Film da vedere a Natale: i consigli della redazione

Questa non vuol essere la canonica lista dei film di Natale da vedere a Natale, bensì un insieme di consigli espressi da noi redattori. I titoli scelti si basano su gusti assolutamente soggettivi, con il fine di rispondere alla domanda:” qual è il film che per me rappresenta al meglio il Natale?”. Ne è venuto fuori un elenco particolare, variegato e sicuramente fuori dal comune.

TANGERINE (2015; Sean Baker)

tangerine film

Il Natale si può colorare di diverse tinte ma difficilmente ci capita di vederne uno piccante  come quello che fa da cornice a Tangerine (trailer), film di Sean Baker del 2015. Catapultati nella periferia bollente di Los Angeles, tra la prostituzione imperante e la multietnicità della metropoli sconfinata, ci lasciamo trasportare nell’uragano delle vite di Alexandra (Mya Taylor) e Sin-Dee (Kitana Kiki Rodriguez), due prostitute transessuali alle prese con una vendetta molto singolare. 

Il giorno della Vigilia di Natale Sin-Dee esce dal carcere e viene a sapere dall’amica Alexandra che nel frattempo il suo ragazzo l’ha tradita con una “real fish” (una donna con una “vera vagina”). La ricerca di Sin-Dee per acciuffare i due amanti si intreccerà in modo bizzarro con le vicende di una famiglia di immigrati armeni coinvolti anche loro nel giro della prostituzione, dando vita a un quadro estremamente paradossale e grottesco. Tra le riprese effettuate interamente con il suo iPhone 5 e la luce arancione mandarino che illumina le strade di Los Angeles e dà il nome al film, Sean Baker realizza un film demenziale e profondo allo stesso tempo, raccontando con l’agilità e l’indiscrezione di un adolescente la realtà della prostituzione nella grande città e in particolare le vite di due donne transessuali che in questa realtà che le annulla cercano in tutti i modi di ostentare la propria esistenza.

Di Claudia Teti.

UNA POLTRONA PER DUE (1983; John Landis)

una poltrona per due, la recensione del film

Pronti. In posizione. Ognuno è ai posti di combattimento. Tutte le luci accese, l’albero a demarcare il confine tra le diverse aree operative. Tra quattro minuti il timer del forno darà il via a tua madre che scatenerà l’inferno (culinario). Gli zii contengono trepidanti l’inizio delle battaglie ideologiche, la nonna a capotavola attende il suo brodino. Da ogni dove spari, ehm, squilli di telefoni recanti auguri anzitempo, strilli di cugini appena nati, inni natalizi che potrebbero incitare battaglioni. Guardi tuo fratello, tua sorella, chicchessia, e per un attimo rimpiangi la stanzetta da fuorisede che hai dovuto abbandonare per non incorrere nella renitenza alla leva. Ti accasci sul tuo posto, con pesantezza emotiva e leggerezza di stomaco, sperando che la sorte sia benevola ai tuoi lati. Ed è lì che qualcuno, nel marasma generale, compie il gesto straordinario: un dito pigiato sul tasto numero sei. Può così avere luogo l’apparizione. Sorniona. Salvifica. L’amorevole faccia sorridente di Eddie Murphy. Perché che in tavola ci siano gamberetti o lenticchie, pasta al forno o agnolotti, non c’è Natale senza Una poltrona per due (trailer). “Buon appetito”, ti senti finalmente dire. E immancabile arriva il commento dalle retrovie: “Ma qualcuno l’ha mai visto tutto?”.

Di Lorenzo Procopio.

MEET ME IN SAINT LOUIS (1944; Vincent Minnelli)

MEET ME IN SAINT LOUIS, la recensione del film

Per quanto Meet Me in Saint Louis (trailer) si svolga nel corso di una mezza annata – delineando con una serie di vignette la storia della famiglia Smith, a partire dall’estate del 1903 per culminare con la famosa esposizione di Saint Louis di fine anno – la sua rappresentazione calda e confortevole del nucleo familiare può rappresentare la visione natalizia per eccellenza, molto prima che le note di Have Yourself a Merry Little Christmas risuonino nel vibrato malinconico di Judy Garland. Il miracolo del film è il modo in cui riesce a tenere insieme nella stessa rosea confezione gioie e dolori, frivolezze, capricci e crescita personale delle tre sorelle Smith, infiocchettandola con numeri musicali talvolta un po’ datati, ma al cui charme è impossibile resistere. Alla fine la dolcezza prevale, esaltata però dalle punte amare sparse con sapienza per tutta la pellicola; una tazza di cioccolata calda – da gustare preferibilmente in compagnia, e davanti al caminetto.

