The Alienist, la recensione della seconda stagione su Netflix

The Alienist

Come questo 2020 ci riserva tante sorprese, anche Netflix non è da meno, facendo uscire in pompa magna la seconda stagione dell’attesa serie TV The Alienist. Uscita con il sottotitolo di Angel of Darkness (trailer) questa nuova stagione si discosta nettamente dalla prima, in quanto sostanzialmente incentrata su una linea narrativa investigativa, rispetto a quella  antecedente, analitica e profondamente psicologica. Non si parla più infatti dell’alienato mentale e dei disturbi che scatenano tragiche azioni, ma al contrario, dell’identificazione del criminale attraverso le sue ossessioni morbose. Venendo dunque a mancare tale componente psicologica all’interno della fitta trama, ne sopraggiunge al suo posto un’altra, altrettanto cupa e contornata da pennellate horror.

The Alienist: Angel of Darkness racconta una serie di casi di rapimenti e infanticidi, tutti collegati a doppio filo ad una clinica ostetrica nel sobborgo di New York. Le indagini vengono condotte dalla vera e rinnovata figura di spicco della stagione, in confronto con il già conosciuto alienista Laszlo Kreizler (Daniel Bruhul): la neo detective dello studio investigativo Sara Howard, interpretata nuovamente da Dakota Fanning, nonché ex segretaria del commissario di polizia nel primo sceneggiato. C’è difatti all’interno della serie televisiva targata Netflix un accantonamento del ruolo maschile, al solo scopo di poter fare esaltare il genere femminile e femminista.

Questa scelta viene proposta in concomitanza con il periodo dell’ambientazione scenica, ovvero gli ultimi anni del diciannovesimo secolo e l’imminente arrivo del ventesimo, con le sue idee politiche progressiste verso l’emancipazione della donna. Quest’ultima vuole lavorare e possedere eguali diritti di parola e giuridici al pari dell’uomo, combattendo a pugni stretti le ingiustizie compiute da una società al tempo maschilista e conservatrice. Lo notiamo grazie al notevole inserimento di  personaggi femminili, a partire dall’intero reparto investigativo guidato da Miss. Howard, per passare verso l’inserimento della nipote di Cyrus, Joanna (Brittany Batchelder), futura giornalista d’assalto di colore; fino ad arrivare alla collega psicologa di Kreizler, la dottoressa Karen Stratton (Lara Pulver), dalle ampie vedute e ideologie innovative e intriganti.


Le donne dunque assumono un ruolo fondamentale nel vorticoso districarsi della storia, tirando, con sagacia, astuzia e un pizzico di avventatezza, il filo color cremisi della matassa aggrovigliata intorno al collo della ferita New York city. Proprio grazie al fascino misterioso e indipendente che queste figure femminili emanano nella loro stregua lotta, il genere maschile rimane non solo rapito e inerme di fronte ai passi da gigante compiuti, ma viene inoltre declassato in un angolo buio delle indagini.

Come già detto The Alienist: Angel of Darkness è una stagione tinta in rosa, che soppianta quasi del tutto il tono grigio della prima serie. È pur vero che se da un lato si può constatare un inarrestabile avanzamento sociale – lavorativo del “gentil sesso”, d’altro canto si nota, sul piano sentimentale, un arretramento quasi totale, compensato, in questo senso, dai personaggi maschili. Inverno, in confronto con la prima stagione, gli uomini sembrano affrontare una tortuosa evoluzione emotiva, composta da profonde discussioni e tormenti, per poi concludere il loro percorso, risanando le ferite e accettando nuovi inaspettati desideri.

Con l’arrivo di The Alienist: Angel of Darkness allo spettatore vengono lasciati grandi quesiti riguardanti le varie sottotrame filate negli spazi della prima stagione. Non vengono purtroppo fornite spiegazioni oculate, ma al contrario sono descritte superficialmente in modo sbrigativo. Purtroppo ciò allontana il denso coinvolgimento del pubblico nei confronti della vicenda, nonostante l’introduzione di nuovi intrecci amorosi, con la conseguente spinta sentimentale che dovrebbe suscitare il nodo principale della storia. Questa mancanza però viene colmata dai succulenti colpi di scena che costellano tutta la sceneggiatura, andando a ricalibrare l’attenzione dello spettatore, lo scrutinatore invisibile. Ebbene The Alienist: Angel of Darkness è un prodotto accattivante e altamente fruibile, che, come il suo predecessore, smuove le acque dell’immenso oceano per emergere brillantemente dal gruppo.

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