Dov’è il Mio Corpo?, la recensione del film su Netflix

Su Netflix: Dov'è il mio corpo?

Dov’è il Mio Corpo? (trailer) è un nuovo e brillante film di animazione diretto da Jérémy Clapin basato sul romanzo Happy Hand di Guillaume Laurant. La pellicola francese, attualmente disponibile su Netflix, ha ricevuto varie candidature ed oltre ad essere stata presentata in anteprima alla 72ª edizione del Festival di Cannes, si è aggiudicata il Gran Premio della Settimana Internazionale della Critica.

La narrazione si distingue per due plots ben distinte: la prima si incentra sull’interminabile viaggio di una mano mozzata che vuole ricongiungersi al proprio corpo. L’altra parte si focalizza sul proprietario di questa mano, Naoufel un orfano di origine magrebina, tormentato dai ricordi di un’infanzia alquanto traumatica e da una costante sensazione di disadattamento sociale e di alienazione. 

Essenzialmente, egli non sa quale sia il suo scopo nella vita e di conseguenza vive ogni giorno passivamente, subendo la vita e basta. Ed è proprio la vita che diviene il fulcro di questo eccezionale film introspettivo. Differentemente da Naoufel, la mano mozzata ha un obiettivo ben preciso e rappresenta qui la volontà e il coraggio di affrontare qualsiasi cosa pur di rimanere in vita, così da poter trovare l’altro pezzo mancante che potrà finalmente completare. Una scena di alto valore simbolico è quella della mano aggrappata al collo di un uccello per evitare di cadere da un palazzo.  

Tutto però cambia quando Naoufel incontra Gabrielle, una giovane donna decisa e da un carattere forte. L’amore diventa l’incentivo per cambiare una visione della vita aspramente negativa probabilmente creatasi dopo la morte dei suoi genitori in un fatale incidente stradale (l’episodio ci viene raccontato sottoforma di molteplici flashback, tutti rispettivamente in bianco in nero, privati quindi di quel colore e di quella vivacità che è la vita, rappresentando concettualmente la morte).
Il momento in cui si interrompe definitivamente la “non vita” di Naoufel e vi è una rinascita avviene dopo un dialogo con Gabrielle sulla vita. Egli afferma l’esistenza di un destino già scritto per ognuno di noi, ma al contempo è fiducioso del fatto che questo stesso fato non sia totalmente inevitabile ma che possa essere spezzato tramite un’azione irrazionale e folle. 

Ed è da qui che avviene la ricostruzione di un’identità, quella di Naoufel, il quale può tornare a vivere, questa volta scrivendo da solo il proprio destino.

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