Un amico straordinario, il garbo e l’umanità di Fred Rogers

Un amico straordinario

Il genere biografico presenta spesso delle insidie legate all’inevitabile raffronto da compiere tra la vita vissuta del personaggio rappresentato e la sua trasposizione in un immaginario filmico, e ancor di più quando il soggetto da cui è stata sviluppata la sceneggiatura è a sua volta un libro testimonianza e filtro di quella realtà.

Già uscito nelle sale nordamericane lo scorso settembre, Un amico straordinario, in originale A Beautiful Day in the Neighborhood (trailer), della giovane regista statunitense Marielle Heller, lascia l’impressione di aver superato le maggiori difficoltà inerenti al film biografico con equilibrio ed originalità. Il soggetto tratto dall’articolo Can You Say…. Hero? del giornalista e scrittore Tom Junod (Lloyd Vogel nel film, interpretato da Matthew Rhys), narra della figura di Fred Rogers (interpretato da Tom Hanks), presentatore statunitense che ininterrottamente dal 1968 al 2001 ha condotto il programma per l’infanzia Mr Roger’s Neighborhood, e di come la carriera e la vita privata dello stesso Junod, incaricato dalla rivista Esquire di scrivere un articolo su Rogers, sia cambiata in seguito agli incontri con lui intrattenuti per motivi professionali.

Fred Rogers con il suo modo garbato di porsi, la sua acuta sensibilità, per l’assoluta empatia e dedizione mostrata nei confronti del prossimo e in particolare con l’universo dei bambini, per la capacità di essere se stesso a dispetto delle rigide regole dell’entertainment system televisivo americano, è un personaggio leggendario e atipico dell’immaginario americano. È entrato nelle case di milioni di persone, senza eccessi, senza artifici, con una forza straordinaria che ha conquistato i cuori della gente. È stato in grado di affrontare le paure dei bambini, con un’umanità senza precedenti in uno show televisivo, che con il passare del tempo è stato terapia e medicamento dello spirito non solo dei più piccoli ma, di riflesso, anche degli adulti.

Il protagonista, un cinico giornalista incaricato di scrivere un articolo su Rogers per Esquire, il convincente Matthew Rhys, si scontrerà ed incontrerà con il presentatore e attraverso di lui con i suoi problemi circa la vita privata ed in particolare il suo conflittuale rapporto con il padre. La superba interpretazione di Tom Hanks, che gli è valsa la nomination come miglior attore non protagonista agli Oscar e ai Golden Globes, fa da continuo puntello mantenendo la qualità recitativa e complessiva del film sempre su livelli di alto profilo. Un cameo anche la performance attoriale di Chris Cooper nei panni di un padre lacerato da rimorsi e sensi di colpa nei confronti del figlio.

Il ritmo della narrazione è spesso lento, e procede con lo stesso garbo di Mr. Rogers, ne segue le pause, le riflessioni ma è perfettamente consono all’impianto complessivo della storia. Spesso si riscontra un gioco di scatole cinesi, soprattutto nella prima parte del film, dove un sapiente ed efficace lavoro di ricamo tra intreccio principale e la caratterizzazione della figura di Fred Rogers, rimanda ad un caledoiscopio emotivo che rende la ricostruzione degli eventi da parte dello spettatore particolarmente coinvolgente. Il segmento finale della storia si scioglie secondo le attese, con un arco evolutivo del protagonista che si compie ricalcando i fatti realmente accaduti e forse, dal punto di vista della storia, rimanendo loro prigioniero.

Lo stile della narrazione è sempre composto, elegante, un continuo invito alla dimensione riflessiva, dei buoni sentimenti, mentre la regia si lascia andare in maniera evidente spesso ad una rivisitazione del post-moderno, con salti temporali, flashforward, inserti, prelievi, usando dispositivi differenti. Persino gli scenari, omaggio ad un costante e poetico pastiche, costituiscono un continuo dialogo tra finzione e realtà, tra artefatta poetica e documento. Nonostante queste invenzioni registiche, il piatto della bilancia pende alla fine, paradossalmente, per uno sviluppo classico, complice anche una fotografia esteticamente attenta e puntuale. La colonna sonora di Nate Heller, infine, e le canzoni originali realmente utilizzate nel programma di Rogers, ingentiliscono ulteriormente la progressione narrativa contribuendo a definire lo stile del film.

Un amico straordinario è un film raffinato, gradevole, invita all’introspezione, all’empatia, a riscoprire il lato umano dei rapporti e delle relazioni, il suo messaggio, che soprattutto nel finale può essere percepito naive, risulterà intellegibile, innocente, amichevole, ma non è un film per tutti, tantomeno per giovanissimi, e richiede un grande lavoro di compartecipazione interiore sospeso tra la genuinità dell’infanzia e l’esperienza consapevole dell’età adulta.

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