#RomaFF17: Aftersun, la recensione del film di Charlotte Wells

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Calum (Paul Mescal) porta la figlia Sophie (Francesca Corio) per qualche giorno in un resort estivo. Una premessa semplice per un film che cerca di comunicare una marea di significati senza mai renderne nessuno esplicito. Aftersun (trailer) è un film del 2022, prima opera della regista Charlotte Wells, che dirige un film introspettivo e profondamente personale. 

Il personaggio di Calum si trova in un vortice di infelicità, incapace di liberarsi dei suoi demoni, i quali vengono messi a bada per il bene della figlia. L’uomo ha ormai trentun anni, ma non sembra essere riuscito a gestire la sua vita come avrebbe voluto. Sophie è una bambina di undici anni, intelligente per la sua età, che percepisce il malessere del padre senza mai davvero parlarne. Assistiamo spesso a momenti dove Calum sembra sentirsi perso, fuori luogo. È esclusivamente la presenza di Sophie a offrirgli conforto. 

I due si trovano sospesi in un contesto dove il tempo sembra essersi cristallizzato, dove il loro affetto e il loro rapporto sono liberi di essere senza nessun vincolo temporale. Si tratta di una pausa, un momento per riprendere fiato. «I think it’s nice we share the same sky» dice Sophie al padre, raccontandogli di come si senta contenta di saperlo sempre con lei sotto lo stesso cielo. Questa consapevolezza la rende felice, le offre conforto. La gioia della bambina si esaurisce nella sola consapevolezza dell’esistenza di Calum, che non può starle accanto come vorrebbe, ma che tenta di proteggerla al meglio delle sue capacità. 

Durante tutto il viaggio Sophie riprende Calum con una vecchia videocamera, creando una capsula del tempo che anni dopo terrà vivo il tempo passato insieme. Wells sembra voler riflettere sulla fugacità di alcuni momenti che nella loro mondanità rimangono impressi nel tempo, come se non esistesse un prima e un dopo, ma solo un durante. 

Il film è cosparso di piccoli attimi che comunicano la profondità del rapporto fra padre e figlia, che ci viene trasmesso sempre con delicatezza, senza grandi dimostrazioni di affetto, ma solo tramite piccoli gesti, carezze, parole dette e lasciate in aria. Paul Mescal riesce a trasmettere il malessere di Calum senza forzature, la sua è un’interpretazione intima e ben riuscita, così come l’interpretazione di Francesca Corio, che al suo debutto cinematografico riesce a dar vita a una Sophie pienamente credibile.

Attraverso Aftersun, Wells condivide una parentesi di tempo che sembra quasi una tregua, un momento di riposo prima che tutto diventi complesso. Ci regala un momento di respiro, lasciando intendere un futuro che non viene né confermato né smentito, ma rimane sospeso. 

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