Felix Chong, gigante del cinema contemporaneo di Hong Kong, è arrivato al Far East Film Festival di Udine con il suo nuovissimo blockbuster The Goldfinger (trailer): il più costoso film mai realizzato ad Hong Kong. Chong ha alle spalle trenta sceneggiature, la maggioranza di successo, e dieci film, quasi tutti blockbuster in Asia. Il film di Chong si basa su fatti realmente accaduti ad Hong Kong durante la fase finale di amministrazione coloniale del Regno Unito e si avvale dei due divi hongkonghesi di maggior importanza sul mercato attuale quali Tony Leung Chiu-way e Andy Lau.
Cheng Yiyan (Tony Leung Chiu-way) è un clandestino in fuga dal fallimento della sua ditta; sbarca ad Hong Kong in cerca di fortuna, negli anni in cui le banche della Regina investivano di più nello sfruttamento edilizio e nel lancio sul mercato della Borsa delle nuove imprese della regione. Grazie alla sua scaltrezza e capacità di manipolare gli investitori, Cheng diventa ben presto un re Mida del mercato azionario e della vendita di immobili. Ma naturalmente non è tutto oro quello che luccica ed un poliziotto onesto e idealista (Andy Lau) comincerà ad indagare sulle fonti di guadagno dell’imprenditore fino a risalire al crimine organizzato. Il film si snoda in dieci anni di indagini e processi e si struttura sulla capacità recitativa dei attori protagonisti che qui si impegnano a dare il meglio.
La fortuna dell’autore Chong deriva proprio dalla sua collaborazione con Lau e Leung, il film Tokyo Drifters lo ha reso noto sul mercato internazionale dell’home video e pochi anni dopo il poliziesco cult Infernal Affairs, diretto da Andrew Lau e Alan Mak, ha fatto di Chong uno degli sceneggiatori più importanti di Hong Kong permettendogli persino di intraprendere una carriera da regista. La punta più alta dell’affermazione di Chong è stata certamente la preziosa esperienza come sceneggiatore per Martin Scorsese che ha realizzato il remake di Infernal Affairs intitolandolo The Departed.
In effetti The Goldfinger è una produzione sontuosa e ricca di immagini d’effetto, con costose sequenza in computer grafica; l’universo visivo del film inoltre rimanda molto chiaramente al film di Scorsese The wolf of Wall Street, una sorta di omaggio al regista che gli ha aperto le porte di Hollywood.
La spettacolarità del film lo renderebbe perfettamente esportabile in Occidente, se non fosse per la trama, che tratta di eventi criminali di alta finanza che risultano difficili da seguire per lo spettatore e che obbligano a memorizzare molti personaggi secondari. Il film si perde nella storia finanziaria; si finisce per capire troppo poco della vicenda processuale, sebbene il ritmo sia davvero incalzante e le maestranze siano di livello nord-americano. Il prodotto finale risulta quindi pur sempre un contenuto di nicchia per gli amanti delle storie criminali di Hong Kong.