Spy x Family: Code White, la recensione: in vacanza con i Bond

Cosa succederebbe se James Bond diventasse un medico in famiglia? A distanza di anni la premessa di Spy x Family risulta ancora tanto improbabile quanto incredibilmente vincente. Capace di fondere gli aspetti più da thriller dei classici di spionaggio alla Ian Fleming, tenendo comunque un piede saldamente ancorato nella commedia slice of life. Con una dozzina di volumi manga e ben due stagioni animate prodotte, sembrava inevitabile che la famiglia Forger sarebbe presto arrivata al cinema con un lungometraggio animato.

Di certo, a seguito dell’annuncio di Spy x Family: Code White (trailer), i dubbi non mancavano. La produzione ha chiarito come il film fosse non canonico per la serie. Da considerare come un what if vacanziero in attesa di un’ipotetica terza stagione. Questo non è certo un unicum nel mondo dell’animazione nipponica. Basti pensare ai film animati di Dragon Ball Z. Storie non collegate alla trama scritta da Akira Toriyama, usate come mezzo per sperimentare invece concept insoliti e bizzarri.

L’obiettivo di Code White sembrava proprio questo. Offrire una storia contenuta, una specie di episodio bottiglia, che non può né deve avere alcun impatto sullo status quo della serie. Tuttavia, tutti i fan possono senz’altro tirare un sospiro di sollievo, in quanto il team dietro il film, capeggiato dal regista Kazuhiro Furuhashi, ha brillantemente usato l’opportunità offerta da questo formato. Proponendo una vicenda parallela ed indipendente che racchiude ambo gli elementi cardine di una storia di Spy x Family. Ovvero le Spie e la famiglia.

Ci troviamo nel mezzo dell’anno scolastico all’Accademia Eden della piccola Anya e dei suoi genitori adottivi. Ovvero l’agente “Twilight” Loid Forger (il James Bond della serie) e la sicaria Yor Briar anche nota come “Thorn Princess”. Un terzetto che, coscientemente o meno, fa parte dell’operazione “Strix”, una missione sotto copertura volta a mantenere lontano lo spettro di una guerra tra le nazioni dell’est e dell’ovest. Tale equilibrio però potrebbe presto vacillare. Loid viene a sapere dal suo capo del rischio di essere sostituito da un altro agente con i giusti accozzi, sempre che non mostri di aver fatto dei progressi di lì a breve.

Tornato a casa, capisce presto come ribaltare la situazione. Alla piccola Anya è infatti stato assegnato un particolare compito in classe: cucinare un dolce che dovrà essere giudicato dal preside della scuola. Da qui l’intuizione geniale. Fare una vacanza di famiglia per visitare il lontano paesino dove viene prodotto il dolce preferito del preside per entrare una volta per tutte nelle sue grazie. Durante il viaggio tuttavia Anya si metterà subito nei guai quando ingoierà, senza volerlo, un microfilm spia nascosto in un cioccolatino. Diverrà quindi, suo malgrado, l’obiettivo di un gruppo di militari misteriosi e senza scrupoli disposti a tutto per recuperarlo. Da qui una serie di eventi improbabili e assurdi che metteranno a repentaglio il futuro della famiglia Forger, il rapporto tra Loid e Yor e il delicato equilibrio di questa eterna guerra fredda.

Code White possiede l’enorme pregio di essere talmente indipendente da poter essere apprezzato anche da chi si affacci solo adesso al franchise. Al di là infatti di qualche riferimento e cameo di personaggi secondari, usati in buona parte come del simpatico fan service, il film non pretende alcuna conoscenza pregressa. Proponendo addirittura un agile riassunto dei personaggi e della premessa generale proprio nei primissimi minuti del film.

Strutturalmente Code White presenta un buon equilibrio tra le sue varie linee narrative. Ampio spazio viene dato a quelle dedicate ai singoli personaggi o ai loro rapporti. Allo stesso tempo la componente tipicamente thriller/gialla non viene mai meno. Questo è merito di un egregio McGuffin (il microfilm) che riesce a trainare buona parte del film grazie alla sua sola presenza e al mistero che lo circonda. Il risultato è un film che comincia molto lentamente, con le tipiche atmosfere di un pre-vacanze estive, per poi portare ad un crescendo di tensione e ad una catarsi decisamente soddisfacente.

Per quanto riguarda il doppiaggio, fortunatamente si è optato per una continuità vocale con la serie anime. Tutti i doppiatori infatti riprendono i loro ruoli usuali, donando un’ottima performance generale. Un plauso va dato al trio di protagonisti, Mattia Bressan (Loid), Valentina Pallavicino (Anya) e Elisa Giorgio (Yor) che hanno senz’altro avuto modo di mostrare nelle loro interpretazioni un range vocale notevole.

L’animazione di Code White si potrebbe dire vivere, come una spia sotto copertura, due vite parallele e ugualmente importanti. Gran parte del film infatti (soprattutto la prima metà) ripropone in toto i momenti da sitcom familiare che i fan della serie ormai conoscono. Un uso costante di piccoli movimenti, inquadrature relativamente statiche in cui l’azione stessa sembra andare ad un ritmo molto più quotidiano e tranquillo. Tuttavia è quando l’altra anima del film si manifesta che il pubblico può godere del vero spettacolo.

Da un lato infatti Code White è stato riempito di una buona varietà di scene d’azione meravigliosamente coreografate e che mostrano un’inventiva senz’altro non comune nei prodotti del genere. Tra sparatorie dietro coperture e combattimenti tra coltelli e mitragliatrici, l’azione di certo non manca. D’altra parte però Code White possiede anche un’anima puramente parodistica e dissacrante, che prenderà corpo nelle fantasie sfrenate della piccola Anya. Momenti che appariranno allo spettatore in modo diverso, con un’animazione straripante di psichedelia e colori, accostate a battute incredibilmente infantili ma allo stesso tempo esilaramente dissacranti.

In conclusione Spy x Family: Code White è un ottimo prodotto d’animazione, capace senz’altro di intrattenere i fan e, forse, conquistare qualche nuovo ammiratore. Il tutto attraverso una storia che riesce a essere allo stesso tempo divertente, irriverente, eccitante e toccante. Qualche detrattore potrebbe affermare che si tratti, in effetti, di un episodio della serie animata allungato sino a un’ora e cinquanta. Difficile smentire quest’affermazione, ma allo stesso tempo non lo si può certo segnalare come un difetto. Considerando infatti i presupposti, ci troviamo comunque di fronte ad un ottimo risultato. Chi ha lavorato a Code White ha senz’altro messo anima e corpo per rendere il film il più godibile e spumeggiante possibile per il pubblico. Sta quindi solo a voi decidere se volete unirvi alla famiglia Forger in questa loro assurda missione sotto copertura per salvare il mondo.

Al cinema dal 24 aprile.

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