The Last Picture Show: Il capolavoro di Bogdanovich compie 50 anni

In un’intervista, Peter Bogdanovich raccontò di avere 31 anni quando, in fila alla cassa di una drogheria, notò, sugli scaffali dei tascabili in offerta, un libro intitolato The Last Picture Show di Larry McMurtry. Non interessato al libro in questione, lo lasciò sullo scaffale. Fino a quel momento il giovane critico e attore di teatro di origini serbe aveva prodotto due piccoli documentari. L’amore di Bogdanovich per il cinema, soprattutto per quello classico, è sconfinato (leggende dicono che veda 400 film all’anno). Qualche tempo dopo, l’attore Sal Mineo gli parlò di quel libro, The Last Picture Show. Gli disse che sarebbe stata una storia perfetta per un film. Mineo diventò celebre per aver recitato al fianco di James Dean in Gioventù Bruciata (1955, Nicholas Ray). Una curiosa coincidenza visto che quest’ultimo film, come The Last Picture Show (L’ultimo spettacolo in italiano), uscì in un momento in cui il cinema era in forte crisi. Il primo quando, nel 1955, si accese la spietata concorrenza con la neonata televisione e il secondo nel 1971, quando le grandi case di produzione si trovavano sul lastrico e tentarono di coinvolgere i giovani autori nei loro progetti.

L’Ultimo Spettacolo è un film diretto da Peter Bogdanovich e scritto con Larry McMurtry, autore del libro da cui è tratto. Uscito nelle sale americane il 22 ottobre 1971, è stato girato in bianco e nero, come Orson Welles consigliò a Bogdanovich prima delle riprese. La storia è incentrata su Sonny (Timothy Bottoms) e Duane (Jeff Bridges), due amici innamorati della stessa ragazza. Il film si concentra molto sull’interiorità dei personaggi. La maggior parte delle inquadrature sono primi piani, una scelta stilistica che mette in risalto il grande talento degli attori impiegati nel film. Non a caso, Ben Johnson, per l’interpretazione del locandiere Sam, vinse l’Oscar come miglior attore non protagonista di quell’anno (per convincere l’attore a far parte del cast, Bogdanovich gli disse che con quel ruolo avrebbe vinto la statuetta d’oro). La maggior parte della colonna sonora è affidata ai brani country di Hank Williams, un ragazzo cresciuto in campagna, come i nostri protagonisti e che con le sue canzoni ha sempre messo in luce il suo grande amore per la vita di periferia.

Il film fu un successo. L’incasso fu di 30 milioni di dollari a fronte del budget di 1,3 milioni di dollari. The Last Picture Show diventa una delle pellicole più rappresentative della New Hollywood. In quella nuova era, la fabbrica dei sogni vide nei giovani il giusto target da cui ripartire e si impegnò ad affrontare le tematiche che gli fossero più care con film come Il Laureato (1967, Mike Nichols), American Graffiti (1973, George Lucas). Bogdanovich fa della nostalgia il cuore di questo film. Il cinema del paese in cui i ragazzi si ritrovavano sta per chiudere e con esso si chiude il periodo dell’adolescenza oltre il quale i nostri protagonisti non sanno cosa si nasconde.

Peter Bogdanovich prova una devozione assoluta per il cinema classico. Ne è testimonianza l’ultimo film proiettato al cinema di Anarene, Red River di Howard Hawks (1948). Non solo, il regista rende omaggio a questa pellicola chiamando il paese in cui è ambientato il suo film “Anarene” come la vicina “Abilene”, cittadina in cui Hawks ha girato Red River. Per Bogdanovich c’è una forte correlazione tra le storie che un regista racconta e la sua esperienza personale, perciò non è difficile immaginare che la nostalgia che provano i protagonisti è la stessa che lui prova per il cinema classico, ormai passato.

Ti potrebbero piacere anche

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ho letto la privacy policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali ai sensi del Regolamento Europeo 2016/679 (GDPR) e del D.Lgs. n. 196 del 2003 cosi come novellato dal D.Lgs. n. 101/2018.