Di Enrico Truffi.

STAR WARS: UNA NUOVA SPERANZA (1977; George Lucas)

star wars: una nuova speranza, la recensione del film

“Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…” e via di trombe, corni e tromboni: risuona la colonna sonora più iconica della storia del cinema mentre titolo e testo scorrevole riempiono lo schermo e coprono le stelle. Guerre Stellari, poi navi spaziali ribelli, un malvagio Impero Galattico e un conflitto civile che incalza. La sequenza di apertura di Star Wars – Una nuova speranza (trailer) contiene già tutto ciò che la saga ha da offrire: innovazione, riconoscibilità, epicità, battaglie di proporzioni galattiche e…John Williams. Incasso stratosferico (il più alto fino ad allora) e 6 Oscar dopo, lo sanno già tutti: la space opera di George Lucas è una svolta epocale per la fantascienza, per la rivoluzione tecnologica, per il cinema. Blaster, lightsaber e astronavi per il trionfo della tecnica (gli effetti visivi e sonori del film segnano un punto di non ritorno); l’epopea del predestinato Luke Skywalker, del mentore Obi-Wan Kenobi, degli aiutanti robotici R2-D2 e C-3PO per plasmare un genere ed ampliarne la grammatica. E se ogni momento è buono per un rewatch, le festività natalizie sono l’ideale per gettarsi a capofitto nella visione di tutta la saga.

Di Paolo Falletta.

POLAR EXPRESS (2004; Robert Zemeckis)

POLAR EXPRESS, LA RECENSIONE DEL FILM

Nel trito e ritrito catalogo di film natalizi, che vengono sistematicamente riproposti ogni anno, possiamo trovare anche Polar Express (trailer) di Robert Zemeckis. Un film d’animazione ambientato nella notte della Vigilia di Natale, dall’atmosfera decisamente non convenzionale. Il protagonista è un bambino il cui nome rimarrà a noi ignoto che, crescendo, inizia a nutrire forti dubbi riguardo all’esistenza di Babbo Natale. Tuttavia, il suo scetticismo è dovuto al timore di dover accettare che, come sente dire da sua madre mentre finge di dormire, la magia del natale sia giunta al termine. Nella notte, però, una vecchia locomotiva a vapore si ferma davanti al vialetto di casa sua costringendo il bambino, con una vera e propria chiamata all’avventura, ad intraprendere un viaggio fino al Polo nord per assistere alla cerimonia in cui Babbo Natale in persona consegnerà il primo regalo a un fortunato bambino, passeggero del treno. I personaggi risultano stravaganti e, talvolta, ambigui mentre le scene si
susseguono in un crescendo di imprevisti e peripezie. Il tutto contornato da una magistrale colonna sonora curata dal compositore e direttore d’orchestra Alan Silvestri capace di trasmettere un senso di profonda malinconia. Polar express è, inoltre, il primo film ad essere girato interamente in CGI con la tecnica della performance capture nel quale viene utilizzata la mimica facciale di un attore -in questo caso Tom Hanks– per costruire i personaggi digitali. L’attore statunitense, difatti, “interpreterà” ben cinque personaggi tra cui lo stesso protagonista.

Di Marina Anzellotti.

RACCONTO D’INVERNO (1992; Éric Rohmer)

