#Venezia78: Competencia oficial, recensione del film di Gastón Duprat e Mariano Cohn

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Ci sono pochi autori cinematografici al mondo in grado di ragionare con spiccata ironia dello stato dell’arte come Gastón Duprat e Mariano Cohn, dinamico due di sceneggiatori e registi che presenta in Concorso alla 78esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il loro nuovo film, Competencia oficial (trailer).

Al Lido i due erano già passati qualche anno fa con El ciudadano ilustre, girato con un budget ai limiti dell’irrisorio e che già metteva in mostra il modo tanto graffiante quanto esilarante di approcciarsi all’ego e alla fama che avvolgono uno scrittore di successo. Stavolta i due tornano con molto più grano in cascina a fare da propellente a un film gustosamente divertente, in grado di privare i polmoni di fiato e di far piegare in due dalle risate.

Risate però non fini a se stesse, accumulate all’interno di gag brillanti che guardano il cinema dall’interno, da dietro il sipario che scoprono e utilizzano per mettere alla berlina l’umana vanità che talvolta si cela all’ombra dell’oggetto d’arte. I registi si muovono allestendo un’impalcatura che si nutre di un’idea narrativa che ha il sapore di un inside joke alla loro stessa filmografia, andando a posizionarsi sugli estremi e lasciando che siano le distanze tra le parti a creare il conflitto, la comicità.

E certo è che il risultato che arriva sullo schermo si fa forza sulle spalle di interpreti di eccezione come Penélope Cruz, Antonio Banderas e Oscar Martínez (già vincitore della Coppa volpi per l’interpretazione maschile proprio per El ciudadano ilustre), chiamati rispettivamente a prendere le parti di un’eccentrica e modernissima regista di successo e di due attori agli antipodi per concezione del lavoro e metodologie di approccio alla propria arte, ingaggiati per girare insieme un film da un anziano e ricchissimo imprenditore alla ricerca di un’eredità da lasciare che sia duratura nel tempo oltre la morte.

Se l’incipit è già geniale di suo e racconta moltissimo di un’industria la cui natura sussiste sulla costante tensione tra il gioco finanziario e l’ambizione personale, è questo trio d’eccezione a mostrarsi in uno stato di grazia invidiabile da chiunque e capace di siglare il successo sopra la squillante sceneggiatura di Duprat e Cohn. La Cruz continua nel suo periodo di forma e Martinez è un outsider d’eccezione, ma è senza ombra di dubbio la performance di Banderas a porsi come punto di raccordo tra le linee geometriche tracciate dalla puntualissima regia del duo, attore che dopo essersi aggiudicato il premio alla miglior interpretazione maschile nel 2019 al Festival di Cannes per Dolor y gloria continua a ricordare quale straordinario performer sia.

Competencia oficial si stratifica su vari e differenti livelli e ironizza senza risparmiare colpi sulle varie angolature nelle quali può andarsi ad annidare l’ego, sulle derive che questo può avere e sulle dinamiche grottesche che si instaurano nello sfregarsi ravvicinato delle eccentricità degli artisti. Un film dissacrante, che vive tutto di penna e di interpretazione e i cui orpelli sono sempre funzionali al denudare le idiosincrasie di questi individui buffi e di fondo mortalissimi nonostante la luce accecante e divina dei riflettori puntati addosso. Grandissima prova.

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