The Regime – Il Palazzo del potere, la recensione della serie su Now

The Regime - Il Palazzo del potere recensione serie DassCinemag

Pareti bianche e azzurre con stucchi e tendaggi dorati, ampie ed imponenti vetrate, alti soffitti affrescati: no, non stiamo parlando di un hotel di lusso un po’ kitsch, né di una reggia imperiale in stile barocco (anche se il Palazzo di Schönbrunn degli Asburgo figura tra le location della miniserie), ma della residenza della Cancelliera Elena Vernham (Kate Winslet). Eccentrica e capricciosa, nevrotica e germofobica, la Rose di Titanic veste qui i panni dell’autocrate di una fittizia nazione mitteleuropea.

La storia di The Regime – Il Palazzo del potere (trailer) – questo il titolo del nuovo prodotto firmato HBO – inizia con l’arrivo del caporale Herbert Zubak (Matthias Schoenaerts), ex soldato e nuova guardia del corpo della Vernham. Noto a tutti con il soprannome di “Macellaio” per aver aperto il fuoco su dei manifestanti poco tempo addietro, il caporale è incaricato di analizzare il livello di umidità delle stanze dell’edificio, data la recente ossessione della Cancelliera per la muffa. Tuttavia il comportamento e soprattutto le decisioni in ambito di politica interna ed estera della Winslet risentiranno sempre più dell’influenza del caporale e il rapporto tra i due raggiungerà presto risvolti insoliti.

Ideata da Will Tracy, già sceneggiatore di Succession e The Menu, The Regime si configura fin da subito come una serie di satira politica, o quantomeno aspira a farlo. Infatti, salvo rare sequenze in cui il comportamento assurdo e ridicolo della Vernham pare riecheggiare quello di diversi capi di stato forse più allettati dall’idea di comparire sui giornali che di governare i loro paesi, i punti di contatto con la realtà si esauriscono qui. La serie sembra più interessata alla costruzione di un mondo a sé stante, del tutto distaccato da quello in cui viviamo. Il risultato è una giustapposizione di episodi burleschi che probabilmente risulterebbero più efficaci in una puntata di Blob.

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D’altra parte, alla vicenda dai toni assurdi della Cancelliera la miniserie affianca altre storyline di carattere drammatico, come quella che vede protagonista Agnes (Andrea Riseborough), direttrice del Palazzo, impegnata nel tentativo di proteggere suo figlio Oskar dalla “co-genitorialità” di Elena. Riseborough ci offre qui una performance di grande umanità e sensibilità, ma allo spettatore non viene concesso il tempo necessario per entrare in empatia con il dramma della donna da essere di nuovo riportato agli accordi sulle miniere di cobalto tra la Vernham e gli USA. Ecco che The Regime continua a perdere di vigore, questa volta per il mancato equilibrio tra pathos, vis comica e assurdità.

Va, però, spezzata una lancia a favore della miniserie. Winslet, qui alla sua terza collaborazione con HBO dopo Mildred Pierce e Omicidio a Easttown, dà vita ad un personaggio caleidoscopico come pochi altri sarebbero stati in grado di fare. L’attrice britannica ci offre il ritratto di un’autocrate in bilico tra le sue idiosincrasie e un colpo di stato prossimo che ignora del tutto, cogliendo sempre l’occasione per mettere in luce la fragilità, la volubilità e l’inconsapevolezza della Cancelliera. Ciò non impedisce a Winslet di essere altrettanto convincente negli aspetti più maniacali ed esilaranti che contraddistinguono Elena Vernham, risultando questo uno dei pochi punti di forza della serie.

In definitiva, The Regime è una satira che di tagliente ha ben poco e che non riesce mai ad essere incisiva quanto dovrebbe. Il risultato è un prodotto dall’equilibrio tanto instabile quanto quello della sua protagonista.

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