racconto d'inverno, recensione del film

Racconto d’inverno (trailer) non è il classico film di Natale, non sarebbe corretto definirlo tale. Eppure, ci sono molti aspetti che lo legano ai sentimenti che si fanno largo in noi durante il periodo delle festività. È innanzitutto un film che potremmo definire magico, portatore di quel tipo di magia facilmente riscontrabile nelle favole. È un film sulla fiducia, quella fiducia che ci riconduce verso i sogni più intimi ed ingenui. E, sicuramente, è un film d’amore. Amore inteso come legame in grado di superare i confini spazio-tempo. Non potremmo definirla in altro modo se non come la storia di due amanti divisi che sperano di ritrovarsi. Éric Rohmer mostra particolare attenzione ai suoi personaggi, li colora, li carica di sfumature come un abile pittore farebbe con le proprie muse. Vediamo i suoi protagonisti farsi largo nel mondo, vagare continuamente alla ricerca di qualcosa, li osserviamo mentre entrano in contatto tra di loro, stupefatti e, oramai, cambiati. Questa, appunto, non è una storia di Natale, eppure è la storia perfetta da assaporare nel periodo dell’anno in cui tutti (chi più e chi meno) sembrano lasciar vagare liberi i propri desideri.

Di Francesca Nobili.

REGALO DI NATALE (1986; Pupi Avati)

regalo di natale, la recensione del film

C’è chi a Natale fa la classica tombola, chi invece organizza una partita a poker per truffare un ricco industriale. Regalo di Natale di Pupi Avati è il film anti-festivo per eccellenza. A chi non è mai venuta voglia di scappare dal cenone in famiglia? Se la nostra morale ce lo impedisce, la via di fuga è accendere il televisore e lasciarsi trasportare dallo schermo. Un thriller atipico, con la tensione sempre alle stelle, si fonde con una drammatica storia di amicizie perdute e ritrovate. Le incredibili interpretazioni, guidate dall’abile regista bolognese, sono la ciliegina sulla torta (o meglio la crema mascarpone sul pandoro). I cinque protagonisti hanno una chimica folgorante, uno su tutti Carlo Delle Piane che con la sua viscida verve riuscii a conquistare pure la giuria di Venezia, vincendo la Coppa Volpi per la miglior interpretazione
maschile. Se siete stanchi della solita fiaba da lieto fine sotto il vischio, questa è l’alternativa che fa per voi.

Di Alessandro Viani.

BATMAN RETURNS (1992; Tim Burton)

BATMAN RETURNS, LA RECENSIONE DEL FILM

Dopo il successo di Edward mani di forbice (1990), Tim Burton torna nel 1992 alla regia di un altro capolavoro gotico. Batman – Il ritorno (trailer) è infatti una cupissima favola natalizia sull’intramontabile desiderio di accettazione e sulla necessità di “pace tra gli uomini e le donne”. Qui, l’uomo pipistrello è chiamato a scontrarsi con due avversari fino a quel momento nascosti: il Pinguino (Danny DeVito) e Catwoman (Michelle Pfeiffer) emergono vendicativi dalle fogne della società per terrorizzare Gotham City e i suoi amati bambini. Il crimine non dorme mai a Gotham, neanche nelle notti più importanti di dicembre! Il sequel di Batman (1989) raggiunge vette sorprendenti. Le performance sono toccanti e i tre protagonisti combattono ai confini di luce e oscurità. Come Batman (Michael Keaton) è la risposta di Bruce Wayne al trauma della perdita, allo stesso modo il Pinguino e Catwoman sono gli sfoghi ombrosi di Oswald Cobblepot e Selina Kyle all’alienazione fagocitata da predatori come Max Shreck (Christopher Walken). Quest’ultimo è un Machiavelli vestito da filantropo che darà del filo da torcere al cavaliere oscuro. Come possiamo allora essere più buoni e uniti per l’anno a venire? Cominciamo anzitutto col toglierci la maschera…

Di Eugenio Sommella.

TOKYO GODFATHERS (2003; Satoshi Kon, Shôgo Furuya)

tokyo godfathers, la recensione del film

Nonostante la breve carriera, Satoshi Kon ha sicuramente lasciato il segno come uno dei registi e maestri di animazione giapponesi più influenti nel panorama cinematografico nipponico e non solo. Al sentirlo nominare probabilmente i primi titoli che verrebbero in mente potrebbero essere Perfect Blue (1997) o
Paprika (2006), ma ce n’è invece uno che si differenzia dalle tematiche thriller e psicologiche della maggior parte dei suoi film: Tokyo Godfathers (trailer). Siamo a Tokyo, nella notte della Vigilia di Natale. Tre senzatetto – Miyuki (Okamoto Aya), una ragazza fuggita di casa, Hana (Umegaki Yoshiaki), un’ex drag queen, e Gin (Emori Tohru), un uomo di mezza età con problemi di alcolismo – vagano per le strade innevate della città alla ricerca di cibo che li possa aiutare a passare la fredda notte. È proprio rovistando tra la spazzatura che trovano qualcosa di inaspettato: un neonato abbandonato con pochi altri oggetti. Indecisi se tenerlo con sé o consegnarlo alla polizia, i tre si lanciano alla ricerca dei genitori del piccolo, speranzosi di poterlo riconsegnare in mani sicure.

