire che anche se non con la stessa potenza di un tempo, la commedia all’italiana è ancora viva e vegeta.
In sala dal 28 marzo.