X-Men: Dark Phoenix, pronti a rinascere dalle ceneri

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La trilogia prequel della saga X-Men targata Fox giunge al termine con l’uscita al cinema il 6 giugno del film “X-Men: Dark Phoenix“, esordio alla regia di Simon Kinberg – già produttore e sceneggiatore di “X-Men: L’inizio” e “X-Men: Apocalisse” -, basato sulla saga di Fenice Nera e sul personaggio di Jean Grey.

Il film è ambientato nel 1992, quasi un decennio dopo gli avvenimenti narrati in “X-Men: Apocalisse”. Gli X-Men sono ormai accettati dalla società e dall’autorità politica e collaborano ad una missione di soccorso nello spazio durante la quale Jean (Sophie Turner) entra in contatto con una potente entità. Tornata sulla Terra non riuscirà più a controllare le sue abilità diventando così una terribile minaccia per i suoi amici e per sé stessa.

Rispetto ai suoi due predecessori, “X-Men: Dark Phoenix” ha uno sviluppo molto interessante e a volte dai tratti di un vero e proprio stand alone. Ciò che il film vuole infatti mostrare sono le origini del personaggio di Jean, la sua evoluzione e la presa di coscienza di sé. Sophie Turner porta sullo schermo una versione molto emotiva di Jean Grey e per lo più convincente, specialmente nelle scene in cui viene affiancata dal personaggio di Jessica Chastain, un villain sicuramente più valido e credibile del precedente Apocalisse. Forza di questa dodicesima pellicola sugli X-Men è forse proprio la gestione dei personaggi, che pur facendo da cornice alla storia principale della singola Jean, non vengono accantonati e ridotti a semplici comparse funzionali allo svolgimento della trama. Il professor Xavier (James McAvoy) come Magneto (Michael Fassbender) insieme ad ogni X-Men sono essenziali per lo sviluppo del personaggio di Jean e ne condividono il percorso, rivelando uno dopo l’altro i tratti più oscuri delle proprie personalità.

Altro punto di forza del film è sicuramente la regia di Kinberg che si rivela precisa e scrupolosa specialmente nelle scene d’azione. Abituati a film sui supereroi con scontri dispersivi e battaglie molto spesso difficili da seguire, “X-Men: Dark Phoenix” sorprende lo spettatore con un’ultima battaglia molto curata ed ordinata nella messa in scena, forse non ‘epica’ e articolata quanto altre ma sicuramente più godibile e apprezzabile. In definitiva Kinberg si dimostra con ciò un ottimo regista, in grado di gestire un cinecomic dai caratteri piuttosto dark senza appesantirlo eccessivamente e realizzando un ottimo film di intrattenimento.

Anche se ambientato nell’ormai lontano 1992, Dark Phoenix si inserisce benissimo nel panorama odierno, portando sullo schermo figure femminili intense e decise e più attuali che mai, che si chiedono quanto passerà ancora prima che gli ‘X-Men’ non si decidano a diventare ‘X-Women’. Nella sequenza finale, il film sembra risponderci che non manca poi così tanto.

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