Questa splendida storia, ispirata al romanzo The Three Godfathers di Peter B. Kyne (già adattato per il cinema da John Ford con 3 Godfathers del 1948), mescola sapientemente situazioni drammatiche con momenti umoristici, senza mai abbandonare le caratteristiche proprie del regista, come la tensione e la narrazione frammentata. Con un dolcissimo finale, il film di Satoshi Kon si rivela un’ottima scelta da vedere durante il periodo natalizio.

Di Giulia Mazzoneschi.

MAMMA, HO PERSO L’AEREO (1990; Chris Columbus)

MAMMA HO PERSO L'AEREO, LA RECENSIONE DEL FILM

Un cult assoluto per le generazioni cresciute a pane e Italia Uno, un film che in moltissime case italiane non può mancare ogni anno. La storia la conosciamo tutti: il piccolo Kevin viene malauguratamente dimenticato a casa dalla sua famiglia partita per le vacanze e dopo un’iniziale euforia si ritrova a dover difendere la propria dimora da due brutti ceffi, intenzionati a derubare i suoi genitori approfittando della loro assenza. Mamma, ho perso l’aereo (trailer) è un film che gioca su più fronti. È sì una commedia per famiglie, a tratti infantile a tratti slapstick, ma sa anche suscitare una forte malinconia negli occhi più adulti. Perché si sa, il Natale sa essere una festa molto nostalgica e questo Chris Columbus lo sa bene, parlandoci di rimpianti, del desiderio di riconciliarsi con la propria famiglia e di superare i dissapori che per anni ci hanno tenuto lontani.

È un film che dopo tre anni di pandemia sembra quasi volerci raccontare della ricerca di un contatto, di un abbraccio, di un’umanità che ha sofferto la distanza e che vuole solo ritrovarsi. Dopo vent’anni il film di Columbus continua ancora a scaldare gli animi di più generazioni, svelando nuovi significati e punti di vista e non importa se fondamentalmente nasce da un plagio (lo sa bene René Manzor con il suo Un minuto a mezzanotte) così come non importa se a tratti può apparire un po’ invecchiato (ci ha provato la Disney ad aggiornarlo con il terribile reboot). È un film semplice, che diverte e riesce a comunicare direttamente al cuore di chi guarda, e questo è quanto basta per un vero film di Natale.

Di Francesco Ria.

LOVE ACTUALLY (2003; Richard Curtis)

LOVE ACTUALLY, la recensione del film

La commedia romantica girata di Richard Curtis, diciamocelo, non è granché, a tratti banale, ma negli anni è diventata comunque un cult natalizio. Love Actually (trailer) racconta nove storie d’amore che lasciano tutte l’amaro in bocca e fanno fatica a respirare perché limitate delle due ore di film. Per questo motivo si riducono a storie che non approfondiscono i personaggi e le loro vicende, tanto da far sembrare le corse sfrenate e i gesti romantici affrettati e incomprensibili; come se tutti gli innamorati del film siano spinti ad agire solo dall’attrazione fisica e sessuale, vista la rapidità con cui si innamorano. La pellicola è invecchiata male: ci sono battute sessiste, la donna viene oggettivizzata e il punto di vista è chiaramente maschilista; tutte le donne esistono solo in relazione alla volontà degli uomini. Un piccolo dissenso si ha con il personaggio di Laura Linney che prova attrazione per un suo collega ma viene lasciata perché è troppo presa dall’accudire suo fratello malato. Allora perché a molte persone piace? Forse per la semplicità con cui racconta che “l’amor move il sole e l’altre stelle”, nel bene o nel male; oppure semplicemente ammette quanto sia complicato l’amore e che non sempre, così come lo può essere il Natale per qualcuno, porta felicità e spensieratezza.

Di Carmine Faiella.

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