#Cannes 76: Monster, la recensione del film di Hirokazu Kore-eda

Hirokazu Kore-eda è forse uno dei registi giapponesi contemporanei più sensibili al tema dell’infanzia. In 29 regie, 19 sceneggiature e 17 montaggi professionali il tema dell’infanzia è sempre stato presente e nel corso della sua crescita artistica tale tematica non ha fatto altro che accentuarsi, rendendolo uno degli autori più sensibili del cinema contemporaneo. Monster, in concorso alla 76° edizione del Festival di Cannes, indaga alcuni eventi in un primo momento futili e minimali nel rapporto fra una mamma separata e suo figlio, che piano piano si trasformano in evidenti traumatici per giovane protagonista e che andranno a sfociare verso una soluzione incredibilmente potente.

Se in un primo momento siamo chiamati ad osservare con gli occhi della madre gli inspiegabili turbamenti del piccolo protagonista, questa condizione verrà presto rielaborata riproponendoci il problema dal punto di vista del giovane maestro ed infine del protagonista del racconto, scoprendo passo passo una storia ed una situazione più comprensibile ma molto più complessa che ci porterà prima ad interrogarci sul sistema scolastico e sulle convenzioni sociali e poi sulla natura stessa degli affetti e sul modo con cui insegniamo ai nostri piccoli a reprimerli invece che ad esprimerli.

Un film toccante, delicato, forse con qualche lentezza di troppo ma ricco di spunti, l’opera ricorda perfino il capolavoro di Akira Kurosawa Rashomon, con questo gioco di ricostruzione dei fatti attraverso i differenti punti di vista dei personaggi. Il film è scritto dall’esperto sceneggiatore Yûji Sakamoto con molti film drammatici alle spalle ed alcune fortunate miniserie per la tv giapponese, ma la firma più brillante è quella del compianto compositore Ryuichi Sakamoto, indimenticabile autore di brani di grandi film come Merry Christmas Mr. Lawrence – Furyo di Nagisa Oshima, dove recitava a fianco di David Bowie e Takeshi Kitano, Ghoatto – Tabù sempre di Oshima e grandi film occidentali come L’ultimo imperatore e Revenant – Il redivivo. La colonna sonora di Monster è a tutti gli effetti l’ultima composizione postuma della carriera di Sakamoto, scomparso pochi mesi fa.

Monster è un film delicato sulla potenza dei sentimenti, sulla paura di crescere e sul dolore silenzioso che può svilupparsi anche nella mente di un bambino, la diversità e la paura del giudizio sociale, un piccolo saggio di umanità che ha qualche lentezza di troppo del tutto perdonabile paragonata all’importanza etica del film.

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