#Venezia77: Goodbye Mister Octopus, la recensione

Nella quarta edizione del Venice VR, il concorso dedicato alla realtà virtuale all’interno del festival cinematografico più antico del mondo, la Francia ha presentato ben sei opere. Tra queste si è distinta Goodbye Mister Octopus (trailer), un breve e intimo racconto di formazione diretto da Amaury Campion per Facebook’s Oculus Quest. L’animazione sta trovando nel VR un nuovo terreno d’elezione, a giudicare dalla qualità raggiunta da prodotti come Goodbye Mister Octopus, realizzato interamente con Quill, l’animation tool di Oculus.

La storia è incentrata sulle difficoltà di una famiglia disgregata. L’adolescente Stella vive con il padre Leonard, con cui è solita entrare in confitto a causa del suo atteggiamento iperprotettivo. La causa dello squilibrio sembrerebbe essere la non risolta assenza della madre, un’antropologa di successo che fin dall’infanzia di Stella è stata poco presente, continuamente in viaggio per lavoro. Ma a smuovere la situazione sarà proprio una sua lettera arrivata da lontano, nel giorno del sedicesimo compleanno della figlia. Ripercorrendo le parole della madre, Stella capirà molto sulle sue origini e sul mondo degli adulti. Un momento di crescita fondamentale, che alla rabbia e al risentimento sostituirà una nuova consapevolezza di se stessa. Di quella Stella irrequieta e bambina non rimane ormai che un simpatico pupazzetto, il polpo Mister Octopus.

Le animazioni virtuali di Goodbye Mister Octopus hanno il doppio merito di rendere perfettamente sia la tenera intimità della cameretta di Stella, luogo di affetti e frustrazioni, sia la straordinarietà dei paesaggi esotici, delle vedute lontane evocate dalla lettera della madre. Insieme a Stella compiamo un viaggio fantastico in terre remote, nei luoghi inesplorati dell’affettività della giovane. Abbiamo la possibilità di sondare sia la dimensione fisica che quella emotiva di uno spazio virtuale interamente e liberamente visitabile. Un’esperienza molto gratificante dal punto di vista estetico, che aumenta il grado di partecipazione all’interno dello spaccato di vita raccontato.

La storia è molto lineare e manca forse di qualche tratto di originalità, caratterizzandosi per una piacevolezza a volte stucchevole. Nonostante ciò, Goodbye Mister Octopus spicca per l’ottimo sfruttamento delle potenzialità del VR. Ne è un esempio l’insistenza sulla crescita fisica oltre che emotiva dei personaggi, che non esclude lo spettatore: le nostre dimensioni all’interno del mondo virtuale aumentano gradualmente. Altamente suggestivi sono inoltre i flashback che ci fanno sentire letteralmente “teletrasportati” in posti lontani. Complessivamente quello di Amaury Campion è un prodotto di ottima qualità, che non può non stupire positivamente nel contesto di un’arte “alle prime armi” come quella virtuale.

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