Si vive una volta sola, la recensione del film su Amazon Prime video

Si vive una volta sola su Amazon Prime Video

Dopo più di un anno dalla data d’uscita prevista inizialmente, Si vive una volta sola (trailer) è stato distribuito sulla piattaforma Amazon Prime Video. Ultima fatica diretta da Carlo Verdone, il film, scritto dal regista insieme a Pasquale Plastino e Giovanni Veronesi, racconta la storia di un gruppo di quattro amici e colleghi, tre dei quali (Carlo Verdone, Anna Foglietta e Max Tortora) affliggono il quarto (Rocco Papaleo) di continui scherzi. La situazione cambia quando i tre scoprono che il loro amico soffre di una malattia che lo condanna a pochi mesi di vita, così decidono di partire per un viaggio tutti insieme per cercare il momento giusto per comunicargli la notizia. La formula del soggetto è ben collaudata (anche dal recente Il meglio deve ancora venire) e gira attorno al legame d’amicizia tra i protagonisti e al desiderio di vivere insieme dei momenti piacevoli prima che la malattia aggravi irrimediabilmente la salute del malcapitato. Tuttavia, in Si vive una volta sola ogni premessa interessante manca l’obiettivo a causa di una sceneggiatura debole e anacronistica.

Il target al quale il film tenta di comunicare è limitato, coetaneo a Verdone stesso, ovvero quella fettina di pubblico incatenato a stereotipi che ormai affrontati con certe comicità appaiono fuori tempo massimo, se non in certi casi addirittura offensivi. Nel film non mancano epiteti volgari che indicano donne e omosessuali con battute sessiste e omofobe, la quali rendono alcune scene del film quasi grottesche nella loro natura preistorica rispetto alla società contemporanea. L’argomento preferito dal film è il sesso, ovvero l’argomento per eccellenza di quei film popolari che vorrebbero abbattere i tabù del buon senso comune, mentre in realtà si muovono in cornici precise e avanzano attraverso stereotipi di ogni tipo. Così, ogni situazione della pellicola gira attorno ai rapporti sessuali e appare tragicomico (nel senso goffo del termine) osservare settantenni trattare tali argomenti con una superficialità così grossolana, che rende Si vive una volta sola un film conservatore e retrogrado, incapace di comunicare se non a quel suo target ristretto.

Esiste un ramo del cinema italiano che persiste nel proporre film simili (Cambio tutto! ed È per il tuo bene, per fare due esempi), i quali però impongono con arroganza un tipo di comicità ormai tramontata e che appare giustamente fuori luogo. D’altronde la natura caratteriale dei protagonisti di Si vive una volta sola è quella di quattro adulti immaturi, incapaci di comprendere il mondo contemporaneo. Le loro vite private sono disseminate da problemi di ogni sorta, i quali (a detta loro) giustificherebbero il loro carattere infantile e i loro atteggiamenti da bulli, mentre in realtà la loro scrittura fallisce e riesce a costruire soltanto dei personaggi odiosi con cui è difficile, se non impossibile, divertirsi. Già molto prima della fine del primo atto, quando si è già assistito alla presentazione di personaggi monotoni e situazioni prevedibili, Si vive una volta sola diventa una commedia sgradevole. Con l’avanzare della narrazione la sensazione non migliora e il telefonatissimo finale di certo non aiuta, anche se è l’ultimo problema di un film difficile da giustificare.

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