#UFFF2: Amor, la recensione del film di Virginia Eleuteri Serpieri

amor, la recensione del film

Ha partecipato fuori concorso alla Biennale di Venezia nel 2023, Amor (trailer) è un documentario nato da un sogno ricorrente della regista Virginia Eleuteri Serpieri. Immaginiamo di scendere nelle profondità dell’acqua. Iniziamo a vedere delle lucine; cerchiamo di afferrarle e presto scopriamo che sono frammenti di foto che ritraggono la nostra vita, ma non riusciamo ad assemblarle. Re- incollare i pezzi.  Amor è nato da un sogno, dentro al quale lo spettatore è traghettato con gentilezza. Nel raccontare la storia della madre Teresa, la regista ci fa viaggiare tra due mondi, dove l’elemento principale è l’acqua. 

La depressione della madre la porta a compiere il gesto estremo di togliersi la vita affondando nel Tevere. Il ritrovamento di alcune foto che la donna aveva scattato in vita, porta la regista a iniziare una ricerca, per ricomporre quei frammenti di vita, andati scomponendosi. Presto ci si accorge che sul fondo del Tevere giacciono tante altre mille storie di abbandono e di una storia, quella di Roma, che è cambiata nel corso degli anni, ma che dal suo fiume ha inizio. 

L’intento della regista è quello di narrare l’importanza che l’acqua del Tevere ha avuto, e continua ad avere, per la città attraverso il suo viaggio personale che la porta a indagare sul gesto compiuto dalla madre.  Scopriamo che esiste un’altra città oltre a Roma; è la città di Amornata dal sogno. Da un piccolo spioncino – il Buco della Serratura – gli abitanti di Amor ci guardano e osservano i cambiamenti di Roma, delle sue abitudini, il ricambio di turisti, vedono le persone muoversi distratte per le strade, abitando luoghi e quartieri quotidiani e famigliari che sembrano tanto lontani dal sentire degli abitanti di Amor.

Il senso di maternità del Tevere si fonda con quello di Teresa, entrambi ci vengono restituiti con dolcezza attraverso una narrazione che non lascia nulla al caso ma che trasporta lo spettatore sempre più dentro al sogno. 

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