Ant-Man and The Wasp: Quantumania, la recensione: giù nel regno subatomico

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A metà di questo secondo mese del 2023 la Marvel Cinematic Universe, con l’inizio della sua Fase 5, ci propina il terzo film del supereroe più piccolo del mondo: Ant-Man and The Wasp: Quantumania (trailer). Dopo aver scalfito la punta dell’iceberg con i suoi prodotti, tra film e serie TV su Disney Plus, nella conclusione della quarta fase e l’incipit di questa quinta, la Marvel Studios inizia a scavare in profondità il concetto di multiverso, di mondi alternativi che si radicano uno dentro l’altro, similari alle radici di un albero secolare.

Ma come si era sviluppata, nella linea principale, l’immensa ramificazione del multiverso con il mondo subatomico? In Ant-Man and The Wasp, film uscito nel 2018, precedente ad Avengers: Endgame, eravamo rimasti con la scoperta da parte del protagonista del regno quantico e di un modo per entrare e uscirne liberamente. Veniamo dunque a conoscenza che la moglie del dottor Hank Pym (Michael Douglas) e madre della scienziata Hope van Dyne (Evangeline Lilly), Janet van Dyne (Michelle Pfeiffer) è viva, intrappolata nel quantico dopo essersi rimpicciolita accidentalmente nel 1987 a causa di un missile nucleare russo.

Tra un arresto domiciliare di Scott (Paul Rudd), un rapimento improvvisato e, infine, uno scontro con una figura eterea, il secondo capitolo di Ant-Man si conclude con la reclusione forzata dell’ex galeotto in questo mondo microscopico. Il ritorno del supereroe sarà dettato dal fato, proprio in Endgame, per un caso fortuito che però cambierà radicalmente la storia dell’universo. In Ant-Man and The Wasp: Quantumania Scott Lang ha ora stravolto totalmente la sua esistenza, diventando un uomo di successo, amato dalla sua nuova famiglia e padre premuroso per la figlia Cassie (Kathryn Newton). Ben presto però, dopo esser stato catapultato nel regno quantico a causa di un incidente in laboratorio, si ritrova a combattere non solo per la sua vita, ma per quella di tutti i suoi cari. Qui, difatti, i nostri supereroi sono costretti ad affrontare una dura realtà: l’esistenza di un essere interdimensionale chiamato Kang il Conquistatore (Jonathan Majors).

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Diretto ancora una volta dal regista statunitense Peyton Reed, il film si prospetta interessante sotto molteplici punti di vista, che a loro volta si diramano in infinite supposizioni probabili. Ant-Man and The Wasp: Quantumania ne coglie una, piuttosto inedita, del regno quantico subatomico e la analizza con la sua enorme lente di ingrandimento nel più piccolo particolare, fantastico e non. Crea dunque, nella divisione più piccola della particella che l’uomo ha mai potuto teorizzare nel ramo della fisica, un mondo a sé stante, dettato da ambienti, creature e  tempi straordinari.

Si passa pertanto da paesaggi completamente spogli e sabbiosi, apparentemente privi di vita e ostili, a intere civiltà splendenti, ricolme di strutture geometriche sfaccettate, per arrivare alla fine della corsa in determinati scenari fantastici, colorati e dalle molteplici forme, sbucati direttamente da un libro di avventura per ragazzi. Il tutto è aiutato da una splendida computer grafica, minuziosa, vivida e di alta qualità. Difatti, con l’impiego da parte del regista Reed della nuova tecnologia Volume, che prevede la completa copertura della stanza di registrazione con schermi LED e apparecchi acustici surround, il film beneficia di una nuova direzione registica e attoriale, estremamente immersiva e coinvolgente nello spazio immaginario.

Ant-Man and The Wasp: Quantumania porta inoltre un’altra rivoluzione, fondamentale nella narrativa di tutto il MCU, ovvero l’elaborazione della variazione del tempo nel regno quantico. La pellicola analizza, nel contesto più intrinseco della faccenda, la concezione del tempo, della sua relatività, sia a livello di percezione sia di scansione, nel mondo subatomico. Scandisce lo scorrere dei minuti con estrema delicatezza, ponderazione, come se questo fosse un aghetto su una ben calibrata, ma allo stesso tempo precaria, struttura in equilibrio, pronta a sbilanciarsi oltre il baratro al solo variare di una singola scelta.

Nel terzo film dell’uomo formica le linee del tempo, come lo stesso multiverso, vengono trattati da Kang come semplici storielle, fili non necessari manovrabili a proprio piacimento, arrivando a reciderli una volta inutilizzabili. Kang, come Thanos, vuole essere il burattinaio dell’intero multiverso, che si crede illuminato da una visione ancestrale, la quale lo porta a sua volta alla cieca presunzione di dover porre rimedio. Saranno Ant-Man e la sua famiglia a ricucire lo strappo del tempo e il suo diramarsi in milioni di possibilità da scegliere accuratamente.

Ebbene in Ant-Man and The Wasp: Quantumania viene data grande importanza alla famiglia, in particolar modo al rapporto tra padre e figlia. Scott e Cassie, da sempre legati e affiatati, iniziano ad avere un pò di vacillazioni. Da una parte un padre decisamente disastrato, ma che proprio per i suoi errori è diventato estremamente protettivo, mentre dall’altra un’adolescente spericolata, coraggiosa, pronta si a difendere gli indifesi, ma soprattutto ad esprimere il suo potenziale. Solamente lungo il districarsi dell’enorme bandolo della matassa del regno quantico, i due componenti della famiglia Lang si comprenderanno, specchiandosi reciprocamente negli occhi, sviluppando un nuovo rapporto, non solo di sostegno ma anche di profonda stima.

Ant-Man and The Wasp: Quantumania, oltre a fare (consciamente o inconsciamente) riferimenti ad altri capolavori del cinema, strizza l’occhio, in questa Fase 5, a nuovi personaggi supereroi e villain, legati a doppio filo dall’esplicarsi della trama. Anche se per ora sono ridimensionati in un piccolo ruolo, è possibile che in futuro li rivedremo, imponenti più che mai, ad aprire nuove porte narrative dell’MCU.
 

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