Il patto del silenzio, recensione: il mondo spietato dei bambini

Il patto del silenzio recensione film di Laura Wandel

La nostalgia è uno stato d’animo che prima o poi tutti sperimentano. Solitamente è associata all’infanzia, da sempre sinonimo di spensieratezza, ma siamo sicuri di ricordare bene? Il patto del silenzio (trailer) ci catapulta nel cortile della scuola elementare e, insieme a Nora (Maya Vanderbeque) iniziamo la prima elementare. In questo caso il noi è d’obbligo perché la regista Laura Wandel ha scelto di piazzare la macchina da presa ad altezza bambino, tagliando fuori dall’inquadratura gli adulti e il loro modo di vedere le cose. Il tutto è accentuato dai numerosi carrelli a seguire su di lei, che fanno sentire lo spettatore come l’amico immaginario della protagonista.

Il film condensa il passaggio dalla dimensione domestica a quella pubblica e lo fa in modo tanto delicato quanto spietato. Abel (Günter Duret) , fratello maggiore di Nora, frequenta la stessa scuola e sembra essere il traghettatore di questa attraversata. Il loro rapporto evolve, si sbilancia e porta la protagonista ad uno dei tanti momenti di dolorosa confusione. Mettendo in discussione il proprio fratello, smarrisce anche se stessa perché, se smette di essere la sorella di Abel, allora lei chi è?

In 72 minuti assistiamo a tante piccole fratture nella quotidianità di Nora, che oltre a mettere in discussione il fratello, si scontra con i suoi coetanei, i quali le pongono domande a cui non sa rispondere e che non aveva mai nemmeno concepito. Il patto del silenzio è ambientato interamente nella scuola elementare, con particolare importanza al giardino, che diventa arena di scontri e incontri, di giochi e di lotte, un posto in cui vigono le spietate regole dei bambini.

Il patto del silenzio recensione film di Laura Wandel

La dimensione spaziale è fondamentale, sottolineata dal titolo originale Un Monde, che racchiude il senso di totalità che per un bambino può avere la scuola. Questo mondo si contrappone inevitabilmente a quello della casa, altrettanto totalizzante, poiché per molti anni è stato il solo di cui si era a conoscenza. Quando i due mondi sono in contrasto tra loro avviene una rottura traumatica, in cui non si sa più su chi fare affidamento. È il momento in cui si mette in discussione l’autorità genitoriale, in cui si comprende che la famiglia non è altro che uno dei tanti mondi possibili e che talvolta non è nemmeno il più giusto di essi.

Il punto di forza di questo film è senza dubbio quello di non ritrarre i bambini come perfetti e portatori a tutti i costi di bontà e innocenza, ma di rappresentarli in modo realistico, ammettendo anche la loro crudeltà. Laura Wandell riesce nell’impresa anche grazie alla fase preparatoria alla scrittura, in cui afferma di aver trascorso diversi mesi ad osservare i cortili delle scuole, che le è valsa la partecipazione nella sezione Un Certain Regard alle 74° edizione del Festival di Cannes.

Il patto del silenzio riporta indietro lo spettatore di decenni ma, finalmente, senza quella patina di melensa nostalgia per i bei tempi andati, costringendolo a chiedersi se quel periodo sia stato davvero spensierato come si vuole ricordare.

Il film è al cinema dal 2 marzo.

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