Il mostro della cripta, recensione: quando gli anni ’80 non funzionano

Il mostro della cripta

Il mostro della cripta (qui il trailer), secondo lungometraggio di Daniele Misischia dopo un esordio (forse) ingiustamente dimenticato come The End? L’inferno fuori, è una piccola ma intensa e purtroppo sgrammaticata lettera d’amore ai film horror anni ’80.

Durante il 1988, nel piccolo e tranquillo paese di Bobbio in Emilia-Romagna, noto per essere il luogo di nascita del regista Marco Bellocchio, un gruppo di ragazzi realizza dei film horror amatoriali per sopravvivere alla noia della vita di provincia. Quando uno di loro troverà una ragazza sventrata e legata ad un enorme pilastro, i nostri giovani protagonisti inizieranno ad indagare sul macabro omicidio, con l’aiuto di un fumettista, interpretato da Pasquale Petrolo, in arte Lillo.

La pellicola è un enorme contenitore di riferimenti e citazioni al cinema horror anni ’80, un vero trionfo di locandine che presto, e purtroppo, diventeranno la parte più intrattenente della storia. Questo perché Il mostro della cripta vive e si sviluppa esclusivamente tramite i rimandi ad altre pellicole, senza aggiungere niente di veramente nuovo, ed è per questo che guardare le locandine e pensare se quel film si è visto o meno sarà più interessante del film in sé (niente a che fare con un altro film horror italiano recente come A Classic Horror Story, che può piacere o meno, ma non gli si può negare il fatto che lasci allo spettatore qualcosa di concreto).

La recitazione dei giovani attori Tobia De Angelis, Amanda Campana (Summertime 2) e Ludovico Girardello (Il ragazzo invisibile e Il ragazzo invisibile – Seconda generazione ) zoppica in diversi punti non riuscendo a coinvolgere lo spettatore neanche nei momenti di maggior pathos, neanche quando l’azione sullo schermo è prettamente fisica: il corpo degli attori e il modo in cui viene reso sullo schermo meriterebbe un discorso a parte essendo la pellicola, di fatto, un film che, appartenendo ad un genere come l’horror, dovrebbe fare della fisicità e della sua percezione il punto forte di tutto. Ma il corpo non c’è, lo spettatore non riesce a sentirlo neanche nei momenti che sono più strettamente slasher.  

Il mostro della cripta 2

Purtroppo, anche sul fronte della sceneggiatura Il mostro della cripta non cambia molto. La pellicola è scritta dai Manetti Bros. (Song’e Napule e Ammore e malavita) e Alessandro Pondi, i quali perdono troppo tempo in lunghezze inutili con scambi di battute e situazioni che mettono in stallo lo scorrere della vicenda in maniera del tutto ingiustificata e che rallenta drasticamente durante la seconda parte. Ne risente anche la scrittura dei personaggi che non rimangono nella nostra memoria e non riescono a farci appassionare alle loro vicende o farci sentire in apprensione per loro nei momenti in cui dovrebbero essere maggiormente in pericolo.

Sotto questo aspetto, però, il difetto maggiore è proprio quello che dovrebbe essere il punto di forza e la maggiore attrazione di tutta l’operazione produttiva: Lillo (Lol – Chi ride è fuori). L’attore romano interpreta il fumettista Diego Busirivici che in qualità di linea (poco) comica aiuterà i giovani protagonisti a scoprire il mistero della cripta. Fin dalla prima apparizione del personaggio si ha la fastidiosa sensazione che il comico romano sia stato scelto per cavalcare il recente successo ricavato dal programma LOL e basta. Le battute sono dette a forza e spinte in bocca al personaggio di Busirivici nel tentativo (fallito) di strappare forzatamente al pubblico almeno una risata. Si cerca anche d’introdurre una certa filosofia dell’<<uomo tutto solo in mezzo al cosmo che mangia il maiale alle erbette d campo>> senza un motivo chiaro.

Misischia attinge a piene mani dalla cultura cinematografica e dall’immaginario orrorifico anni ’80 in tutto e per tutto, nel bene e nel male, anche nelle meccaniche e nelle modalità registiche che negli anni ’80 funzionavano, ma che qui lasciano interdetti sul fatto che si tratti di una citazione o di una cattiva messa in scena, ma si è più inclinati verso la seconda opzione (in questo senso è veramente emblematica la sequenza in cui Amanda Campana salta fuori da una macchina in corsa). Purtroppo, Il mostro della cripta non riesce a catturare l’attenzione dello spettatore e si trascina a forza per tutta la seconda parte senza dare l’impressione di puntare in una direzione precisa, eccedendo nel materiale mostrato sullo schermo per giungere ad un risultato finale troppo carico e poco intrattenente. Dal 12 agosto al cinema.

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